lunedì 27 agosto 2012

The help


Mississippi, profondo sud degli Stati Uniti, anni ‘60: il razzismo verso la gente di colore anche se contornato da buonismo e apparente gentilezza, è sempre diffuso e questo è l’ambiente che fa da sfondo al film “The Help” di Tate Taylor

Una giovane giornalista bianca che era stata cresciuta da una colf nera non sopportando il comportamento ipocrita della sua famiglia e delle sue amicizie decide di scrivere un libro che descriva la vita dei bianchi dal punto di vista delle colf nere. 

Sono proprio loro che dopo le prime riluttanze racconteranno storie raccapriccianti, ma anche di amore profondo: legami che se non fosse per le convenzioni o le paure andrebbero oltre alla barriera del colore della pelle. 

Naturalmente per evitare ritorsioni ogni riferimento a fatti e persone e anche il nome stesso dell’autrice viene protetto dall’anonimato. È un libro esplosivo che suscita scalpore nella piccola comunità del Mississippi: colpi di scena, momenti tragici si alternano ad altri più ridicoli per farci vedere, attraverso le emozioni, come la cattiveria di pochi possa influenzare i tanti. 

È un film che sa dare speranza perché, in fondo, ci insegna che non sempre il gruppo va seguito, e che, contemporaneamente, il gruppo può diventare strumento di cambiamenti radicali. Non è la semplice contrapposizione tra bene e male, ma la necessità di credere in qualcosa di diverso, avere coraggio nell’affrontare tutte le situazioni e credere che l’autostima che infondiamo prima o poi ci ritornerà premiandoci. 

Quando la leadership parte dal basso diventa qualcosa di profondo che segna dentro e insegna agli altri. Assolutamente da vedere e rivedere.

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