mercoledì 21 gennaio 2015

Dal grande al piccolo: e non sappiamo più guardare


L’articolo che vi propongo oggi di leggere è tratto da Corriere Club Della Lettura e ci porta a riflettere su un semplice fatto: sappiamo ancora osservare? A quanto pare no e le nuove tecnologie ne sono complici.
Sebbene gli schermi di cinema e televisione siano sempre più grandi è sotto gli occhi di tutti che smartphone e i tablet, con le dimensione ridotte dei loro schermi, ci portano a perdere un terzo della nostra capacità di osservazione di 140° che la natura ci ha donato. Se apparentemente questo non sembra essere un problema lo diventa se analizzato dal punto di vista antropologico: guardare sempre più in piccolo ci chiude in noi stessi e ci impedisce quel fattore importante che è la condivisione della visione. Avete mai provato a guardare un video sul vostro cellulare in gruppo? La maggior parte dei dettagli viene completamente persa e rimane solo una sintesi del tutto: l’azione. Molti ora diranno che questo è un bene: focalizzarsi sul succo del contenuto risparmia tempo. Peccato che la capacità di osservazione a spettro più ampio permetta di osservare e quindi di considerare fatti e situazioni in contesti più ampi, più completi. E’ proprio grazie ai dettagli che riusciamo ad ottenere maggiori informazioni per risolvere qualsisi tipo di problema.

Addestrarci ad osservare nel piccolo ci abitua, come evidenziato nell’articolo, a focalizzare lo sguardo solo su pochi aspetti che, pur fondamentali, rendono la capacità di elaborazione parziale. Aprire lo sguardo, quindi, significa aprire la mente, avere idee più elaborate, sapere vedere oltre noi stessi e comunicare quindi in modo più appropriato ed efficace. Impariamo di nuovo a osservare a 140° e forse vedremo anche le verità che ci si prospettano con nuovi occhi e, grazie a questo, saremo più liberi.

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