Si
chiama overwhelmed e sta spopolando tra tutti noi. Il suo successo è dovuto al
fatto che siamo sempre reperibili e, mare o montagna, vacanza o lavoro, tutti
ci possono rintracciare e, a quanto pare ci aiuta a sentirci importanti. Non
sto parlando di un gioco, né di una nuova applicazione per smartphone, ma di
quello che ci sta accadendo per i troppi impegni che prendiamo.
Tutto
questo è ben descritto in questo articolo di
Anna Meldolesi per I Blog del Corriere.
Oggi
è sempre più frequente trovare persone che "non hanno tempo"
distrutte da impegni reali e "fittizi". Qui non stiamo parlando del
tempo libero che dedichiamo ai nostri hobbies, ma della costante rincorsa delle
cose da fare per renderci onnipresenti e, quindi, importanti.
Nelle
sessioni di counseling parlo spesso del tempo libero, o meglio del tempo per se
stessi, non come una conquista, ma come un vero e proprio dovere personale. Alla
fine emerge sempre che è una mera questione di organizzazione, di spirito
collaborativo tra coniugi e familiari, di voglia di stare con se stessi; ma a
quanto pare è più facile andare in overwhelming che stare con se stessi perchè ci
si potrebbe scoprire diversi, migliori e più appagati. Nell'articolo si parla
di 30 ore settimanali che dovremmo riuscire a dedicare a noi stessi: credo ne
valga la pena.
Per approfondire: intervista con Brigid Schulte autrice
del libro Overwhelmed: Work, Love, and Play When No One Has the Time
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