Nell’ultimo anno, anche a causa della crisi pandemica, la richiesta di “cure alternative” è cresciuta in maniera esponenziale.
Le motivazioni possono essere tante e diversificate e vanno dalla necessità di trovare nuove possibilità di benessere, a una aperta diffidenza verso il mondo medico dovuta soprattutto ai numerosi pareri discordanti degli esperti clinici che hanno caratterizzato molti talk show.
Come sempre la ragione non sta mai tutta da una parte e credo che l’importanza di tornare a processi “naturali” per aumentare la prevenzione sia sentita oggi più che mai.
“Prevenire” è diventata una parola d’ordine: proteggersi il più possibile aumentando le proprie difese immunitarie e salvaguardare la propria salute fisica e mentale è ormai la richiesta quotidiana di molte persone.
L’opera delle discipline bionaturali e soprattutto della medicina tradizionale cinese (come molte altre medicine tradizionali non allopatiche) si basa proprio su questo: prevenire attraverso una educazione continua al corpo, alla mente e allo spirito.
Nella visione che hanno queste forme di approccio al benessere corpo, mente e spirito vengono spesso accomunate e considerate come un “unicum”, da cui la definizione di “olistico”.
Cosa si considera in queste discipline?
Prima di tutto una gestione delle proprie emozioni, di come influiscono sulla nostra postura, sul nostro modo di interagire con noi stessi e con gli altri e come possano aiutarci nei vari processi di autoguarigione che ogni persona possiede.
I fattori psicosomatici collegati alle nostre emozioni non solo caratterizzano il nostro essere nel presente, ma anche nel futuro e, proprio per questo, vanno gestiti per evitare che aspetti di disagio possano tramutarsi in patologie.
Per questo queste discipline presuppongono un grande lavoro di squadra tra operatore-terapista e chi si affaccia a questo mondo e, come qualsiasi processo educativo, necessitano di continuità e fiducia.
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