domenica 9 marzo 2008

Troppi manager, pochi leader

“Per educare al comando ci vuole molto tempo, l’ideale sarebbe cominciare già al liceo, con corsi sulle capacità fondamentali del leader”. È John Kotter, professore alla Harvard Business School e uno dei massimi esperti mondiali sul cambiamento e la leadership a parlare in un’intervista apparsa su Economia & Carriere del Corriere della Sera di venerdì 29 febbraio. “Il mondo è in preda a enormi cambiamenti, è chiaro che un’impresa ferma non può sopravvivere, il buon leader deve prendere la situazione in mano e introdurre i cambiamenti necessari a fronteggiare le nuove condizioni in cui l’azienda si trova ad operare”.

Questa è una grande verità e sono pienamente d’accordo con Kotter! Quante volte affronto e mi scontro in aula con dirigenti arroccati nelle loro fissità e nei loro privilegi. Per non parlare poi di interi progetti formativi che potrebbero portare a sostanziali e proficui cambiamenti ma che vengono bloccati dalla volontà burocratica di un solo manager la cui influenza è in grado di paralizzare un’intera azienda con enormi potenzialità di miglioramento.

La linea che li divide il manager dal leader è molto sottile e, nella nostra mentalità italiana, facciamo fatica a fare il distinguo, forse perché per noi è più importante “arrivare” (e cioè fare i manager) che “essere seguiti” (cioè diventare ed essere dei veri leader). Arrivare significa mettere a frutto anni di investimento su se stessi, fatti di studio o delle interminabili trafile di carriera. Essere seguiti significa mettersi sempre in discussione e saper cambiare la rotta con “il girare del vento”, anche quando sembra non soffiare a nostro favore. Certo ci vuole coraggio, capacità e anche tanta umiltà.

Caro John, quanto è lontana la mentalità di Harvard dalla nostra piccola Italia. A noi formatori resta solo il continuare a seminare; spesso non si raccoglie, ma quando lo si fa, la messe è sempre tanta.

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