domenica 18 dicembre 2011

Credere nell’uomo

“Il rivoluzionario crede nell'uomo, negli esseri umani. Chi non crede nell'essere umano, non è rivoluzionario” (Fidel Castro). 

La rivoluzione più grande è proprio questa, credere nelle persone e nelle loro potenzialità, nella loro capacità di rendere diverse le cose, di cambiarle, sostituirle, farle crescere. 
L’immobilismo rende tutto apatico e privo di senso e considerazione perché si smette di credere nelle persone e in quello che sanno e vogliono fare. 

A volte incontro persone che si rifiutano di ammettere le capacità di altri: chiuse nel loro egoismo e nella loro mancanza di umiltà pensano che nessuno possa insegnare loro qualcosa. Sentirsi arrivati è triste perché rende tutte le relazioni assolutamente vuote del loro significato più profondo: poter dare e ricevere qualcosa. 

In realtà chi si sente capace solo di commisurarsi con se stesso è spesso privo di iniziativa e vede il mediocre negli altri per non vederlo in sé. Non ci si può chiudere in se stessi basandoci solo sul semplice fatto di pensarsi unici. La grandezza delle relazioni consiste proprio nell’unicità e nell’irripetibilità di ognuno di noi perché proprio per questo diventiamo una miniera inesplorata di insegnamenti. Questo vale in famiglia, tra gli amici come in azienda: imparare a guardare che esiste qualcosa al di fuori di noi è fondamentale a meno che non ci sentiamo così ricchi da voler escludere il mondo intero, ma vi assicuro da quello che vedo e sento porta solo tanta tristezza e solitudine e non ne vale proprio la pena. 

Credere nell’altro è il principio per credere in se stessi e anche se costa una buona dose di umiltà. Ne vale proprio la pena.

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