martedì 17 luglio 2007

40 anni, punto e a capo

Ho appena terminato di leggere il libro di Aldo Nove a dir poco sconvolgente che vi consiglio: “Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese…”
Il libro è composto da interviste a quarantenni e ultraquarantenni costretti a fare i conti con un mercato del lavoro estremamente competitivo nel quale si dovrà lavorare sempre più anni e dove gli spazi saranno sempre meno.

Ho voluto vederci ancora più chiaro e sono riuscito (tramite un amico dirigente cinquantenne che ha vissuto e sta vivendo questa tragedia sulla sua pelle) a parlare con il Dr. Giuseppe Zaffarano presidente dell’Associazione Over 40.
Il Dr. Zaffarano con la sua associazione sostiene tutti quegli Over 40 che non riescono a collocarsi o ricollocarsi nel mercato del lavoro. L’impegno è grande soprattutto sotto il profilo del sostegno psicologico e di formazione al ricollocamento che spesso tarda ad arrivare o non arriva…

Così il Dr. Zaffarano nel suo sito descrive le sensazioni e le preoccupazioni di chi sta vivendo questa drammatica esperienza:
“Le giornate diventano un calvario e ti innervosisci sempre più perché ti accorgi che il mercato del lavoro rifiuta i "lavoratori maturi" a favore di altri che costano meno perché hanno incentivi all'assunzione. In sostanza per te si allontanano le speranze di reinserirti nel mondo del lavoro. Allora cosa fai ?
Cominci a girare presso amici e parenti alla ricerca di una soluzione, ti affidi alle agenzie di lavoro interinale o alle agenzie del lavoro, ma ti accorgi che spesso possono farti solo promesse perché anche loro trovano difficoltà a collocarti per via dell'età. Oppure arrivi ad accettare il lavoro offerto da "pirati commerciali" che giocando sulla tua condizione, ti fanno balenare l'idea di risolvere i problemi con miracolose offerte di franchising o di network marketing. Dopo un pò ti accorgi che tu lavori, ma in realtà i veri guadagni li fanno gli altri.
Insomma le tenti tutte senza molto successo e con una aggravante: essendo passato molto tempo ti accorgi di perdere a poco a poco quella professionalità che avevi acquisito e ti senti tagliato fuori.
A questo punto, se non sei preso dallo sconforto o dalla depressione, senti il bisogno di confrontarti, di verificare se e quante persone sono nella tua condizione, di lavorare insieme a loro per far sentire la voce di gruppo e non quella singola. Senti il desiderio di far emergere e far conoscere a tutti, politici e amministratori, questa drammatica condizione sociale, ma senti anche la necessità di impegnarti, insieme agli altri, a cercare soluzioni al problema”.
Credo che i commenti siano superflui: spero solo di poter continuare ad aiutare con il mio lavoro le persone a trovare sempre la motivazione necessaria per andare avanti, e per riuscire a superare il peggio se mai dovesse verificarsi.

Nessun commento: