venerdì 4 luglio 2025

Il tempo della villeggiatura. Elogio della lentezza tra eleganza e armonia interiore

 



"Ci si preparava alla villeggiatura come a un rito. La partenza era differita, il ritorno malinconico, e il tempo sospeso."
— Douglas Mortimer (Fabio Bernieri, influencer di eleganza e stile)

C’è qualcosa di sacro nell’idea di villeggiatura così come la rievoca Douglas Mortimer: non vacanza, ma sospensione. Non evasione, ma ritorno a sé. Il suo sguardo elegante e misurato non è soltanto estetico, è filosofico.

La villeggiatura, in questo senso, diventa uno spazio liminale tra il fare e l’essere, tra la società produttiva e l’intimità personale, tra il tempo degli orologi e quello del respiro.

Come nella migliore tradizione classica, l’ozio — otium — non è assenza di attività, ma la forma più alta di attività dell’anima. È in questa lentezza cercata, in questa cura del dettaglio, che si annida una sapienza antica, non distante da quella delle tradizioni orientali.

Nella Medicina Tradizionale Cinese (MTC), il tempo non è lineare ma ciclico, scandito dai ritmi della natura e dall’alternanza dinamica di Yin e Yang. Le stagioni non sono meri cambi di clima, ma transizioni energetiche che agiscono sul corpo e sulla psiche.

La villeggiatura, nel suo senso più profondo, si pone in risonanza con il principio del “seguire il Cielo”: rallentare in estate, quando il calore disperde lo Shen (lo spirito mentale), è un gesto terapeutico.

Non si tratta solo di riposare, ma di riconnettersi con la natura, ascoltare il proprio battito in armonia con quello dell’universo.

Mortimer, nel suo discorso, non cita questi termini — Shen, Qi, Yin-Yang — ma li evoca implicitamente. Il suo richiamo a una villeggiatura consapevole, fatta di gesti lenti, di letture sotto il pergolato, di silenzi abitati, riecheggia i principi taoisti della non-azione (wu wei) e della presenza attenta.

La villeggiatura come la intende Mortimer è una postura dell’anima.

Non si parte per fuggire, ma per trovare.

Come nei testi di Zhuangzi, non si cerca un altrove geografico, ma una qualità del sentire.

Il vero viaggiatore — o villeggiante — non cambia luogo, cambia sguardo.

In MTC, si direbbe che il cuore si ritira in profondità per non disperdere lo Shen. E questo è il senso della villeggiatura classica: non il caos della meta turistica, ma l’ombra fresca di un viale alberato, il rumore delle cicale, un abito di lino che asseconda la pelle.

Questa arte del vivere lento, che Mortimer incarna con sobrietà inglese e ironia da salotto d’altri tempi, ha molto da insegnare a chi, oggi, si ritrova vittima della velocità, dello scrolling compulsivo, della bulimia del fare.

La villeggiatura, in fondo, è terapia preventiva: calma il fegato (organo legato alla frustrazione e alla progettualità eccessiva), rinfresca il cuore, nutre la Milza (che secondo la MTC governa la riflessione e la memoria).

Per Mortimer, l’eleganza non è mai sovrabbondanza, ma misura;  il tempo della villeggiatura è eleganza applicata alla vita. “Coltivare il tempo” significa sottrarlo all’usa-e-getta, al mordi e fuggi, all’ansia di prestazione.

Anche in Oriente, il saggio è colui che non si oppone al flusso, ma ne coglie la qualità, il mutamento, la forma.

In estate si vive all’aperto, si guarda il tramonto, si raccoglie ciò che la primavera ha seminato. Così come in inverno ci si ritira, in estate si espande lo spirito — ma con grazia, non con violenza.

Il villeggiante ideale è dunque una figura liminale tra il mondano e il contemplativo: colui che sa che la bellezza richiede tempo, e che il tempo vero non è quello che si misura, ma quello che si abita.

Il simpatico intervento di Douglas Mortimer sulla villeggiatura non è nostalgia. È un invito a recuperare un’etica del tempo, una disciplina estetica che diventa cura dell’anima. È una forma di medicina sottile, affine a quella della tradizione cinese e taoista: una medicina fatta di gesti misurati, scelte armoniche, relazioni consapevoli.

In un mondo che ci vuole sempre “altrove”, la villeggiatura è l’arte del ritornare a casa: un ritorno non a un luogo fisico, ma a un centro, quello profondo, silenzioso, dove il tempo non corre, ma respira.

Un lungo viaggio incomincia sempre da te, vieni a scoprirlo, ti aspetto.

 

Bibliografia essenziale

  • Mortimer, D. Intervento sulla villeggiatura, YouTube, 2024.
  • Kaptchuk, T. J. (2021). The Web That Has No Weaver: Understanding Chinese Medicine.
  • Ni, M. (2020). The Yellow Emperor's Classic of Medicine. Shambhala.
  • Zhuangzi. Il libro delle meraviglie. Trad. A. Sabbadini, Feltrinelli, 2022.
  • Billeter, J. F. (2023). Il tempo e l’istante nel pensiero cinese. Einaudi.
  • Han, B.-C. (2021). La società della stanchezza. Nottetempo.

 

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Con stima e gratitudine dott.Paolo ti ringrazio per tutte le disamine che ci invii ...sempre mirate, appropriate e ricche di significato. Infinita riconoscenza..

Paolo G. Bianchi ha detto...

grazie a te chiunque tu sia...sei il benvenuto

Elisabetta ha detto...

Caro Paolo, apprezzo molto questi piccoli momenti di lettura e di riflessione come la tua levità, eleganza e sottile ironia.

Paolo G. Bianchi Terapie Olistiche e Bionaturali ha detto...

grazie