martedì 24 luglio 2007

Scienza e armonia di spirito

Sapevate che le proteine “cantano”? E quando stanno bene la musica è melodiosa. La notizia è apparsa su Tuttoscienze de La Stampa mercoledì 18 luglio (il pdf è scaricabile qui). La biologa e pianista Rie Takahashi e lo scienziato Jeffrey Miller sono riusciti a fare vibrare i tasti del pianoforte in un concerto melodioso di molecole. Se visitate il loro sito potete anche sentirle.
L’armonia è dunque già scritta nel nostro DNA, ma la vita intorno a noi è frastornante e richiede uno sforzo in più per ricreare un ordine che produca un effetto sonoro armonico.

In un’azienda creare l’armonia è molto complicato perché spesso ogni “testa” vuol suonare un solo “tasto”: facendo così non nasce nessun accordo, ma solo semplici isolati suoni che sentiti dall’esterno risultano incomprensibili e sgradevoli. E’ necessario imparare a ricreare quell’armonia di spirito che esiste già nel nostro DNA e portarla nella vita di tutti i giorni. Come?
Anche qui sono i monaci benedettini ad indicarci la strada e i partecipanti di Abbey Programme® hanno la possibilità di conoscere e approfondire il “modello dinamico della spiritualità” che aiuta a ricreare armonia nella vita perché permette di bilanciarne meglio i vari aspetti: lavoro, tempo libero, riposo, valori…

Un tempo si pensava che scienza e armonia di spirito fossero in disaccordo, Rie Takahashi e Jeffrey Miller ci dimostrano che l’accordo c’è e suona anche molto bene.
E dopo tutta questa bella chiacchierata penso proprio che andrò ad esercitare al pianoforte le mie proteine.

domenica 22 luglio 2007

Salone Anna: lavori in corso

Dopo la fase 1, sto proseguendo la formazione di Anna e delle sue ragazze e proprio lunedì scorso si è conclusa la fase 2 del corso Samurai Lab® “Sempre più unite, sempre più forti”.

Ecco qui il loro commento: “E’ stato un corso diverso dai soliti noiosi corsi di comportamento, comunicazione e automotivazione. È stato un modo interessante di imparare in modo attivo “giocando”, di lavorare in gruppo conoscendoci di più. Concludiamo con il grido di attacco dei samurai dicendo tutte insieme “eey…yaa…thoo!”.

La loro formazione riprenderà a settembre prima della partenza di Simona per Miss Italia dove parteciperà come truccatrice e avrà modo di dimostrare la sua bravura e la sua abilità.
Nel frattempo i lavori di ristrutturazione della nuova sede del Salone Anna vanno avanti e, anche se dalla foto non si può ancora vedere molto, la struttura sta prendendo forma.

martedì 17 luglio 2007

40 anni, punto e a capo

Ho appena terminato di leggere il libro di Aldo Nove a dir poco sconvolgente che vi consiglio: “Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese…”
Il libro è composto da interviste a quarantenni e ultraquarantenni costretti a fare i conti con un mercato del lavoro estremamente competitivo nel quale si dovrà lavorare sempre più anni e dove gli spazi saranno sempre meno.

Ho voluto vederci ancora più chiaro e sono riuscito (tramite un amico dirigente cinquantenne che ha vissuto e sta vivendo questa tragedia sulla sua pelle) a parlare con il Dr. Giuseppe Zaffarano presidente dell’Associazione Over 40.
Il Dr. Zaffarano con la sua associazione sostiene tutti quegli Over 40 che non riescono a collocarsi o ricollocarsi nel mercato del lavoro. L’impegno è grande soprattutto sotto il profilo del sostegno psicologico e di formazione al ricollocamento che spesso tarda ad arrivare o non arriva…

Così il Dr. Zaffarano nel suo sito descrive le sensazioni e le preoccupazioni di chi sta vivendo questa drammatica esperienza:
“Le giornate diventano un calvario e ti innervosisci sempre più perché ti accorgi che il mercato del lavoro rifiuta i "lavoratori maturi" a favore di altri che costano meno perché hanno incentivi all'assunzione. In sostanza per te si allontanano le speranze di reinserirti nel mondo del lavoro. Allora cosa fai ?
Cominci a girare presso amici e parenti alla ricerca di una soluzione, ti affidi alle agenzie di lavoro interinale o alle agenzie del lavoro, ma ti accorgi che spesso possono farti solo promesse perché anche loro trovano difficoltà a collocarti per via dell'età. Oppure arrivi ad accettare il lavoro offerto da "pirati commerciali" che giocando sulla tua condizione, ti fanno balenare l'idea di risolvere i problemi con miracolose offerte di franchising o di network marketing. Dopo un pò ti accorgi che tu lavori, ma in realtà i veri guadagni li fanno gli altri.
Insomma le tenti tutte senza molto successo e con una aggravante: essendo passato molto tempo ti accorgi di perdere a poco a poco quella professionalità che avevi acquisito e ti senti tagliato fuori.
A questo punto, se non sei preso dallo sconforto o dalla depressione, senti il bisogno di confrontarti, di verificare se e quante persone sono nella tua condizione, di lavorare insieme a loro per far sentire la voce di gruppo e non quella singola. Senti il desiderio di far emergere e far conoscere a tutti, politici e amministratori, questa drammatica condizione sociale, ma senti anche la necessità di impegnarti, insieme agli altri, a cercare soluzioni al problema”.
Credo che i commenti siano superflui: spero solo di poter continuare ad aiutare con il mio lavoro le persone a trovare sempre la motivazione necessaria per andare avanti, e per riuscire a superare il peggio se mai dovesse verificarsi.

domenica 15 luglio 2007

Viva Power Point

Power Point compie vent’anni e come ci segnala l’interessantissimo blog di Garr Reynolds anche il Wall Street Journal dedica un’articolo a questa ricorrenza. Tanti o pochi che siano, tra usi ed abusi, Power Point è entrato a far parte della vita quotidiana di molti. La polizia e i carabinieri lo usano per presentare alla stampa il risultato delle ultime operazioni, gli insegnanti nelle scuole per le lezioni, ne sono contagiati anche i politici ma anche i religiosi che lo utilizzano per le loro celebrazioni o per le attività parrocchiali.

I formatori, ed io per primo, l’abbiamo e lo continuiamo a sfruttare all’osso e in anni di formazione ne ho viste di tutti i colori. Sì, proprio così, perché quello che doveva essere, ed è, solo uno strumento per riassumere, per puntualizzare i passaggi chiave di un ragionamento più articolato (espresso di solito in un classico documento word), ne ha preso il posto con effetti micidiali e devastanti.
Prendete per esempio il fascino perverso delle slides ipercolorate, con fondi mirabolanti e scritte con font improbabili che arrivano da destra, da sinistra, dall’alto oppure i testi lunghissimi che anziché essere dei riassunti sono delle vere e proprie tesi su slides. In molte occasioni ho visto Power Point diventare più importante del formatore stesso che si limitava solo a leggere quello che proiettava.

Le aziende ormai lo adorano: se presenti un corso con meno di trenta slides non è un corso valido. In un’azienda, il responsabile edp, lo chiamava “programma di Punto di Potere”: e proprio lo è, il potere di chi tiene la lezione e in scacco i partecipanti.
La parola moderazione non è nel vocabolario di noi formatori che vediamo in questo strumento un ottimo sistema per dimostrare una cultura che a volte non abbiamo. Ci sono cascato anch’io: sono rimasto attratto dalla grafica, delle frasi e dagli sfondi colorati. Qualche volta mi sono trovato in difficoltà perché preso dall’euforia dei colori, le parole non erano leggibili durante la proiezione.

Power Point è comunque valido e utile, e proprio perché schematico aiuta a focalizzare le idee. D’ora in poi mi impegno ad usarlo solo così. Già in alcuni corsi come Samurai Lab® e Abbey Programme® l’ho rimpiazzato con le esperienze delle persone, sicuramente più importanti di qualsiasi testo scritto.
Buon compleanno Power Point.

martedì 10 luglio 2007

Siamo sempre viandanti

Mi ha colpito molto leggere in un sito interamente dedicato a Excel, sito che per altro vi consiglio di consultare per la ricchezza, l'ampiezza delle informazioni e delle "dritte " per l'uso di questo software, la definizione “viandanti di Internet”.

Mi è piaciuta molto perché racchiude in sè il passato più remoto e il futuro più “futuro”, e mi ha subito richiamato alla mente gli antichi viandanti medievali che per purificare l’anima dai loro peccati si mettevano in cammino per raggiungere i luoghi di fede. Un’altra immagine che evoca è quella dei “clerici vagantes” che per necessità di studio vagavano di città in città per poter approfondire la loro cultura.
E quanto hanno giovato in questi
percorsi le Abbazie benedettine di tutto il mondo che ospitavano gli uni e gli altri alla ricerca di un pasto caldo e un giaciglio o di un sapere più profondo.

Chissà perché ma il viandante mi è simpatico, lo immagino sporco,
stanco, su un asino o a piedi, con poche cose, semplici ed essenziali e con tanta, tanta speranza e voglia di cambiamento. Quante volte mi sono sentito e mi sento ancora viandante!

Allora, quando il nostro vagare di sito in sito, di blog in blog diventa
questa “via”, eccoci trasformati in moderni viandanti che percorrono le vie elettroniche della rete alla ricerca sempre di qualcosa di nuovo o di interessante.

Ai viandanti di Internet che bussano al mio blog il mio benvenuto più
caloroso, chiunque essi siano.

domenica 8 luglio 2007

Ora et labora: ristampa

E’ di qualche giorno fa la notizia che Xenia, il mio editore, ha confermato l’ottimo risultato delle vendite del mio libro “Ora et Labora” tanto che è già stata avviata una ristampa.

Sono molto contento di questo successo: proprio ieri ho ricevuto una mail da una lettrice di Brescia che mi faceva i complimenti.

Tutto questo è molto stimolante e mi fa venir voglia di “prendere in mano carta e penna un’altra volta”.

Grazie a tutti

martedì 3 luglio 2007

Ante Litteram: un gradito ritorno

In un precedente post ho già avuto modo di parlarvi di Valentina Biraghi e della associazione Ante Litteram. La loro mostra "Idee Segni, Idee Sogni. Percorso dal pensiero al segno inciso nell'arte rupestre della Val Camonica" sta riscuotendo un vero successo e verrà riproposta presso la Biblioteca di Crescenzago (Milano) dal 2 luglio al 30 settembre 2007 con i seguenti orari:
Lu Ma Gi Ve 9.00-22.00
Me 14.00-22.00
Sa 9.00-19.00
Dal 9.07 al 3.08 e dal 20 al 25.08 la Biblioteca osserverà l'orario estivo:
Lu-Sa 9.00-14.15
Chiusura estiva: dal 4 al 19 agosto

domenica 1 luglio 2007

Formazione in aula o esperienziale o outdoor, o a distanza o altro? - 3

Ho chiesta ad Andrea Laus, mio partner in diversi progetti ed esperto multimediale, di scrivere un post proprio sulla formazione a distanza. Lo pubblico tale e quale; grazie Andrea.

“Incontro 2 aziende al giorno. Per 5 giorni alla settimana, tutto l’anno. Quasi tutti gli interlocutori hanno già fatto qualche esperienza di formazione a distanza. Di questi almeno la metà si lamenta: “i nostri dipendenti non si affezionano, l’e-learning non riesce a coinvolgere… molto meglio l’aula”.
Cerco di capire meglio. Anche perché è come se, parlando di cucina, mi dicessero: “il primo non piace ai nostri clienti, meglio un buon arrosto”.

Poi diamo una occhiata al loro e-learning. E tutto diventa chiaro. Hanno messo on-line dei contenuti “da sfogliare”, nel senso vero del termine: l’utente clicca, legge, guarda, qualche volta (raramente) ascolta e clicca di nuovo, verso la pagina successiva. Alla fine risponde a tre domande e tutto finisce lì.
Mi viene in mente che l’equivalente, in aula, sarebbe far sedere le persone al loro posto e, invece di un docente, mettere il mezzobusto del telegiornale (ma quello che usano quando c’è lo sciopero dell’informazione, avete presente del tipo: “sono stato autorizzato dal comitato di redazione… solo notizie senza servizi esterni…” eccetera). Questo sale in cattedra ed inizia a snocciolare i contenuti del corso, senza emozione, senza coinvolgere, senza interagire. Esci dall’aula e cosa pensi? “Ma che razza di corso era? I corsi in aula non sono interessanti!”.

Questo paragone ci fa sorridere: la formazione d’aula è così radicata nella nostra cultura che a nessun trainer verrebbe mai in mente di organizzare in questo modo un corso (sebbene ciascuno di noi abbia prima o poi partecipato ad un corso “poco interessante” o “noioso”, e di solito la colpa è del docente).

Eppure, quando si parla di formazione a distanza, la maggior parte delle aziende ancora non riesce ad associare questa esperienza (perché, ricordiamocelo, per l’utente è prima di tutto una esperienza) ad un banale ma fondamentale concetto di fondo: chi partecipa, e sottolineo partecipa, ad un corso deve essere coinvolto.
E’ ovvio che il modo di coinvolgere il discente in aula è e deve essere diverso dal modo in cui lo si coinvolge on-line. Ma comunque va coinvolto. Altrimenti la formazione (che sia in aula o davanti a un pc) non funziona.

Per fortuna qualche esempio di corsi on-line che prima di tutto mirano a coinvolgere gli utenti c’è. E funziona. Le persone sono attratte da questo tipo di formazione. E in questi casi non si pone più il dilemma aula o on-line, quasi fossero alternative inconciliabili. Anzi, quando si riesce a coinvolgere lo si può fare anche mixando le tecniche. Vedi ad esempio l’approccio Abbey Programme® e i simulatori multimediali, di cui abbiamo già accennato qualcosa.

Comunque, questa davvero è l’alba dell’e-learning. Nel senso che manca ancora parecchia strada da fare prima che si raggiunga una vera consapevolezza di come fare un e-learning efficace. Noi saremo sempre qui, e vi aggiorneremo sui progressi di questo bimbo in fasce.”