giovedì 31 agosto 2023

LE VOSTRE DOMANDE: QUANTO INCIDONO I CONDIZIONAMENTI

 


Sempre Luisa mi chiede di parlare dei condizionamenti che riceviamo fin da piccoli e di come agiscono sull’animo umano

Prima di tutto esistono varie tipologie di condizionamenti

Condizionamento Psicologico: in psicologia, il condizionamento è un processo attraverso il quale le risposte comportamentali sono modificate attraverso l'associazione tra uno stimolo e una risposta. Ci sono due tipi principali di condizionamento: il condizionamento classico (Pavloviano) e il condizionamento operante (Skinneriano). Ad esempio, il condizionamento classico coinvolge l'associazione tra uno stimolo neutrale e uno stimolo che provoca una risposta emotiva, mentre il condizionamento operante riguarda l'associazione tra un comportamento e le sue conseguenze.

Condizionamento Sociale: questo si riferisce al processo attraverso il quale le persone imparano e adottano comportamenti, atteggiamenti e valori dalle influenze sociali e culturali che li circondano. Ad esempio, i media, la famiglia, gli amici e la società in generale possono influenzare i modi in cui agiamo e pensiamo.

Condizionamento Fisico: nel contesto del fitness e dell'allenamento, il condizionamento si riferisce alla preparazione fisica del corpo per affrontare attività fisiche specifiche. Questo può includere l'incremento dell'endurance cardiovascolare, la forza muscolare, la flessibilità e altre capacità fisiche.

Condizionamenti Ambientali: questo si riferisce agli effetti che l'ambiente circostante ha sul comportamento e sulle reazioni delle persone. L'ambiente può influenzare il modo in cui reagiamo a situazioni specifiche o come sviluppiamo abitudini.

Condizionamento nell'Ingegneria: nell'ingegneria, il termine "condizionamento" può riferirsi al processo di preparazione o modifica dei segnali elettrici o dati in modo che siano adatti per l'elaborazione o l'analisi successiva.

Condizionamenti Economici: nel contesto economico, i condizionamenti si riferiscono alle influenze che l'offerta, la domanda, le politiche governative e altri fattori hanno sul comportamento dei mercati, delle imprese e dei consumatori.

Condizionamenti Biologici: nell'ambito biologico, il termine potrebbe riferirsi a processi come l'adattamento delle specie alle condizioni ambientali attraverso l'evoluzione.

Il condizionamento psicologico/sociale/antropologico (che direi è quello per cui mi si richiede una risposta) è un processo attraverso il quale le persone apprendono nuovi comportamenti o associazioni tra stimoli e risposte. Questo processo è stato ampiamente studiato in psicologia e ha contribuito a comprendere come gli individui imparano e adattano i loro comportamenti in base alle esperienze passate.

Esistono due forme principali di condizionamento: il condizionamento classico e il condizionamento operante.

Condizionamento Classico: questo tipo di condizionamento coinvolge l'associazione di uno stimolo neutro con uno stimolo che provoca una risposta naturale (riflessa).

L'esperimento più noto in questo campo è quello del cane di Pavlov. Ivan Pavlov notò che i cani iniziarono a salivare non solo quando veniva loro presentato il cibo, ma anche quando sentivano suonare una campana poco prima di ricevere il cibo. Quindi, la campana (stimolo neutro) divenne associata al cibo (stimolo incondizionato) e fece sì che i cani salivassero anche solo alla suoneria della campana (risposta condizionata).

Un altro esempio è quello dell'essere umano che associa una situazione socialmente ansiosa, come parlare in pubblico, con sentimenti di disagio e ansia. Questo può portare alla formazione di una risposta condizionata per evitare delle situazioni simili in futuro.

Questo tipo di condizionamento è spesso utilizzato in ambito terapeutico, come nell'esposizione graduale, dove un individuo viene esposto gradualmente a uno stimolo che scatena ansia o paura, ma senza la conseguenza spiacevole, allo scopo di diminuire la risposta ansiosa nel tempo.

In sintesi, il condizionamento negativo è una forma di apprendimento basata sull'associazione tra uno stimolo neutro o positivo e uno stimolo negativo, che porta all'evitamento o alla risposta ansiosa verso lo stimolo condizionato.

Condizionamento Operante: questo tipo di condizionamento riguarda l'apprendimento attraverso le conseguenze del comportamento. B.F. Skinner è stato un pioniere in questo campo. Secondo Skinner, quando un comportamento viene seguito da una ricompensa o un rinforzo positivo, la probabilità di ripetizione di quel comportamento aumenta. Al contrario, quando un comportamento viene seguito da una punizione o una mancanza di rinforzo, la probabilità di ripetizione diminuisce. Ad esempio, se un topo in una gabbia preme un pulsante e riceve del cibo, è più probabile che prema il pulsante nuovamente in futuro.

Tornando al condizionamento psicologico, questo ha applicazioni in molteplici campi, dalla terapia comportamentale all'educazione e all'addestramento degli animali. Tuttavia, è anche importante notare che il concetto di condizionamento può sollevare questioni etiche riguardo al controllo del comportamento delle persone o degli animali attraverso tecniche di manipolazione.

In sostanza, il condizionamento psicologico è un processo cruciale nell'apprendimento e nell'adattamento dei comportamenti, che ha un impatto significativo sulla nostra comprensione della psicologia umana e animale.

Altro discorso va aperto sui "condizionamenti limitanti" sono credenze, pensieri o schemi mentali che possono influenzare negativamente il comportamento, le azioni e le prospettive di una persona. Questi condizionamenti possono derivare da esperienze passate, influenze sociali, aspettative culturali o autopercezioni negative. Possono ostacolare il pieno potenziale di un individuo e limitarne la crescita personale, professionale e emotiva.

Ecco alcuni esempi di condizionamenti limitanti:

Autostima bassa: credere di non essere all'altezza o di non essere degni di successo, rendendo difficile per la persona intraprendere nuove sfide o perseguire obiettivi ambiziosi.

Pensiero catastrofico: aspettarsi sempre il peggio e focalizzarsi sugli aspetti negativi delle situazioni, impedendo una visione equilibrata e ottimistica.

Paura del fallimento: evitare nuove opportunità per paura di non farcela o di non avere successo.

Perfezionismo eccessivo: cercare sempre la perfezione in ogni cosa e sentirsi insoddisfatti quando le cose non sono assolutamente impeccabili.

Pensiero rigido: restare attaccati a vecchi modelli di pensiero senza adattarsi ai cambiamenti o alle nuove informazioni.

Limitazioni imposte dagli altri: accettare le opinioni negative o le aspettative limitanti di altre persone come verità assolute, impedendo la creazione di un percorso personale basato sui propri desideri e talenti.

Etichettatura: identificarsi in base a etichette negative, come "sono sempre sfortunato" o "non sono bravo in niente", influenzando così il comportamento e le aspettative personali.

Confronto sociale: misurare il proprio valore in base al confronto con gli altri, portando a sentimenti di inadeguatezza e gelosia.

Rigetto del cambiamento: resistere al cambiamento anche quando è necessario, a causa dell'ansia o della paura dell'ignoto.

Scarsa fiducia nelle proprie capacità: non credere di avere le competenze necessarie per affrontare nuove sfide, nonostante le prove o le esperienze passate.

C’è una storia sui condizionamenti che mi ha sempre colpito.

“Quando ero piccolo adoravo il circo, mi piacevano soprattutto gli animali. Ero attirato in particolar modo dall’elefante che, come scoprii più tardi, era l’animale preferito di tanti altri bambini. Durante lo spettacolo quel bestione faceva sfoggio di un peso, una dimensione e una forza davvero fuori dal comune... ma dopo il suo numero, e fino ad un momento prima di entrare in scena, l’elefante era sempre legato ad un paletto conficcato nel suolo, con una catena che gli imprigionava una delle zampe.

Eppure il paletto era un minuscolo pezzo di legno piantato nel terreno soltanto per pochi centimetri. E anche se la catena era grossa e forte, mi pareva ovvio che un animale in grado di sradicare un albero potesse liberarsi facilmente di quel paletto e fuggire.

Era davvero un bel mistero.

Che cosa lo teneva legato, allora? Perché non scappava? Quando avevo cinque o sei anni nutrivo ancora fiducia nella saggezza dei grandi. Allora chiesi a un maestro, a un padre o a uno zio di risolvere il mistero dell’elefante.

Qualcuno di loro mi spiegò che l’elefante non scappava perché era ammaestrato. Allora posi la domanda ovvia: “Se è ammaestrato, perché lo incatenano?”. Non ricordo di aver ricevuto nessuna risposta coerente.

Con il passare del tempo dimenticai il mistero dell’elefante e del paletto e ci pensavo soltanto quando mi imbattevo in altre persone che si erano poste la stessa domanda. Per mia fortuna, qualche anno fa ho scoperto che qualcuno era stato abbastanza saggio da trovare la risposta giusta: l’elefante del circo non scappa perché è stato legato a un paletto simile fin da quando era molto, molto piccolo.

Chiusi gli occhi e immaginai l’elefantino indifeso appena nato, legato al paletto. Sono sicuro che, in quel momento, l’elefantino provò a spingere, a tirare e sudava nel tentativo di liberarsi. Ma nonostante gli sforzi non ci riusciva perché quel paletto era troppo saldo per lui.

Lo vedevo addormentarsi sfinito e il giorno dopo provarci di nuovo e così il giorno dopo e quello

dopo ancora...

Finché un giorno, un giorno terribile perla sua storia, l’animale accettò l’impotenza rassegnandosi al proprio destino.

L’elefante enorme e possente che vediamo al circo non scappa perché, poveretto,crede di non poterlo fare. Reca impresso il ricordo dell’impotenza sperimentata subito dopo la nascita. E il brutto è che non è mai più ritornato seriamente su quel ricordo. E non ha mai più messo alla prova la sua forza, mai più...

Siamo un po’ tutti come l’elefante del circo: andiamo in giro incatenati a centinaia di paletti che ci tolgono la libertà. Viviamo pensando che “non possiamo” fare un sacco di cose semplicemente perché una volta, quando eravamo piccoli, ci avevamo provato ed avevamo fallito.

Allora abbiamo fatto come l’elefante, abbiamo inciso nella memoria questo messaggio: non posso, non posso e non potrò mai. Siamo cresciuti portandoci dietro il messaggio che ci siamo trasmessi da soli, perciò non proviamo più a liberarci del paletto.

Quando a volte sentiamo la stretta dei ceppi e facciamo cigolare le catene, guardiamo con la coda dell’occhio il paletto e pensiamo: non posso, non posso e non potrò mai”. Tratto da: Lascia che ti racconti. Storie per imparare a vivere, BUR, 2014

Ora datemi un po’ di pazienza e ragioniamo insieme…

Analizzando questa storia possiamo dedurre che gli elefanti del circo non scappano perché:

Vengono addestrati sin da giovani. Durante questo processo, vengono insegnati comandi e comportamenti specifici. Questo addestramento mira a controllare il comportamento degli elefanti in modo che siano obbedienti agli addestratori e non cerchino di fuggire.

Gli elefanti nei circhi spesso sono tenuti legati da catene o rinchiusi in recinti. Questo li impedisce fisicamente di fuggire. Anche se un elefante adulto ha la forza di rompere una catena o abbattere una recinzione, spesso non lo fa a causa dell'addestramento e della familiarità con l'ambiente circostante.

Gli elefanti crescono nei circhi e diventano familiari con l'ambiente circostante. Non percepiscono il circo come una minaccia e non provano la necessità di scappare.

Gli elefanti vivono in gruppi sociali strutturati, guidati da un elefante anziano. Gli elefanti nei circhi spesso vengono addestrati e gestiti da addestratori umani che assumono il ruolo di leader nella loro "gerarchia". Questo può influenzare il comportamento degli elefanti e impedirgli di cercare di scappare.

Anche se gli elefanti sono animali molto forti, possono essere sensibili a situazioni di paura o incertezza. Se non sono abituati a un ambiente diverso da quello in cui sono stati addestrati, potrebbero esitare a cercare di scappare.

Ora, per un momento, provate a essere voi l’elefantino del circo… e a ripensare a quanti addestramenti avete subito per arrivare ad essere ciò che siete e ciò che NON siete, a ciò che vi hanno fatto credere di essere e a quello che invece siete e sareste veramente senza tutti questi condizionamenti…

I condizionamenti sono influenze esterne o abitudini che possono limitare il nostro pensiero, comportamento e prospettive. Vincere i condizionamenti richiede autoconsapevolezza, impegno e cambiamenti graduali. Ecco alcuni suggerimenti che potrebbero aiutarti:

Autoconsapevolezza: riconosci i tuoi condizionamenti e le abitudini che vuoi cambiare. Chiediti quali credenze, paure o atteggiamenti stanno limitando il tuo potenziale.

Analisi critica: interroga le tue convinzioni. Chiediti se sono basate su fatti reali o se sono frutto di pregiudizi o pressioni esterne.

Espandi le prospettive: esplora opinioni diverse dalle tue. Leggi libri, partecipa a discussioni o ascolta punti di vista che sfidano i tuoi condizionamenti.

Cambia il linguaggio interno: sostituisci i pensieri negativi e limitanti con affermazioni positive e costruttive. Ad esempio, invece di pensare "Non sono bravo abbastanza", prova a dire "Posso migliorare con la pratica".

Pratica il pensiero critico: valuta le informazioni in modo razionale. Impara a riconoscere la disinformazione e cerca fonti affidabili per prendere decisioni informate.

Sfida le tue paure: identifica le paure che potrebbero impedirti di agire. Affrontale gradualmente, mettendoti alla prova in situazioni che normalmente eviteresti.

Crea nuove abitudini: scegli attivamente comportamenti che supportino il cambiamento. Ripetizione costante aiuta a sostituire vecchi modelli con nuove abitudini.

Cerca il supporto di persone positive: condividi i tuoi obiettivi con amici, familiari o mentori che ti incoraggiano e sostengono nel tuo percorso di cambiamento.

Pratica la mindfulness: l'essere consapevoli del momento presente può aiutarti a riconoscere i pensieri condizionati e a prendere decisioni più consapevoli.

Apprendimento continuo: coltiva una mentalità aperta all'apprendimento costante. Questo ti aiuterà ad adattarti ai cambiamenti e a evitare la stagnazione.

Visualizza il successo: immagina te stesso libero dai condizionamenti e raggiungere i tuoi obiettivi. Questo può rafforzare la tua motivazione.

Ricadute come opportunità di crescita: se sperimenti una ricaduta in vecchie abitudini, non disperare. Considera queste situazioni come opportunità per imparare e continuare a migliorare.

Pratica la pazienza: il cambiamento richiede tempo. Sii paziente con te stesso e celebra i piccoli successi lungo il percorso.

Superare i condizionamenti limitanti richiede consapevolezza, auto-riflessione e sforzi continui per cambiare i modelli di pensiero negativi. Lavorare sulla fiducia in se stessi, sull'autostima e sulla flessibilità mentale può aiutare a liberarsi da tali limitazioni e a raggiungere il proprio pieno potenziale. In alcuni casi, può essere utile cercare il supporto di un esperto per affrontare in modo più efficace questi schemi di pensiero negativi.

 

 

Bibliografia

"Comportamento in un mondo sociale" di Robert A. Baron: questo libro analizza il comportamento umano attraverso il contesto sociale e come le influenze ambientali e sociali possono condizionare il nostro modo di pensare e agire.

"Influenza: La psicologia della persuasione" di Robert B. Cialdini: cialdini esplora i principi psicologici che guidano la persuasione e l'influenza, fornendo esempi e studi di casi per illustrare come queste dinamiche influenzano il comportamento umano.

"Pensieri e sentimenti: Teoria, ricerca e applicazioni" di Robert J. Sternberg ed Elena Grigorenko: questo libro copre diversi aspetti dei processi mentali, inclusi quelli che riguardano i condizionamenti e l'influenza ambientale.

"Il comportamento sociale: Psicologia sociale" di David Myers: un testo fondamentale che esplora una vasta gamma di argomenti relativi al comportamento sociale e alle influenze sociali.

"Condizionamento umano e apprendimento" di Michael Domjan: questo testo è incentrato sull'apprendimento umano e su come il comportamento può essere condizionato attraverso l'associazione tra stimoli e risposte.

"La vita al di fuori del controllo: Ricerca sperimentale sulla psicologia dei processi non controllabili" di Julian Rotter: questo libro affronta il concetto di "locus of control" (luogo di controllo) e come la percezione di avere il controllo influenzi il nostro comportamento.

"Psicologia sociale" di Elliot Aronson, Timothy D. Wilson e Robin M. Akert: un manuale di psicologia sociale che esplora i fenomeni di influenza sociale, conformità, obbedienza e altro ancora.

"L'effetto lucifer: Perché le persone buone fanno cose cattive" di Philip Zimbardo: Zimbardo analizza il concetto di "effetto Lucifero" e come situazioni specifiche possono portare le persone a comportarsi in modi moralmente discutibili.

"Mindset: La nuova psicologia del successo" di Carol S. Dweck: mentre non si concentra esclusivamente sui condizionamenti, questo libro esplora il concetto di "mindset" (atteggiamento mentale) e come le credenze personali possono influenzare il comportamento e il successo.

"Psicologia sociale" di Saul Kassin, Steven Fein e Hazel Rose Markus: un altro manuale di psicologia sociale che copre una vasta gamma di argomenti relativi agli aspetti sociali del comportamento umano.


IPHM Paolo G. Bianchi
International Practitioner of Holistic Medicine - Terapie Olistiche e Bionaturali
Lomazzo (CO) - Buttrio (UD) - 328 8755091

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