giovedì 1 novembre 2007

Pensiero del fine settimana

“Tutto ciò che l’individuo pensa
può essere scritto su un mezzo foglio di carta.
Il resto non è nient’altro che applicazioni,
divagazioni o girovagazioni”

(Thomas E. Hulme)

Oggi voglio proporvi la riflessione di Gianfranco Ravasi su questa frase di Hulme perché la trovo molto illuminante. La potete trovare, insieme ad altri interessanti commenti nel suo libro “Breviario Laico” ed. Mondadori.

“È accaduto a tutti durante una conferenza o in una cerimonia ufficiale di fissare con intensità lo spessore dei fogli che l’oratore sta leggendo, al fine di indovinare quanto tempo ci verrà ancora sottratto. La noia da conferenza o da lezione è un classico, ripreso in una serie infinita di battute, aforismi, parabole e riflessioni. Lo scrittore americano Mark Twain, noto per il suo sarcasmo e per le sue battute taglienti, durante un intervento attaccò un ascoltatore: “caro signore, che Lei ogni tre minuti guardi l’orologio è accettabile; ma che lo porti anche all’orecchio per sentire se funziona o è fermo, mi sembra francamente eccessivo!”
C’è però una verità che vale per tutti, anche nelle comunicazioni più semplici e quotidiane. Ce la ricorda nella citazione che sopra ho proposto Thomas E. Hulme (1883 -1917) critico e poeta inglese. E non a torto. Il più delle volte basterebbe proprio mezzo foglio di carta per dire in modo chiaro ed essenziale un messaggio, un pensiero, un contenuto.

Ecco due aggettivi decisivi, spesso schiacciati dalla valanga delle parole e delle oscurità: “chiaro ed essenziale”. Sfrondare i testi dalle divagazioni o dall’enfasi vuol dire andare al cuore dei problemi, al succo della notizia o della verità che si vuole comunicare. Questo vale anche per il parlato: la nebbia della chiacchiera è una sorta di mare in cui ci si bagna con piacere, ma dal quale si esce più sporchi di prima. La sobrietà non è solo una virtù della gola nei confronti dei cibi, lo è anche delle labbra riguardo alle parole”.

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