mercoledì 21 maggio 2014

Un posto di lavoro: pensatore


Luciano Floridi
Ho avuto modo, diverse volte in questo blog e in altre situazioni, di parlare della "fuga dei cervelli". Il fenomeno è noto a tutti: sono moltissimi gli italiani all’estero che ora guidano gruppi di ricerca in università prestigiose, che dirigono aziende importanti, che si distinguono per opere che lasciano il segno e vengono riconosciute in tutto il mondo. Solo allora ci si ricorda che sono italiani, se ne parla con orgoglio, se diventano famosi si intervistano i vicini, i vecchi compagni di scuola, la maestra se è ancora viva...
Ma nessuno, in Italia, mentre sgomitavano per fare capire che avevano delle idee avrebbe investito su di loro: sempre un po' troppo sognatori o troppo pratici, un po' troppo individualisti o troppo illuminati, nessuno in questo Paese di case arroccate sulle colline o perse nelle pianure li ha saputi notare. E sono tanti e sempre in aumento.
Stavolta il caso di Luciano Floridi (qui, qui e qui gli approfondimenti) tocca ancora più direttamente le corde del mio cuore perchè Luciano non è un ingegnere o un genio dell'informatica, nè un brillante scienziato, ma è un eminente filosofo della logica, uno insomma pagato “per pensare”. E come succede nelle favole questo pensatore fa carriera a tal punto che per fare il suo lavoro gli viene "inventato " un posto, un posto per "pensare".

Abbiamo bisogno di riparametrare tutto e capire quello che realmente vogliamo. Fino ad allora dei nostri fasti rimarrà solo un vago ricordo fatto solo per alimentare i soliti sbruffoni: è l’immagine di un povero Paese che presto importerà tutto pagando molto caro anche quello che si è lasciato scappare via.

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