Ci
richiedono sempre più prestazioni e noi, di conseguenza, stimoliamo
costantemente il nostro cervello e il nostro corpo a rispondere velocemente e
in modo adeguato. Ci sembra bello poter fare tante cose contemporaneamente, e,
nel nostro piccolo, ci appaga essere iper efficienti. Purtroppo gli effetti
collaterali non solo sono svariati, ma anche irreversibili.
Se ne
parla in questo articolo di Corriere Neuroscienze nel quale il neuroscienziato Daniel J. Levitin, direttore del Laboratory for
Music, Cognition and Expertise alla McGill University e autore del libro “The
Organized Mind: Thinking Straight in the Age of Information Overload.” (La
mente organizzata: restare lucidi nell’era dell’eccesso di informazione ndr)
sostiene che « Si è visto che il multitasking aumenta la produzione di
cortisolo, l’ormone dello stress, e di adrenalina, l’ormone del “lotta o
scappa”, che può stimolare eccessivamente il cervello e causare annebbiamento o
pensieri disturbati — racconta Levitin —. Il multitasking crea un circolo
vizioso di dipendenza dalla dopamina, premiando effettivamente il cervello a
perdere la concentrazione e a cercare stimoli esterni. A peggiorare le cose, la
corteccia prefrontale ha una “distorsione da gadget”, il che significa che la
sua attenzione può essere facilmente distratta da qualcosa di nuovo - gli
oggetti luccicanti proverbiali che usiamo per invogliare i bambini, cuccioli e
gattini".
A quanto pare essere così performanti non è un gran bene e allora mi
tornano alla mente gli insegnamenti dei monaci benedettini che si impegnano sempre
ad affrontare una cosa alla volta, mettendoci attenzione per evitare di doverci
ritornare per correggere le situazioni. Mi pare un passaggio importante anche sotto
il profilo sociale: basta supereroi solo apparentemente capaci di fare tutto,
ma persone normali abili nel dare risposte efficaci nel momento in cui servono
e soprattutto presenti nel momenti di darle non solo a parole, ma anche coi
fatti.