Un tempo ci si augurava
"buon appetito" prima di cominciare a mangiare. A quanto pare faceva
bene, così come cantare “tanti auguri a te” di fronte alla torta di compleanno
o, come si usa ancora nei monasteri, fermarsi un momento in silenzio prima di iniziare il pasto.
Evidentemente "non di
solo pane vive l'uomo", ma anche di gratificazioni più profonde che
nascono dalla ritualità associata al cibo e che si manifestano nella felicità di
consumarlo e condividerlo con gli altri.
Da sempre sostengo che i
piccoli riti quotidiani ci aiutano come
un corrimano a camminare nella strada dell'esistenza sostenendo la fatica della salita e preservandoci dagli scivoloni
nelle discese. Non parlo di maniacalità o superstizione, ma di quei piccoli
momenti che ci insegnano la pazienza e la gioia; assaporare le piccole cose le
rende più piacevoli e intensifica veramente la gioia del riceverle o del farle.
La dolcezza passa quindi
attraverso il nostro cuore e, come sempre, rende diverso il nostro vivere nelle
piccole come nelle grandi cose.
Per approfondire potete
leggere questi due interessanti articoli del Corriere:
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