giovedì 31 ottobre 2013

Pensiero del fine settimana

"Per quelli che si sentono prigionieri tutto diventa un muro:
anche una porta aperta"
René Char (1907-1988)


ringrazio Pietro per la segnalazione di questo pensiero

martedì 29 ottobre 2013

Donna e carriera?


Un tempo vi erano le rivendicazioni per la parità tra i sessi, poi le quota rosa e il classico maschilismo italiano che ne fregava altamente di una e dell'altra posizione continuando a pensare che la donna che fa carriera debba fare ogni tipo di sacrifici magari mettendo a disposizione del capo anche la sua femminilità. Ora, forse a causa alla crisi, un esercito di donne si presenta compatto al motto "orgogliosamente moglie e mamma, sicura e determinata, acculturata, soddisfatta di aver riconquistato il focolare domestico senza rinunciare alle sue prerogative di donna moderna" grazie alla conquista (non per tutte, per la verità) del telelavoro così come ben descritto in questo articolo.

Il telelavoro può essere una risorsa per tante donne, può dare anche una risposta "ecologica" alle tangenziali intasate, ma ancora non capisco: perché solo le mamme devono accompagnare i bambini a scuola, dal dentista ecc? In altre parole: perché il telelavoro non può essere esteso anche ai gentili mariti?

Forse noi uomini "non possiamo" perché presi dalle nostre carriere? O perché ancora pensiamo che vivere tra le mura domestiche sia solo "mestiere da donna"?
Lavorare da casa non è meno facile che lavorare dall'ufficio. Certo si risparmiano code interminabili e tempo che si può dedicare ad altro, ma pochi si rendono conto che che in una casa c’è sempre da fare per cui ritagliarsi, quando si è a stretto contatto con i figli, uno spazio per se stessi è ancora più difficile.

Tra l'altro temo che noi uomini, con il telelavoro, dovremmo reimparare ad organizzarci, a non perdere tempo nelle futili attrazioni che la casa normalmente offre: potrebbe essere una nuova lezione di organizzazione del tempo e una riscoperta di chi siamo e quale valore diamo alle cose.
Carriera, famiglia e valori potrebbero coniugarsi molto bene nel telelavoro, a patto di una concreta uguaglianza tra uomini e donne ma temo che questo traguardo, almeno qui in Italia, sia ancora lontano da raggiungere.

domenica 27 ottobre 2013

Un taxi per la speranza


«Il mio compagno Stefano me lo diceva sempre che il tassista era la professione più bella del mondo, perché puoi far entrare le persone nella tua esistenza e fare un pezzo di strada con loro - racconta Caterina - Io lo prendevo in giro, ma mi stavo sbagliando: ogni cliente è un mondo nuovo che si apre e uno scambio di doni».
A parlare è Zia Caterina, o meglio Caterina Bellandi tassista di 48 anni di Firenze che ha trasformato il suo taxi Milano 25, il suo mezzo di lavoro in un momento di svago e sorriso per i bambini che devo andare all'ospedale per terapie oncologiche. Quando sale un bambino si spegne il tassametro e l'auto diviene un luna park colorato e divertente.

E' risaputo che coloro che hanno conosciuto le sofferenze siano portati ad aiutare gli altri e di come il sorriso aiuti ad affrontare le sofferenze.

Patch Adams è stato il primo ad adottare questa modalità con malati terminali e il suo metodo è diventato scienza per molti altri. Non è necessario essere medici, ognuno può fare qualcosa di fronte alla sofferenza e si sa il sorriso di un bambino vale più di ogni altro dono.

Fermiamo anche noi un momento il tassametro della nostra vita e, se possiamo, diamo qualche sorriso e qualche gentilezza in più: ne vale la pena.
Grazie Zia Caterina.

venerdì 25 ottobre 2013

Pensiero del fine settimana

La bellezza, insieme all'amore, la verità e la giustizia, rappresenta un'autentica promozione spirituale. Gli uomini, le ideologie, gli stati che dimenticheranno una sola di queste forze creatrici, non potranno indicare a nessuno il cammino della civiltà.

martedì 22 ottobre 2013

Il cervello si evolve


Da oggi la teoria dei due emisferi del cervello è destinata ad andare in pensione. Destro o sinistro, creativo o razionale, secondo il neuroscienziato cognitivo Stephen M. Kosslyn, professore a Harvard, sono termini ormai superati e nel libro, scritto in collaborazione con G. Wayne Miller "Top Brain,Bottom Brain: Surprising Insights Into How You Think", ci parla di "cervello alto e cervello basso".
Nell’intervista riportata dal "Corriere della Sera - Neuroscienze"  il professore spiega come la sua teoria porti a una nuova visione della massa cerebrale; un tutt’uno armonico con quattro macro aree che interagiscono tra di loro delineando quattro tipi di cervello diverso: riflessivo, creativo, elastico e dinamico.
Al di là della normale evoluzione a cui è sottoposta qualsiasi teoria scientifica, credo che gli studi di  Kosslyn dimostrino come il nostro cervello e le dinamiche che lo governano siano un mondo ancora tutto da scoprire, in continua evoluzione.
L’uomo non finisce mai di conoscersi e l’importante è sfruttare queste scoperte per relazionarci meglio, affrontare con maggiore determinazione i problemi e utilizzare con maggiore consapevolezza le nostre capacità di adattamento e reazione. Attendiamo ulteriori evoluzioni e sviluppi sperando possano aiutarci a vivere meglio.

Qui potete fare il test per definire il vostro modo cognitivo predominante.

domenica 20 ottobre 2013

Lettera 22 (anche usata) cercasi


“Aveva un’idea dell’industria che non era quella tipica italiana. In Italia si ha, spesso, un’idea parassitaria dell’industria: si privatizzano gli utili e si socializzano le perdite. Lui socializzava gli utili”. È Franco Bernini, (sceneggiatore della fiction di Rai 1 “La forza di un sogno”  in onda il 28 e 29 ottobre), che parla di Adriano Olivetti, l’imprenditore delle macchine da scrivere che creò il primo computer al mondo.
Questa storia è tutta italiana, non parla di garage e di ragazzi genialoidi, ma dalla trasformazione di una piccola fabbrica di Ivrea nell’industria leader del settore e di un uomo che concepiva “la fabbrica a misura d’uomo perché trovasse nel posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congegno di sofferenza”.
Solo Olivetti poteva pensare a una macchina da scrivere per tutti, leggera, portatile, facile all’uso. Nacque così la “Lettera 22” immortalata sulle ginocchia e nelle mani d’importanti scrittori e giornalisti, ma anche parte della collezione permanente del prestigioso MoMa di New York.
Intorno a Olivetti tutto parla di semplicità e di uomini che lo ricordano gioviale e sorridente, sempre: una semplicità che oggi è merce molto rara.
Olivetti amava dire: “Una fabbrica che funziona in un Paese che non funziona è inutile”… chissà cosa penserebbe oggi? Forse sorriderebbe e continuerebbe a lavorare, rimboccandosi le maniche pensando ai suoi dipendenti al lavoro nelle sedi studiate da grandi architetti e con grandi vetrate perché la luce ben illuminasse gli interni.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di una Lettera 22 (anche usata): serve a tutti noi, imprenditori o operai, impiegati o professionisti. Una Lettera 22 semplice e funzionale che ci aiuti a ricostruire il nostro lavoro dal profondo, con la stessa cura ed entusiasmo, per tornare ad elevarlo e a credere in un futuro migliore.
Per approfondire: Ai Lavoratori, Adriano Olivetti, Ed. di Comunità, Roma 

venerdì 18 ottobre 2013

Pensiero del fine settimana


“Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci.
E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande”

mercoledì 16 ottobre 2013

Genitori e figli


Abbiamo tutti ambizioni e sogni nascosti. Li coltiviamo sin da piccoli sperando, un giorno, di diventare grandi medici, astronauti o campioni dello sport. Poi la vita ci riserva altre prove, altre gare e siamo costretti a scegliere, spesso ad abbandonare i nostri sogni o a dimenticarcene. Altre volte succede che riversiamo sugli altri quelli che riteniamo i nostri "fallimenti", pretendendo da loro il massimo per raggiungere, attraverso il loro sforzo, il coronamento dei nostri sogni.

Per rendersene conto basta sentire le mamme quando parlano della carriere scolastica dei figli o quando i papà li incitano nelle partite domenicali di calcio; molti genitori mi raccontano di quanto stress accumulino per il sovrannumero di impegni dei loro figli: bisogna accompagnarli in palestra, alle lezioni di pianoforte o di inglese, al corso di tennis.

Il caso di cui si parla in questo articolo è solo la punta di un iceberg. Ogni famiglia è sempre più orientata a "dare quello che non ho potuto avere", oppure a "mi sarebbe piaciuto tanto alla sua età poter fare…"; pochi genitori però si chiedono se le loro passioni sono condivise e se le loro aspirazioni coincidono con quelle dei figli.
Offrire le possibilità è il dovere di ogni buon genitore, ma poi riusciamo ancora ad accettare un "no, papà io voglio fare altro"?

lunedì 14 ottobre 2013

Vediamoci in Sardegna con Abbey Programme

Dopo il successo del seminario Abbey Programme "Una Regola per il cambiamento", vi ricordo che sono ancora aperte le iscrizioni per Abbey Programme "Tonifica il tuo lavoro con la Regola benedettina" che si svolgerà il 16 novembre nella bellissima cornice del monastero di S. Pietro di Sorres (Sassari). Un luogo ricco di storia al quale sono particolarmente legato.

Qui potete scaricare il programma
Qui potete visitare il sito del monastero

venerdì 11 ottobre 2013

L’angolo di Tiziano


Oggi Tiziano ci parla della grande scrittrice canadese Alice Munro, premio Nobel per la letteratura 2013.

lunedì 7 ottobre 2013

Vajont: imparare dagli errori

“Alle 22,39 del 9 ottobre 1963 a Longarone la gente è già a letto, oppure al bar davanti alla televisione: si trasmette Real Madrid-Rangers Glasgow di Coppa dei Campioni. Dal monte Toc si stacca una colossale frana di 260 milioni di metri cubi che precipita nel lago artificiale del Vajont. La diga tiene, ma un’ondata alta più di cento metri la scavalca.

Cinquanta milioni di metri cubi di acqua - preceduti da uno spostamento d’aria due volte più potente di quello provocato dalla bomba atomica di Hiroshima - si abbattono nella valle del Piave sommergendo Longarone e le frazioni di Rivalta, Pirago, Faè e Villanova”.

Vi sono tragedie che devono essere ricordate. Quella del Vajont è traqueste e in questi giorni ricorre il 50° anniversario.

A volte è bene ricordare per trarre insegnamenti per il futuro ed evitare che possano ripetersi perché imparare dagli errori è la miglior formazione sul campo.

Cinquanta anni dopo, questo è il racconto dei sopravvissuti: un reportage di Michele Brambilla e Dario Migliardi nei luoghi della tragedia.

Un percorso interessante e doloroso per riflettere, tutti.

domenica 6 ottobre 2013

Formazione? No grazie


Sono sempre stato dell'idea che le statistiche vadano prese con le pinze e valutate attentamente, ma quello che emerge da questo articolo pubblicato da La stampa Economia credo debba aprire una riflessione.

L'Italia credo non abbia mai brillato nella formazione del personale e la classe dirigente e imprenditoriale ha sempre trattato la formazione più come un "sasso in una scarpa" che non come un’opportunità.

Un Paese che non investe in formazione è destinato a rimanere al palo. Non bastano la buona volontà, la necessità di fare e il superamento del disperato bisogno di trovare mercati. L'impresa può sopravvivere solo se esistono delle politiche di crescita e sviluppo del personale continue. Lo sforzo di quei pochi, che continuano ancora a credere in questo, si può leggere nel medio e lungo periodo ed è evidente di come abbia aiutato, anche nella crisi, a produrre idee e soluzioni alternative capaci di innovare.

Formare è solo l'inizio, ma bisogna voler partire.

sabato 5 ottobre 2013

Pensiero del fine settimana


La nostra più grande paura non è quella di essere inadeguati. La nostra più grande paura è quella di essere potenti al di là di ogni misura.
È la nostra luce, non la nostra oscurità che più ci spaventa. Agire da piccolo uomo non aiuta il mondo, non c'è nulla di illuminante nel rinchiudersi in sè stessi così che le persone intorno a noi si sentiranno insicure.
Noi siamo nati per rendere manifesta la gloria che c'è dentro di noi, non è solo in alcuni di noi è in tutti noi. Se noi lasciamo la nostra luce splendere inconsciamente diamo alle altre persone il permesso di fare lo stesso. Appena ci liberiamo dalla nostra paura la nostra presenza automaticamente libera gli altri.

Dal film Coach Carter di Thomas Carter

L'immagine è un opera di Calina Hiriza


mercoledì 2 ottobre 2013

Sei più bello di ciò che pensi

La percezione che noi abbiamo di noi stessi e della realtà che ci circonda a volte è falsa. Questo avviene perché questa percezione è "filtrata" dalle nostre esperienze, dal vissuto di ognuno di noi, da quanto le percezioni limitanti influenzano il nostro modo di pensare e agire.

Casualmente ho avuto modo di vedere lo spot pubblicitario di una nota marca di prodotti di bellezza. La storia è interessante. Un disegnatore di identikit chiede a diverse donne di descrivere il proprio volto. Non le può vedere, la sua matita è guidata solo dalla loro voce. Nasce il primo ritratto: come ci vediamo.
Poi ogni donna ne incontra un'altra e per alcuni istanti può chiaccherare con lei e, subito dopo, a memoria, fornisce al disegnatore una descrizione del volto della persona che ha conosciuto.
Ecco il secondo ritratto: come ci vedono gli altri.
Il raffronto tra il primo disegno e il secondo dimostra sempre che ogni persona si vede più brutta, triste, arrabbiata…insomma si sente diversa e soprattutto "peggiore" rispetto alla descrizione fornita dagli altri…
Quanto tutto questo influenza la nostra vita, le nostre scelte?
Dedicato a chi non sa vedersi migliore dentro e fuori di sé.