“Superfluo citare gli
innumerevoli studi secondo cui i dipendenti felici hanno una produttività addirittura
del 31% superiore alla media”.
Qui puoi leggere l'articolo sui "Great place to work 2013".
Continuiamo a dirlo, ma a quanto pare non facciamo proprio
niente per realizzarlo considerando che nella classifica dei migliori ambienti
di lavoro non compare nemmeno un’azienda italiana.
I sogni di Olivetti e tanti altri imprenditori illuminati
sembrano ormai essersi spenti di fronte alle necessità di fare fronte alla
giornata. E così, in Italia, le aziende dove è bello poter lavorare in Italia
sono sostituite da quelle che possano garantirti ancora la continuità di un
lavoro; non importa come purché sia un lavoro!
Che dire? E’ triste che in un panorama come il nostro in cui
continuiamo ad esportare “materia grigia” non si riesca a creare qualcosa di
favorevole alla crescita autentica spesso bloccati da apparati, burocrazia,
invidie e associazionismi.
Le responsabilità sono tante, ognuno ha le sue, ma alla
riprova dei fatti siamo lontani da certi standard: “È il differente approccio, fanno sapere dalla società che stila la
graduatoria, sempre teso a conquistare la fiducia e la soddisfazione dei
dipendenti con strategie di welfare e di conciliazione dei tempi vita-lavoro”.
Non ci resta che rimboccarci le maniche e volerci credere fino in fondo, ma
questo forse è la parte più dura.
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