“C’è qualcosa di profondamente umano nel trattenere: ricordi, rancori, oggetti, pensieri. Ma quando questo trattenere si traduce nel corpo, esso diventa sofferenza silenziosa. La stitichezza non è solo un disturbo dell’intestino: è la metafora di una civiltà che accumula senza saper lasciar andare.”
La stitichezza non è solo una difficoltà fisiologica. È una metafora di un’epoca che accumula senza saper liberare: informazioni, tensioni, oggetti, emozioni. Nel corpo, come nella società, trattenere troppo a lungo diventa un veleno sottile.
I dati medici confermano: milioni di persone soffrono di stitichezza cronica, con un impatto che non è solo fisico ma anche psicologico. Ansia, frustrazione, senso di pesantezza accompagnano spesso questa condizione, che diventa così specchio del nostro modo di vivere.
La Medicina Tradizionale Cinese legge la stitichezza come un disequilibrio dell’energia del Colon, organo yang legato all’elemento Metallo e alla capacità di “lasciare andare”. Non si tratta soltanto di un atto fisiologico, ma di una funzione esistenziale: il Colon ci insegna l’arte del distacco, la capacità di separare l’essenziale da ciò che va abbandonato.
Quando il Colon è in armonia, l’eliminazione è regolare e la mente è libera. Quando invece il Qi è bloccato o il Fluido interno impoverito, l’evacuazione diventa difficoltosa e con essa la vita emotiva si appesantisce. Non a caso, nella MTC la stitichezza è spesso legata a emozioni come la rigidità, la tristezza trattenuta, la difficoltà a lasciar andare ciò che ci fa male.
Tra corpo e psiche
La medicina occidentale parla di stitichezza cronica, funzionale, da rallentato transito o da cause organiche.
La MTC, invece, distingue in termini energetici:
Stitichezza da Calore: feci secche, difficili da espellere, spesso accompagnate da sete e irritabilità.
Stitichezza da Deficit di Yin o di Liquidi: tipica negli anziani, con secchezza e disidratazione.
Stitichezza da Stagnazione del Qi: legata allo stress, all’ansia, ai conflitti emotivi.
Stitichezza da Deficit di Qi o Yang: con difficoltà a spingere, stanchezza e freddolosità.
Ogni quadro non è solo clinico, ma anche simbolico: dice qualcosa sul nostro modo di abitare il corpo e la vita.
Se la stitichezza è anche un “non lasciar andare”, allora la cura non può essere solo farmacologica o dietetica.
Occorre un lavoro più profondo su tre distinti livelli.
Il primo livello è sul corpo, con una alimentazione equilibrata, idratazione, fibre e movimento quotidiano.
Il secondo livello è sull’energia, con tecniche come digitopressione, moxibustione, Qi Gong e riflessologia integrate con campi elettromagnetici pulsatoi e biorisonanza
Il terzo livello è sulla mente, imparando a riconoscere ciò che tratteniamo inutilmente e che appesantisce il nostro cammino.
Il corpo, con i suoi silenzi e i suoi blocchi, ci parla sempre. La stitichezza è il linguaggio con cui ci ricorda che non siamo fatti per trattenere all’infinito, ma per fluire.
Bisogna ritrovare l’armonia del Colon significa reimparare l’arte del distacco, che non è perdita, ma liberazione.
In fondo, come scriveva Eraclito, “tutto scorre”: anche dentro di noi.
Ogni giorno, chiediti: che cosa sto trattenendo oltre il necessario?
Dedica un momento al respiro profondo, alla camminata lenta, a un bicchiere d’acqua bevuto con presenza. Piccoli gesti che insegnano al corpo e alla mente l’arte di lasciar andare.
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Bibliografia
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