Il cambiamento del mercato del lavoro influisce
anche sul modo di fare carriera, non c'è dubbio. Intanto i posti di lavoro sono
sempre più a rischio e tra fusioni acquisizioni e chiusure, la precarietà è sempre
più sentita dando una percezione di futuro instabile e incerto.
I passaggi di carriera fino a qualche anno fa
erano ancora "verticali"; il miglioramento di una posizione era
correlato a un rapporto tra remunerazione e responsabilità e spesso anche ad un
numero crescente di collaboratori da gestire. Oggi, invece, sono sempre più le persone
che cambiano lavoro nell’ottica di consolidare la loro posizione: non si pensa
più a salire insomma, ma a mantenere ciò che si ha cercando di fare crescere le
competenze nel proprio campo che permettano un maggiore adattamento ai
cambiamenti e alle situazioni.
Nelle sessioni di counseling aziendali percepisco
sempre più questa tendenza che, sicuramente, è espressione dello spirito di sopravvivenza:
l'unico modo per rendersi protagonisti e necessari è incrementare una sorta di
capacità multitasking. Crescere è apprendere continuamente e preferisco pensare
che sia per amore e non per forza. Certo è che in questa spasmodica ricerca
della salvezza ci si aggrappa all'unica vera àncora: conoscere se stessi e
sapere fino a che punto si è resilienti.
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