domenica 25 novembre 2007

La palestra dei manager

Felice Fava nel suo articolo pubblicato lo scorso 23 novembre in Formazione & Carriere del Corriere della Sera ci parla dei campioni dello sport che salgono in cattedra per insegnare ai dirigenti il gioco di squadra per vincere la partita contro il mercato.
“Lo sport insegna a raggiungere obiettivi, automotivarsi e conoscere l’avversario, sul campo e sul lavoro”. E’ interessante notare che questo processo avviene sia negli sport individuali che in quelli di gruppo insegnando lealtà nell’affrontare l’altro e utilizzando gli stessi strumenti e mezzi.

Il lavoro è una competizione continua e se viene vissuto come sport aumenta l’autostima e rende più vivibile la sensazione del doverlo svolgere. Allenamenti costanti insegnano la pazienza e la determinazione per raggiungere un obiettivo.

Le arti marziali, oltre ad avere una componente sportiva, implicano un forte coinvolgimento psichico e mentale in cui il praticante deve entrare in armonia con se stesso per arrivare “all’azione perfetta”. E’ un’autodisciplina che in campo lavorativo permette di aumentare la capacità di attenzione, di focalizzarsi sui problemi e di affrontarli come su un campo di battaglia.

E’ quella sincronia tra mente e corpo, tra pensiero e azione che deve essere presente in ogni buon manager e che le arti marziali, in particolare la spada giapponese, esaltano in quanto “conferendo equilibrio al tutto lo spazio vuoto acquista lo stesso peso del pieno”. In altre parole, quando un samurai esprime l’intenzione di compiere un’azione è come se l’avesse già compiuta. Non ha bisogno di “dare la parola” né di “promettere”. Parlare e agire sono la medesima azione.
Chi ha partecipato a Samurai Lab® ha avuto modo di sperimentare tutto questo anche provando ad usare la spada. Atleti o samurai i nuovi manager saranno pronti a raccogliere la sfida, ma soprattutto a vincerla?

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