Nel “De otio” di Seneca, il filosofo romano esalta l’ozio come spazio di riflessione e crescita interiore, lontano dall’affanno della vita pubblica. Non si tratta di mera inerzia, ma di un tempo di qualità, dedicato alla conoscenza e alla ricerca dell’armonia con sé stessi e con l’universo.
Anche Leopardi, nello “Zibaldone”, riflette sull’importanza del riposo e della contemplazione, suggerendo che il vero pensiero creativo nasca proprio nei momenti di apparente inattività.
La letteratura è ricca di esempi in cui l’ozio viene celebrato come condizione necessaria alla creazione artistica e alla rigenerazione interiore.
Dostoevskij ne “l’idiota” descrive la capacità di alcuni personaggi di osservare il mondo con uno sguardo contemplativo, quasi mistico, trovando nell’assenza di attività febbrile una via di accesso a verità più profonde.
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