giovedì 6 giugno 2013

L'angolo di Tiziano

Volete superare i vostri problemi personali, perderli nella grandezza del mondo? Leggete Tolstoj. Volete consolarvi della miseria umana, compresa la vostra? Leggete Cechov. Soffrite di qualunque disturbo sessuale o di calo della libido? Leggete Philip Roth.
Oggi Tiziano, nel suo Angolo, con la sua esperienza di editorialista medico e amante della letteratura ci guida in questo percorso tra scoperte scientifiche e grandi classici. Come sempre un articolo tutto da leggere e sperimentare.

2 commenti:

These foolish things ha detto...

Caro Tiziano, sono anch'io d'accordo sul potere terapeutico dell'arte, sia per chi la crea che per chi ne usufruisce. Mi sembra però che tu non tenga molto in considerazione quanto le persone, incontrando difficoltà di comprensione che superano una certa soglia, gettino la spugna e non si sforzino più di tanto. Certo, se resistono, ne vale la pena. Un'altra variabile individuale deriva dalla propria esperienza o sensibilità. A me Roth non fa per niente quell'effetto; mi sembra il suo lato tipicamente maschile considerare il sesso- vissuto poi in quel modo- come un antidoto alla morte. A me fa pensare " Ma guarda come vive il sesso questo qui, proprio staccato dalla stima e dall'affetto" Bene, mi fermo qui, ma è stato bello leggerti

Tiziano ha detto...

Ne tengo conto, ne tengo conto, eccome... C'è un racconto di Cechov proprio su questo tema: un poveretto ci prova a leggere quanto gli viene detto, ma proprio non ci riesce, gli viene il mal di testa. Non importa, ciascuno ha il suo percorso, non è che occorre per forza leggere. Anzi, anche a me spesso vengono molti dubbi in proposito. Vivere a contatto con la natura, per esempio, è un'ottima alternativa.
Quanto a Roth, ci sarebbe molto da dire. Anche la sessualità è una forma di amore, primitiva ma non per questo così antitetica alla stima e all'affetto di cui tu parli.
Mentre scrivo mi accorgo che c'è un filo conduttore tra le due cose di cui hai scritto: la persona che non legge perché ha difficoltà, non ce la fa, e chi vive una sessualità non ancora condizionata da amore, affetto, stima... Sono entrambi atteggiamenti "primitivi", proprio perché privi della "lettura" della realtà, ma non per questo - come scrivi tu - sono criticabili, anzi sono accostamenti alla realtà non condizionati dalla cultura e forse proprio per questo più umani, primordiali.