venerdì 23 dicembre 2011

Auguri 2011

Valore

Considero valore ogni forma di vita, la neve, la mosca.
Considero valore il regno minerale,
l'assemblea delle stelle....
Erri De Luca



Ringrazio Assunta per avermi segnalato questo bellissimo augurio tratto dalla poesia Valore di Erri De Luca.

martedì 20 dicembre 2011

Come l'empatia e le relazioni sociali creano business

Un caro amico mi ha consigliato di scrivere questo pezzo, dopo aver toccato con mano (beh, direi più tramite email) come l’amicizia crei una rete empatica che possa generare una rete di connessioni professionali. Siamo sempre condizionati dalle esperienze negative di chi, mettendosi in società con un amico, abbia poi rovinato tutto, legame personale compreso. “Il rapporto societario è difatti regolato dalla testa, quello di amicizia dal cuore”, spiega il web . Noi corriamo dietro ad un capo per farci notare, collezioniamo lettere di raccomandazioni, ma ci scordiamo che i migliori venditori della nostra vita, dopo noi stessi, sono gli amici. Loro conoscono meglio alcuni lati del nostro carattere, che noi stessi rifiutiamo di vedere, che potrebbero rendere una scelta professionale più consona, o lontana, al nostro modo di essere. Ricordiamoci di loro quando sono in difficoltà, segnalando offerte di lavoro e siti web su cui affidare una buona ricerca. Anche questo è un modo per tenerci strette le persone che contano per noi, che rischiamo di perdere a causa delle priorità che si rimescolano in questo periodo difficile. 

Per questo, ad accompagnare i migliori auguri a voi per un sereno Natale, allego questo pensiero rivolto a chi vi sta a fianco, a volte stampella per sorreggervi e bicchiere di cristallo per brindare ai vostri successi. Auguri e grazie… a Tiziano e agli Amici di tutti noi.
Gila

domenica 18 dicembre 2011

Credere nell’uomo

“Il rivoluzionario crede nell'uomo, negli esseri umani. Chi non crede nell'essere umano, non è rivoluzionario” (Fidel Castro). 

La rivoluzione più grande è proprio questa, credere nelle persone e nelle loro potenzialità, nella loro capacità di rendere diverse le cose, di cambiarle, sostituirle, farle crescere. 
L’immobilismo rende tutto apatico e privo di senso e considerazione perché si smette di credere nelle persone e in quello che sanno e vogliono fare. 

A volte incontro persone che si rifiutano di ammettere le capacità di altri: chiuse nel loro egoismo e nella loro mancanza di umiltà pensano che nessuno possa insegnare loro qualcosa. Sentirsi arrivati è triste perché rende tutte le relazioni assolutamente vuote del loro significato più profondo: poter dare e ricevere qualcosa. 

In realtà chi si sente capace solo di commisurarsi con se stesso è spesso privo di iniziativa e vede il mediocre negli altri per non vederlo in sé. Non ci si può chiudere in se stessi basandoci solo sul semplice fatto di pensarsi unici. La grandezza delle relazioni consiste proprio nell’unicità e nell’irripetibilità di ognuno di noi perché proprio per questo diventiamo una miniera inesplorata di insegnamenti. Questo vale in famiglia, tra gli amici come in azienda: imparare a guardare che esiste qualcosa al di fuori di noi è fondamentale a meno che non ci sentiamo così ricchi da voler escludere il mondo intero, ma vi assicuro da quello che vedo e sento porta solo tanta tristezza e solitudine e non ne vale proprio la pena. 

Credere nell’altro è il principio per credere in se stessi e anche se costa una buona dose di umiltà. Ne vale proprio la pena.

giovedì 15 dicembre 2011

Pensiero del fine settimana


“Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore. La gamba di una sedia doveva essere ben fatta. Era naturale, era inteso. Era un primato. Non occorreva che fosse ben fatta per il salario o in modo proporzionale al salario. Non doveva essere ben fatta per il padrone, né per gli intenditori, né per i clienti del padrone. Doveva essere ben fatta per sé, in sé, nella sua stessa natura. Esigevano che quella gamba fosse ben fatta. E ogni parte della sedia che non si vedeva era lavorata con la medesima perfezione delle parti che si vedevano. Secondo lo stesso principio con cui costruivano le cattedrali. Non si trattava di essere visti o di non essere visti. Era il lavoro in sé che doveva essere ben fatto”.


Questo pensiero del fine settimana mi è stato suggerito da Renata che ringrazio e saluto


martedì 13 dicembre 2011

Stringere i denti

Sapevate che stringendo i denti si può sentire? Sembra impossibile che lo si possa fare con i denti eppure ai giovani sommergibilisti durante la seconda guerra mondiale veniva insegnato di tenere una chiave inglese stretta tra i denti e appoggiata alle paratie per sentire le vibrazioni di navi nemiche.

Nella crisi si dice sia fondamentale stringere i denti, come i gorilla che digrignandoli rivendicando il loro territorio e la loro supremazia. A volte per rendersi conto del livello di aggressività delle persone è sufficiente osservare come masticano il chewing-gum o come, quando leggono il giornale, non rilassino la mascella. Irrigidirsi ed essere aggressivi porta solo a farsi del male e a fare rivivere dentro case e uffici una giungla dalla quale l’uomo è uscito millenni fa. Stringere i denti non risolve i problemi, ma crea solo ansia, tensione e risveglia stati primordiali.

Come uscirne: rilassandoci. Non siamo su un sottomarino e non rischiamo la vita. Gli antichi samurai prima della battaglia meditavano e in questo modo aumentavano la loro capacità di cogliere tutti i segnali che potevano provenire dal combattimento: si dice addirittura che questo permettesse loro di anticipare le mosse dell’avversario. Affrontare le cose con maggiore calma e lucidità ci permette di essere più attenti e reattivi anche alle vibrazioni di una chiave inglese.

domenica 11 dicembre 2011

Cambiamento e speranze

In questi giorni i cambiamenti ai vertici della politica hanno riaperto vecchie ferite e riacceso nuove speranze. Chissà perché l’uomo, sempre poco incline ai cambiamenti, ma fisso nella sua necessità di stabilità, quando avvengono dei mutamenti intorno a lui colga segni di speranza. La necessità di migliorare, innata nelle persone spinge a ricercare sempre e comunque un fondo di ottimismo e a fronte di scontentezze e delusioni la speranza si riaccende come qualcosa di infinitamente necessaria per approdare da qualche parte. La speranza è qualcosa da fare crescere, alimentare, sostenere perché sarà la base sulla quale costruire la nostra tranquillità del domani: chi non spera non vede futuro, ma una storia fatta di dolore. La speranza ci insegna a cambiare accettando la possibilità di essere diversi e migliori: dietro ogni catastrofe c’è sempre stato questo insegnamento. 

Cambiare è possibile bisogna crederci, ma soprattutto bisogna credere che anche le cose possano cambiare attraverso il nostro piccolo lavoro quotidiano e i nostri sforzi.

mercoledì 7 dicembre 2011

Ama il prossimo tuo: team building

In un’antica disputa Akivà, un saggio rabbino sosteneva che il principio fondamentale della Torà fosse: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. 
Al contrario, un altro rabbino, Ben Azai, era convinto che il fulcro di tutta la Torà fosse nella frase “a immagine di Dio lo creò (Genesi 5:1)”. Quest’ultimo, infatti, riteneva che la profonda incapacità di molte persone ad amare veramente se stesse portasse come conseguenza la relativa impossibilità ad amare gli altri.

Le persone che incontro in azienda sono spesso invidiose le une delle altre, le gelosie bloccano lo spirito di collaborazione alimentando l’arrivismo e la difesa ad oltranza dei propri spazi e dei propri territori. 
Questi comportamenti evidenziano come l’uomo a volte sia incapace di amare se stesso e di vedere nella competizione, che è normale nella vita, una possibilità di crescita e non di rivalsa. Quando siamo troppo attaccati a noi stessi e al nostro ruolo non ci amiamo perché non ci permettiamo di imparare: a volte la scusante è che lo si fa per il bene dell’azienda. 
Ma quale guadagno ci può essere nell’essere uno contro l’altro? Ed è per questo che la richiesta di corsi sul team bulding è sempre crescente: lo scopo non è aiutare alla costruzione di un gruppo, ma aiutare i singoli a ritrovare pace in se stessi e a relazionarsi in modo diverso e più costruttivo. A volte basta poco, un po’ di pazienza, attenzione, una comunicazione più efficace e soprattutto il non mettersi al centro del mondo. 
Vedere nell’altro qualcosa di buono aiuta: vi assicuro che qualcosa di buono c’è veramente in tutti, ma bisogna volerlo trovare!

domenica 4 dicembre 2011

Leadership: luci ed ombre

Mai come di questi tempi si sente parlare della necessità di una leadership forte capace di risolvere i problemi. 
Ma cosa è la leadership e quali caratteristiche deve avere un leader? 
Come lo si riconosce e sopratutto la leadership è innata e dura per sempre? 

Nel mondo aziendale, dove la necessità di capi che sappiano rispondere alle esigenze delle imprese in modo rapido e continuativo è molto forte, queste sono le domande di sempre.

Ne parlo nel mio ultimo articolo su Brainfactor

giovedì 1 dicembre 2011

Pensiero del fine settimana

"Coloro che vogliono essere leader 
ma non lo sono, dicono le cose. 
I bravi leader le spiegano. 
I leader ancora migliori le dimostrano. 
I grandi leader le ispirano"
(Anonimo)