“L’esistenza è puntuazione di forza e come
tale non solo tende a conservarsi, ma riesce a conservarsi solo se è capace di
espandersi: nel contempo ogni puntuazione di forza è sempre una forza limitata.
Da qui discende che il bisogno di espansione genera insofferenza non solo nei
confronti di quello che ci limita, ma anche rispetto al proprio limite. In
questa dinamica risiedono le condizioni strutturali per l’impiantarsi
dell’invidia” (Salvatore Natoli).
L’invidia
scatta quando ci sentiamo impotenti di fronte alle situazioni e perdiamo il
rapporto con la realtà soffermandoci più sulle apparenze e sui pregiudizi che
sulla concretezza dei fatti.
Molte
volte incontro persone che mi parlano dei successi degli altri soffermandosi
solo sugli aspetti esteriori quali ricchezza, vita agiata, carriere brillanti.
Che
il mondo non si basi su un concetto di giustizia sociale è una grande verità,
ma ciò non significa che anche nel nostro piccolo dobbiamo continuamente incrementare
questa convinzione: il perseguirla porta solo ad un impoverimento crescente
partendo dalla propria auto-de-valorizzazione.
Cosa
fare? Le maggiori filosofie del mondo ci insegnano a:
1. vivere
in serenità migliorando le proprie condizioni sulla base degli effettivi
bisogni
2. mettersi
in gioco costantemente
3. vedere
i risultati sempre in un’ottica di crescita
4. non
lasciarsi vincere dall’invidia: se nessuno invidiasse gli altri questi non
avrebbero niente di cui farsi invidiare
5. evitare
di diventare motivo di invidia cercando di produrre sempre effetti positivi con
spirito solidale e gratuito.
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