martedì 10 giugno 2025

Il Velo di Maya 2.0 — Controllo dell'informazione e manipolazione delle menti nell'era mediatica




“Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato.” — George Orwell, 1984

 

Nel tessuto invisibile delle nostre giornate, mentre scorriamo passivamente gli aggiornamenti sui social, le notizie filtrate dai grandi media e le narrazioni confezionate ad arte, si muove una forza tanto silenziosa quanto pervasiva: la manipolazione dell'informazione.

Non si tratta più di censura plateale o di propaganda bellicosa: oggi il controllo si manifesta come un raffinato gioco di riflessi, simile al Velo di Maya di schopenhaueriana memoria, un’illusione che separa l’uomo dalla verità.

 

Il Velo di Maya, nella filosofia orientale e poi nella rilettura occidentale di Schopenhauer, rappresenta l’illusione percettiva che impedisce all’essere umano di vedere la realtà ultima delle cose. Tutto ciò che percepiamo con i sensi è una rappresentazione, non la verità: siamo immersi in un mondo fenomenico che ci allontana dall'essenza profonda del reale.

 

Solo attraverso un percorso di consapevolezza possiamo sollevare quel velo e accedere alla conoscenza autentica.

 

Nel mondo iperconnesso, informare non è più sinonimo di illuminare, ma spesso coincide con formare – nel senso più plastico del termine. Le menti vengono modellate, orientate, pacificate o agitate a seconda degli interessi di poteri non sempre visibili.

 

E proprio come nella Medicina Tradizionale Cinese (MTC), dove il flusso dell’energia (Qi) può essere bloccato o diretto per ottenere determinati effetti sul corpo, allo stesso modo i flussi informativi vengono canalizzati per plasmare la coscienza collettiva.

 

“Il Tao che può essere detto non è il vero Tao.” — Tao Te Ching, Lao Tzu

La saggezza orientale ci offre una chiave interpretativa sottile ma potente: non tutto ciò che appare è reale, e ciò che è reale non sempre appare. In un contesto dove l’opinione pubblica è nutrita a colpi di titoli sensazionalistici e frame narrativi binari, la complessità viene sistematicamente espulsa. Il pensiero critico si atrofizza. È la semplificazione il primo atto della manipolazione.

 

La MTC insegna che per curare un malessere bisogna intervenire sulle cause profonde, spesso invisibili. Eppure, la comunicazione contemporanea sembra operare al contrario: ignora le radici per bombardare i sintomi. Le paure collettive vengono alimentate ad arte, le emozioni orientate come aghi d’agopuntura su punti nevralgici del corpo sociale. È un’agopuntura emotiva e narrativa, fatta non di aghi ma di parole, immagini, omissioni.

 

Il controllo non avviene più solo con la forza, ma attraverso la costruzione del consenso, come osservava Antonio Gramsci. La cultura dominante diventa senso comune, e la narrazione egemone si trasforma in verità auto-evidente. I contenuti più virali non sono necessariamente i più veri, ma quelli che rispondono meglio alle logiche del mercato dell'attenzione.

 

 “I fatti non cessano di esistere perché vengono ignorati.” — Aldous Huxley, Il mondo nuovo

 

Nel nuovo ecosistema mediatico, dominato da algoritmi e da una costante sete di attenzione, la narrazione è sovrana. Ogni fatto viene incapsulato in uno storytelling, trasformato in “contenuto” da consumare rapidamente, digerire emotivamente e dimenticare subito dopo. La realtà diventa secondaria rispetto alla sua rappresentazione. Come sosteneva Guy Debord, viviamo in una società dello spettacolo, dove “tutto ciò che era vissuto direttamente si è allontanato in una rappresentazione”.

 

Ma non basta sapere che il velo esiste. Occorre smascherarlo. La vera rivoluzione, oggi, è epistemologica: è la lotta per la qualità dell’attenzione. Come insegna il Chan (Zen cinese), l’essenza del risveglio è vedere chiaramente, contemplare senza giudizio. In un mondo che vive di reattività, la contemplazione è un atto eversivo.

 

Il Qi dell'Informazione Nel sistema dei meridiani della MTC, i blocchi energetici causano malattia. E così accade anche nel corpo della società: quando l’informazione non scorre liberamente, si ammala la democrazia, si atrofizza la libertà interiore. Le parole, se distorte o manipolate, diventano tossine. Il Qi dell’informazione è la verità dinamica, sempre in movimento, mai assoluta. Ma deve poter fluire.

 

“Il saggio è come l’acqua: flessibile, trasparente, indispensabile.” — Zhuangzi

 

Eppure, i media mainstream spesso si comportano come diga, non come fiume. Regolano il flusso, decidono cosa può passare e cosa deve restare in ombra. Il risultato? Una massa sempre più polarizzata, priva di bussola interiore, soggetta a emozioni indotte e incapace di discernere l'origine di ciò che crede.

 

A ciò si aggiunge la manipolazione algoritmica: ciò che vediamo online è già filtrato, selezionato, cucito su misura per rinforzare le nostre credenze. Le cosiddette filter bubbles e camere dell’eco creano un cortocircuito epistemico. Il mondo diventa una conferma continua di sé stesso.

 

Lo specchio infranto “L’uomo è ciò che pensa tutto il giorno.” — Ralph Waldo Emerson

 

Se i pensieri sono alimentati da ciò che leggiamo, ascoltiamo, vediamo, allora chi controlla i contenuti controlla l’identità. Ma l’identità non è una prigione: è un campo di battaglia. La libertà non consiste nell’essere informati, ma nell’essere capaci di scegliere tra le informazioni. E per scegliere, bisogna vedere.

 

Come insegnava il Buddha, la via verso l’illuminazione passa per la retta visione – che non è solo vedere ciò che accade, ma vedere come accade, perché accade, a chi giova.

Allora, forse, spezzare il Velo di Maya non è solo un atto filosofico, ma politico. E spirituale. Perché in un mondo dove tutto è manipolazione, la vera resistenza è il discernimento. Il vero atto rivoluzionario è restare svegli.

 

“La mente è tutto. Ciò che pensi, diventi.” — Buddha

“Conosci te stesso, e conoscerai l’universo e gli dei.” — Iscrizione del tempio di Delfi

“Non cercare la verità, smetti solo di nutrire opinioni.” — Seng-ts’an, Versi sulla Fede nella Mente

 

Bibliografia essenziale

 

  • Pariser, E. (2021). The Filter Bubble: What the Internet Is Hiding from You. Penguin.
  • Han, B.-C. (2020). La società senza dolore. Perché abbiamo bandito la sofferenza dalle nostre vite. Einaudi.
  • Harari, Y. N. (2020). 21 lezioni per il XXI secolo. Bompiani.
  • Zuboff, S. (2020). Il capitalismo della sorveglianza. Luiss University Press.
  • Morozov, E. (2022). Contro l'algoritmo: Potere, politica e democrazia nell'era digitale. Laterza.
  • Debord, G. (2023, ried.). La società dello spettacolo. Castelvecchi.
  • Natour, M. (2021). Energia e informazione nella Medicina Tradizionale Cinese. Amal Edizioni.
  • Sun, M. & Li, W. (2023). "Media Control and Qi Flow: A Comparative Study of Information and Traditional Chinese Medicine". Journal of Alternative Cultural Studies.
  • Floridi, L. (2020). Etica dell'intelligenza artificiale. Raffaello Cortina.
  • Crouch, C. (2021). Post-democrazia. Laterza.
  • Murgia, M. (2022). Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire più. Einaudi.
  • McChesney, R. W. (2021). Digital Disconnect: How Capitalism Is Turning the Internet Against Democracy. The New Press.
  • Gramsci, A. (2020, ried.). Quaderni del carcere. Einaudi.
  • Lao Tzu. Tao Te Ching. Trad. contemporanee, 2023.
  • Seng-ts’an. Versi sulla Fede nella Mente. Commentari 2020-2024.

 

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