“Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla
il presente controlla il passato.” — George Orwell, 1984
Nel tessuto invisibile delle nostre giornate, mentre
scorriamo passivamente gli aggiornamenti sui social, le notizie filtrate dai
grandi media e le narrazioni confezionate ad arte, si muove una forza tanto
silenziosa quanto pervasiva: la manipolazione dell'informazione.
Non si tratta più di censura plateale o di propaganda
bellicosa: oggi il controllo si manifesta come un raffinato gioco di riflessi,
simile al Velo di Maya di schopenhaueriana memoria, un’illusione che separa
l’uomo dalla verità.
Il Velo di Maya, nella filosofia orientale e poi nella
rilettura occidentale di Schopenhauer, rappresenta l’illusione percettiva che
impedisce all’essere umano di vedere la realtà ultima delle cose. Tutto ciò che
percepiamo con i sensi è una rappresentazione, non la verità: siamo immersi in
un mondo fenomenico che ci allontana dall'essenza profonda del reale.
Solo attraverso un percorso di consapevolezza possiamo
sollevare quel velo e accedere alla conoscenza autentica.
Nel mondo iperconnesso, informare non è più sinonimo di
illuminare, ma spesso coincide con formare – nel senso più plastico del
termine. Le menti vengono modellate, orientate, pacificate o agitate a seconda
degli interessi di poteri non sempre visibili.
E proprio come nella Medicina Tradizionale Cinese (MTC),
dove il flusso dell’energia (Qi) può essere bloccato o diretto per ottenere
determinati effetti sul corpo, allo stesso modo i flussi informativi vengono
canalizzati per plasmare la coscienza collettiva.
“Il Tao che può essere detto
non è il vero Tao.” — Tao Te Ching, Lao Tzu
La saggezza orientale ci offre una chiave interpretativa
sottile ma potente: non tutto ciò che appare è reale, e ciò che è reale non
sempre appare. In un contesto dove l’opinione pubblica è nutrita a colpi di
titoli sensazionalistici e frame narrativi binari, la complessità viene
sistematicamente espulsa. Il pensiero critico si atrofizza. È la
semplificazione il primo atto della manipolazione.
La MTC insegna che per curare un malessere bisogna
intervenire sulle cause profonde, spesso invisibili. Eppure, la comunicazione
contemporanea sembra operare al contrario: ignora le radici per bombardare i
sintomi. Le paure collettive vengono alimentate ad arte, le emozioni orientate
come aghi d’agopuntura su punti nevralgici del corpo sociale. È un’agopuntura
emotiva e narrativa, fatta non di aghi ma di parole, immagini, omissioni.
Il controllo non avviene più solo con la forza, ma
attraverso la costruzione del consenso, come osservava Antonio Gramsci. La
cultura dominante diventa senso comune, e la narrazione egemone si trasforma in
verità auto-evidente. I contenuti più virali non sono necessariamente i più
veri, ma quelli che rispondono meglio alle logiche del mercato dell'attenzione.
“I fatti non cessano
di esistere perché vengono ignorati.” — Aldous Huxley, Il mondo nuovo
Nel nuovo ecosistema mediatico, dominato da algoritmi e da
una costante sete di attenzione, la narrazione è sovrana. Ogni fatto viene
incapsulato in uno storytelling, trasformato in “contenuto” da consumare
rapidamente, digerire emotivamente e dimenticare subito dopo. La realtà diventa
secondaria rispetto alla sua rappresentazione. Come sosteneva Guy Debord,
viviamo in una società dello spettacolo, dove “tutto ciò che era vissuto
direttamente si è allontanato in una rappresentazione”.
Ma non basta sapere che il velo esiste. Occorre
smascherarlo. La vera rivoluzione, oggi, è epistemologica: è la lotta per la
qualità dell’attenzione. Come insegna il Chan (Zen cinese), l’essenza del
risveglio è vedere chiaramente, contemplare senza giudizio. In un mondo che
vive di reattività, la contemplazione è un atto eversivo.
Il Qi dell'Informazione Nel sistema dei meridiani della MTC,
i blocchi energetici causano malattia. E così accade anche nel corpo della
società: quando l’informazione non scorre liberamente, si ammala la democrazia,
si atrofizza la libertà interiore. Le parole, se distorte o manipolate,
diventano tossine. Il Qi dell’informazione è la verità dinamica, sempre in
movimento, mai assoluta. Ma deve poter fluire.
“Il saggio è come l’acqua: flessibile, trasparente,
indispensabile.” — Zhuangzi
Eppure, i media mainstream spesso si comportano come diga,
non come fiume. Regolano il flusso, decidono cosa può passare e cosa deve restare
in ombra. Il risultato? Una massa sempre più polarizzata, priva di bussola
interiore, soggetta a emozioni indotte e incapace di discernere l'origine di
ciò che crede.
A ciò si aggiunge la manipolazione algoritmica: ciò che
vediamo online è già filtrato, selezionato, cucito su misura per rinforzare le
nostre credenze. Le cosiddette filter bubbles e camere dell’eco creano un
cortocircuito epistemico. Il mondo diventa una conferma continua di sé stesso.
Lo specchio infranto “L’uomo è ciò che pensa tutto il
giorno.” — Ralph Waldo Emerson
Se i pensieri sono alimentati da ciò che leggiamo,
ascoltiamo, vediamo, allora chi controlla i contenuti controlla l’identità. Ma
l’identità non è una prigione: è un campo di battaglia. La libertà non consiste
nell’essere informati, ma nell’essere capaci di scegliere tra le informazioni.
E per scegliere, bisogna vedere.
Come insegnava il Buddha, la via verso l’illuminazione passa
per la retta visione – che non è solo vedere ciò che accade, ma vedere come
accade, perché accade, a chi giova.
Allora, forse, spezzare il Velo di Maya non è solo un atto
filosofico, ma politico. E spirituale. Perché in un mondo dove tutto è
manipolazione, la vera resistenza è il discernimento. Il vero atto
rivoluzionario è restare svegli.
“La mente è tutto. Ciò che pensi, diventi.” — Buddha
“Conosci te stesso, e conoscerai l’universo e gli dei.” —
Iscrizione del tempio di Delfi
“Non cercare la verità, smetti solo di nutrire opinioni.” —
Seng-ts’an, Versi sulla Fede nella Mente
Bibliografia essenziale
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- Lao
Tzu. Tao Te Ching. Trad. contemporanee, 2023.
- Seng-ts’an.
Versi sulla Fede nella Mente. Commentari 2020-2024.
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