domenica 16 settembre 2012

Il lavoro “debilita” l’uomo e il cuore

È quanto sostiene uno studio pubblicato sul Journal of Epidemiology e ripreso da La Stampa Benessere.it : lavorare troppo, o più di otto ore al giorno, fa aumentare dell’80% il rischio di avere un attacco cardiaco o un ictus. 

In tempi incerti come quelli in cui viviamo sembra impossibile: eppure chi ha un lavoro si trova spesso a fare “straordinari” che vanno ben oltre le classiche otto ore. 
Accade quando c’è la possibilità di aumentare gli introiti per aiutare il bilancio familiare, ma anche in quelle aziende che non vogliono incrementare il personale per cui sovraccaricano di lavoro quello esistente. Il rischio c’è ed è evidente: le persone sono sempre più tese e stressate e spesso sono alla ricerca di metodi e tecniche per imparare a rilassarsi e combattere il loro malessere. 

Come sempre “la cura” è nel saper avere e poter gestire un sano equilibrio tra i tempi che compongono le nostre giornate aumentando gli spazi per sé e per i momenti piacevoli in cui sviluppare relazioni e interessi. 

È innegabile che chi ha un lavoro fa di tutto per tenerselo ben stretto per cui “fare i conti” con tutto questo è una pratica quotidiana. 
L’importante è essere consapevoli dei rischi che si corrono e optare delle scelte che permettano di preservare benessere e salute. 
Dall’altra parte dirigenti e imprenditori rischiano di avere collaboratori che possono commettere errori più facilmente e quindi “rendere” molto meno perché sempre sotto tensione. 

Un ambiente di lavoro favorevole non è facile da costruire: servono formazione e soprattutto una cultura aziendale aperta. È un dato di fatto che un tale tipo di ambiente permette di produrre di più e meglio, anche in tempi brevi o di crisi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Paolo,
tocchi un tema per me molto saliente, come credo per milioni di italiani.
Che lavorare troppo "faccia male" è qualcosa di cui sono convinta. Sono una ferma sostenitrice dell'equilibrio e ritengo che la vita sia piena di cose belle di cui godere.
Non solo, concordo sul fatto che faccia male anche al lavoro stesso. Non solo la produttività diminuisce, ma il lavoratore sviluppa molto spesso una sorta di "rabbia" verso l'attività, che ne pregiudica la riuscita (più passione hai e più i risultati saranno eccellenti, giusto?).

Ora, detto questo...che fare? Perché si, tutti capiamo il concetto che "sarebbe buono trovare un equilibrio". Ma cosa fai quando le logiche aziendali stringenti pretendono da te la presenza 12 ore al giorno? Cosa fai quando il tuo capo ti dice a brutto muso che a suo parere hai "troppi impegni" solo perché alle 19.30 fai intendere che è proprio il caso di andarsene mentre lui è lì a lavorare fino alle 20.30?

Sarebbe bellissimo un post che aiuti a trovare strategie per affrontare questo tipo di situazioni, di cui non credo di essere l'unica vittima.

Un forte abbraccio,

V.

Paolo G. Bianchi ha detto...

Cara lettrice (o lettore) ti sono grato dell'invito e me ne prendo l'impegno. Vedrò come scrivere, e al più presto, qualche "pillola" che possa aiutare e orientare in tal senso.
grazie di cuore