martedì 28 ottobre 2025

Oltre il bugiardino: la voce nascosta del corpo

 

 


Iatrogenesi e senso della cura

Non esistono malattie, esistono solo malati”, ammoniva William Osler, uno dei padri della medicina moderna. 

Eppure, in un tempo in cui la cura si è fatta algoritmo e protocollo, il rischio è di dimenticare che il corpo non è un codice da decifrare ma un linguaggio da ascoltare.

Le conseguenze iatrogene — quei danni provocati involontariamente dalle cure stesse — non sono scritte sul bugiardino. Sono scritte nella stanchezza che non passa, nella mente appannata, nel sistema immunitario che non ricorda più come difendersi. Sono ferite silenziose, spesso più profonde della malattia che si voleva guarire.

Il filosofo Ivan Illich, già negli anni ’70, parlava di iatrogenesi culturale: una società che trasforma la salute in dipendenza tecnica, fino a credere che il benessere si riduca a una prescrizione.

Ogni pillola che spegne un dolore, ogni protocollo che standardizza la vita, ogni diagnosi che riduce l’essere umano a un codice ICD nasconde un prezzo: il corpo che dimentica come guarire, l’anima che perde fiducia, l’uomo che smarrisce il proprio centro.

Nietzsche scriveva: “Ciò che non mi uccide mi fortifica”, ma se il sintomo viene silenziato anziché compreso, ciò che avrebbe potuto renderci più forti diventa un’ombra che indebolisce. La cura, così, non guarisce: addomestica.

La domanda allora non è più: “Funziona?”
La vera domanda è: “A che prezzo?”

La Medicina Tradizionale Cinese (MTC) offre un paradigma radicalmente diverso. Il sintomo non è un nemico da tacere, ma un segnale vitale: un qi che si blocca, un organo che parla attraverso il dolore, un disequilibrio che chiede armonia.

Se la medicina occidentale tende a isolare e neutralizzare, la MTC cerca di riconnettere. Nel suo sguardo olistico, il corpo è un microcosmo che risuona con il macrocosmo: il fegato dialoga con la primavera, i polmoni con l’autunno, il cuore con l’estate. 

Curare significa rimettere in moto il dialogo tra dentro e fuori, tra uomo e universo.

Come scrive il Nei Jing Su Wen: “Il saggio non cura la malattia, ma preserva la salute; non attende la sete per scavare il pozzo, né la battaglia per forgiare le armi.”

In questa visione, il farmaco non è rifiutato, ma collocato in un contesto più ampio: il corpo non è un meccanismo da riparare, ma un paesaggio da coltivare.

Heidegger ci ricordava che l’essere umano è “gettato nel mondo” e che il suo compito non è sfuggire al dolore, ma comprendere ciò che esso rivela. Il dolore, nella sua nudità, non è mai puro nemico: è un segnale d’essere, un appello che chiede ascolto.

La medicina che ignora questo appello rischia di curare la superficie e avvelenare l’essenza.
La MTC, al contrario, ci invita a domandarci non come cancellare un sintomo, ma quale equilibrio spezzato esso indichi.

Così, la vera guarigione non è mai solo soppressione del dolore, ma risveglio dell’ascolto.

La salute non è un possesso, ma un modo di abitare il mondo.

Heidegger ci insegna che vivere significa confrontarsi con il limite; Laozi ci ricorda che “chi conosce sé stesso è illuminato”.

Ogni sintomo, allora, non è un errore, ma una soglia.
Ogni cura, se autentica, non è una catena, ma un varco.

La vera guarigione comincia quando impariamo ad ascoltare.

E la domanda più urgente che resta non è: “Funziona?”,
ma: “Quale strada mi indica questo dolore?”

Vuoi riconoscerlo?

 

Bibliografia essenziale

  • Illich, I. Nemesi medica. L’espropriazione della salute. Milano: Mondadori, 2021 (ried.).
  • Unschuld, P. U. Nan Jing – The Classic of Difficult Issues. University of California Press, 2020.
  • Zhou, X., et al. “Integration of Traditional Chinese Medicine and Western Medicine in the Era of Precision Medicine.” Journal of Integrative Medicine, 2021.
  • Heidegger, M. Essere e tempo. Milano: Bompiani, 2021 (rist.).
  • Laozi. Dao De Jing. Trad. italiana, Einaudi, 2020.
  • Wu, L., et al. “Traditional Chinese Medicine and Systems Biology: A New Synergy for Understanding Health and Disease.” Frontiers in Pharmacology, 2022.

 

1 commento:

Anonimo ha detto...

Tutto corretto ma come fare a riconoscere ciò che dentro di noi procura la malattia?