venerdì 17 aprile 2020

UN TOCCO PER GUARIRE



Quando un punto del nostro corpo è dolente ci viene spontaneo toccarlo e massaggiarlo. 

Questo lo avevano capito anche gli uomini primitivi e da allora i procedimenti si sono via via affinati, perfezionati e codificati fino a diventare vere e proprie terapie.

La digitopressione è una di queste terapie, conosciuta anche come agopuntura senza ago, ha almeno 3000 anni di storia e nell’antica Cina era praticata dai medici come forma curativa, ma soprattutto come prevenzione.

La teoria si basa su un presupposto: il corpo umano è percorso da energie che scorrono lungo 14 canali ben definiti. Quando il corpo è un salute questa energia, detta “Qi”, circola liberamente. 

Il problema si pone quando il Qi trova degli intoppi: scopo del terapeuta è quello di capire dove sono questi intoppi, quali ne sono state le cause psicosomatiche, quali organi o visceri interessano e rimuoverli.

Le modalità, oltre al dialogo, alla visita della lingua e dell’iride, sono tipicamente meccaniche e avvengono tramite aghi (agopuntura), oggetti appuntiti (per esempio litopressione – fatta con una pietra) o semplicemente con le dita.

La prima difficoltà è quella di conoscere la rete dei punti (361 ufficiali), dove ognuno ha una sua logica ben precisa e poi saperli combinare tra loro (in una serie limitata) in modo da ripristinare la circolazione dell’energia.

È un po’ come il lavoro di un elettricista che accende o spegne le luci di una casa a seconda degli interruttori, cambia quelli guasti o trova dove non sono connessi alla corrente elettrica ripristinandone la circolazione.

Come dicevo ogni malattia ha una serie di “schede sintomatiche” nelle quali gli antichi maestri hanno individuato veri e propri “protocolli” di lavoro. La vera bravura del terapeuta è però quella di saper personalizzare l’intervento partendo dal presupposto che ogni persona ha la sua storia, il suo vissuto e le risposte che dà agli eventi sono differenti per ognuno.

In ogni caso, facendo parte della grande famiglia della Medicina Tradizionale Cinese, lo scopo è quello di prevenire ogni malattia e di impedire che il Qi si blocchi. 

Per questa ragione anche la digitopressione va affiancata ad uno stile di vita sano da punto di vista psicologico, sociale, affettivo, culturale e materiale.

Questo benessere psicofisico si realizza con una forte disciplina, ma anche con la convinzione che trattamenti e terapie debbano essere fatti quando si sta in salute. La tradizione vuole che periodicamente  si faccia visita al terapeuta che, fatte le sue valutazioni, attui con la digitopressione e altre tecniche lo stato di benessere continuativo del corpo del paziente.

Ed è sempre la tradizione che vuole che il terapeuta si pagato per fare questo e non quando la persona si ammala poiché, in quel caso, significa che ha sbagliato la diagnosi.

Molti dei protocolli di digitopressione hanno avuto e continuano ad avere grande utilizzo per la loro efficacia e la bravura dei terapeuti di Medicina Tradizionale Cinese vuole che abbiano saputo adattarli a svariate epoche e situazioni. 

In questo senso proprio durante l’emergenza Covid19 il personale sanitario impiegato ha utilizzato protocolli antichissimi per aumentare le difese immunitarie e prevenire quindi la possibilità di contagio. Dialcuni di questi protocolli ho già parlato in un mio precedente post (che sta avendo notevole successo) e che è a disposizione qui

Dal mal di testa, al mal di schiena, alla cattiva digestione e reflusso gastroesofageo alla difficoltà a procreare come tutte le terapie anche la digitopressione ha delle risposte. 

La più famosa? Un punto specifico sul piede che serve a fare girare i feti quando sono podalici, evitando così il taglio cesareo. Ma non solo questo…

A proposito, la digitopressione non è solo una pratica “strana”, ma grazie al riconoscimento di tutta la Medicina Tradizionale Cinese da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è una terapia a tutti gli effetti.

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