martedì 12 giugno 2007

Formazione in aula o esperienziale o outdoor, o a distanza o altro? – 2

La formazione esperienziale
"Perché chiudermi tre giorni in monastero? Perché provare ad usare una spada giapponese? Quali insegnamenti potrà mai avere il codice d’onore dei samurai? Cosa vuol dire “ora et labora nel 2007?"
Queste sono le domande che ogni persona si pone prima di frequentare Abbey Programme® o Samurai Lab®, i miei due corsi di formazione esperienziale.
Queste domande sono tutte riassumibili in una: che senso ha provare a fare un’esperienza apparentemente lontana dal mio mondo perché qualcosa possa cambiare nel mio modo di pensare e lavorare?

Il sociologo americano Ronald Burt, nella sua teoria sui “Buchi Strutturali”, sostiene che le persone che vivono all'intersezione di mondi sociali hanno la più alta possibilità di avere buone idee perché la creatività è un gioco di import-export che si concretizza più facilmente per chi si trova in prossimità di “Buchi Strutturali” cioè ci si trova al limite del solito terreno d’azione esposti in ambienti socialmente e strutturalmente diversi.
Il gioco è riportare nel proprio ambito quelle soluzioni e possibilità che si ha avuto modo di sperimentare al di fuori del solito “network sociale”. Trovo che in questi studi c’è la conferma della bontà del metodo esperienziale nella formazione.

Sono anni che mi occupo di formazione esperienziale e per esempio, ultimamente, ho trovato un direttore del personale che impegnato nella crescita professionale di un gruppo di giovani dirigenti mi chiedeva proprio un progetto Abbey Programme® con l’obiettivo di “pensare insieme in un modo nuovo”.
L’intento è quello di fornire alle persone uno spazio di riflessione, un confronto con un modello inedito, la possibilità di trovare idee alternative e una volta tornati in azienda creare le condizioni per applicarle.

La formazione esperienziale richiede sempre uno sforzo in più: mettersi in gioco fino in fondo, sapendo che non c’è niente da perdere, ma solo da guadagnare. Non serve avere grandi obiettivi se non si è pronti a volerli raggiungere, ma idee su cui pensare e lasciare che il resto scaturisca spontaneo dal fare esperienza con gli altri, magari proprio in situazioni che mai ci saremmo aspettati, ma che mettono alla prova il nostro io più profondo rendendolo migliore.

Nessun commento: