martedì 21 agosto 2007

Voci anonime e gridi d’aiuto

Il numero verde sembrava una benedizione.
Per cominciare è gratuito, poi c’è sempre qualcuno che ti ascolta.

Purtroppo non sempre è così e Claudio Magris ce ne parla proprio il giorno di ferragosto nella pagina Cultura de Il Corriere della Sera in un articolo dal titolo “La maledizione del numero verde”.

Che anche Magris sia incappato in un elettrodomestico rotto, in un cellulare inutilizzabile o nella catastrofe di una valigia persa alla Malpensa? Non lo so, ma è certo che anche lui deve aver provato cosa vuol dire essere dirottato nella ragnatela dei numeri a cascata per ottenere determinati servizi: poi, alla fine, arriva una voce che ci dice che non si può fare niente. È fredda, spersonalizzata, disinteressata, anonima anche se preceduta dal numero dell’operatore.

“Al posto delle gentili centraliniste d’un tempo si rivolge a noi soltanto un verbo asettico e neutro che non si fa carne…” è vero, se la macchina alla fine non può sostituire l’uomo perché rendere l’uomo una macchina? E quella voce anonima non ascolta perché, freudianamente parlando, il problema non lo sente suo e nell’infinita casistica non può nemmeno risolverlo.

Pochi giorni prima di ferragosto ci ho provato anch’io. Prima su Internet poi al fatidico numero verde. Il mio era un problema di cellulare: nella mia abissale ignoranza tecnologica non riuscivo ad attivare alcuni servizi e disattivarne altri. Alla fine ho ceduto e sono ritornato dal negoziante dove un giovane sorridente mi ha risolto in pochi minuti il problema.
Si è anche soffermato a parlare della mia attività segnalandomi un uso più corretto e stampandomi le istruzioni da seguire. Al termine della conversazione, risolto il tutto, mi ha rimandato a casa con un “torni pure per qualsiasi necessità” seguito da un sorriso che diceva “amo il mio lavoro e risolvere i problemi altrui” e da una stretta di mano che mi dava l’idea di conoscerlo da sempre.

Non è niente di nuovo, è solo una persona a cui piace il suo lavoro, che ascoltando risolve piccoli problemi quotidiani che per lui sono sciocchezze e per noi rogne inimmaginabili.
Lo citerò nei miei corsi, sempre, perché quando si incontrano questi “esseri in estinzione” è bene ricordare che tutti possiamo essere così, basta imparare a vivere il nostro lavoro da persone e non da automi.


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