“Là dove si posa l’ago, si risveglia l’energia.” — Aforisma della Medicina Tradizionale Cinese
Nel gesto millenario dell’agopuntura, l’ago entra nel corpo non per ferire, ma per guarire, per riequilibrare ciò che è in eccesso o in difetto. Allo stesso modo, anche un tatuaggio o un piercing toccano la pelle e la attraversano. Ma a differenza dell’ago terapeutico (praticato dai medici esperti di agopuntura), che segue meridiani invisibili tracciati dallo spirito del mondo, le moderne pratiche estetiche spesso ignorano la mappa energetica dell’essere umano.
Eppure, possono risvegliare — consciamente o no — potenze profonde, archetipi, memorie cellulari.
Questo post, dove penso di attirarmi le inimicizie di molti, ha lo scopo di esplorare la relazione, sottile e mai neutra, tra le filosofie orientali, la Medicina Tradizionale Cinese (MTC) e le modificazioni corporee come tatuaggi e piercing: gesti estetici, ma anche rituali contemporanei che talvolta entrano in risonanza (o in contrasto) con il paesaggio invisibile del Qi.
Il corpo è un tempio per molte religioni e filosofie, ma anche una mappa.
Nel pensiero orientale, il corpo non è solo materia. È sacro, vivo, percorso da correnti di energia vitale (Qi), che fluiscono lungo canali chiamati meridiani. Ogni punto del corpo è in risonanza con un organo, un’emozione, un ciclo cosmico.
Per la MTC, bucare o incidere la pelle non è mai neutro. Ogni punto è come un’intersezione in una rete autostradale: colpirla può attivare o bloccare il flusso.
I piercing, ad esempio, spesso colpiscono zone ricche di punti riflessi: la lingua (collegata a Cuore e Milza), l’ombelico (punto centrale dell’energia ancestrale), il naso (punto del meridiano di Vescica o Stomaco, secondo il lato). I tatuaggi invece permanendo sulla pelle possono — secondo alcune scuole taoiste — interferire con lo scambio tra interno ed esterno, alterando il “respiro della pelle” (pi qi), importante per l’equilibrio di Wei Qi, l’energia difensiva.
Ma può un tatuaggio, se realizzato con consapevolezza, diventare invece simbolo di guarigione? In alcune culture orientali, sì.
I tatuaggi rituali e simboli sacri a volte possono diventare sulla pelle il racconto del proprio spirito.
In molte culture asiatiche antiche (come i Dayak del Borneo o le tribù Thai del nord), il tatuaggio era un rito sacro, non estetico. Il Sak Yant tailandese, ad esempio, è un tatuaggio eseguito da monaci buddisti che incorpora mantra e geometrie sacre. È creduto proteggere, rafforzare, guidare. In questo caso, il simbolo inciso sulla pelle è un sigillo: lo yin e lo yang, la tigre e l’Hanuman, diventano spiriti guida.
Questa visione risuona con i principi taoisti: l’intenzione (Yi), che guida il gesto, è più importante del gesto stesso. Se il tatuaggio è carico di significato, se nasce da un bisogno dell’anima, può persino attivare un processo trasformativo.
Ma come? Dipende prima di tutto da chi te lo pratica, dalla
scelta del luogo dove la rappresentazione viene emanata e anche dal momento preciso in cui viene realizzata sia in termini di periodo che di cicli circadiani.
Il piercing, invece, è spesso vissuto come atto di ribellione, di affermazione, talvolta di dolore catartico.
Ma la medicina cinese chiede: “dove?” e “perché lì?”
Facciamo alcune riflessioni.
Il sopracciglio attraversa il meridiano della Vescicola
Biliare: energia decisionale, coraggio, ma anche rancore.
Il capezzolo è una zona ricca di punti del meridiano dello
Stomaco e del Cuore: il piercing può interferire con l’equilibrio emozionale,
soprattutto in donne con cicli irregolari o difficoltà affettive.
L’ombelico è considerato il centro del corpo (Shenque):
bucarlo potrebbe alterare l’equilibrio dell’energia prenatale, secondo alcune
scuole di MTC e Qi Gong (ho conosciuto una nota agopuntrice che basa tutto il
suo lavoro quasi esclusivamente su pochi punti intorno all’ombelico).
Il rischio non è solo fisico (infiammazioni, cicatrici), ma energetico. Tuttavia, alcune pratiche tribali usavano i piercing in contesti rituali, per passaggi iniziatici, liberazione da traumi o blocchi. Il dolore era mezzo di risveglio, non moda.
Secondo poi l’auricoloterapia — branca della MTC e medicina riflessa — l’orecchio rappresenta l’intero corpo umano in miniatura, come un feto capovolto. Ogni sua zona corrisponde a un organo, una funzione, un’emozione. Non è un caso che nell’antichità l’orecchio fosse oggetto di particolare attenzione: la MTC ci insegna ad applicarvi semi, aghi, pressione, per modulare funzioni profonde come il sonno, la digestione, l’ansia.
Il punto Shen Men, uno dei principali calmanti del sistema nervoso, viene spesso attraversato dai piercing nella cartilagine superiore.
I punti del rene, del fegato e del polmone,
localizzati nel padiglione centrale, possono essere compromessi da piercing o
orecchini multipli.
Il punto Zero, punto di riequilibrio generale, vicino
al trago, è spesso soggetto a stimolazioni inconsapevoli tramite orecchini
decorativi.
Un orecchino o un piercing, se posizionato in una zona sensibile, può dunque alterare — anche cronicamente — la funzione riflessa. Alcune persone riportano insonnia, agitazione o disturbi digestivi inspiegabili che migliorano una volta rimosso il gioiello e trattata la zona con tecniche riequilibranti (magneti, cromoterapia auricolare, moxa o digitopressione).
In medicina orientale, l’orecchio è anche sede dell’energia del Rene — radice della vita — e riceve il riflesso dell’energia prenatale. Per questo i taoisti considerano l’orecchio una zona da proteggere, non da forare.
Dunque il corpo è una pergamena o un tempio inviolabile?
Il buddhismo, in molte sue correnti (soprattutto Mahayana e Zen), tende a scoraggiare le modificazioni corporee non necessarie. Il corpo è un veicolo: non va né idolatrato né mutilato.
Il taoismo è più fluido, ma invita a mantenere il corpo come
lo si è ricevuto, perché ogni parte ha uno scopo nella circolazione del Qi e
nel processo alchemico interiore.
Eppure, nelle correnti contemporanee del pensiero orientale, si fa strada una lettura più libera: se un simbolo sulla pelle aiuta a trasformare un dolore in un percorso, allora ha valore: non il segno in sé, ma il viaggio che rappresenta. E questo apre a riflessioni contemporanee che possano andare a braccetto con le mode.
In alcune terapie integrate, come la riflessologia energetica, la cromopuntura o l’uso dei diapason, si è osservato che tatuaggi o piercing in specifici punti possono alterare la risposta del corpo. Un tatuaggio su Ren Mai (il meridiano anteriore centrale) può influenzare l’energia sessuale e creativa. Un piercing sulla lingua può disturbare la comunicazione profonda, il dialogo con sé.
In questi casi, si possono usare trattamenti complementari: biorisonanza, trattamenti auricolari, campi elettromagnetici pulsati, oppure tecniche di Qi Gong per riequilibrare.
Serve consapevolezza, prima di tutto.
In definitiva, la MTC non demonizza. Osserva. Interroga. Chiede: “perché hai scelto quel simbolo?”, “perché quel punto del corpo?”. Se la risposta è profonda, il gesto può essere integrato. Se, al contrario, nasce solo dalla moda, potrebbe squilibrare.
La medicina orientale invita a trasformare il corpo in un mandala: ogni atto, ogni segno, ogni foro diventa sacro solo se consapevole.
La pelle è sempre la frontiera tra visibile e invisibile, tra esteriore ed interiore, come scriveva Italo Calvino, “tutto ciò che tocca la superficie è solo l’inizio di un viaggio sotterraneo.”
La pelle, per l’Oriente, è un confine sottile tra mondo interno ed esterno, tra l’essere e il divenire; tatuarla, forarla, modificarla non è mai un gesto banale.
È un atto rituale, che merita ascolto e rispetto.
Unire saggezza antica e libertà moderna richiede attenzione. Ma può aprire, se fatto in consapevolezza, la porta a una nuova forma di cura: quella che passa attraverso il segno, il simbolo, il dolore che si fa medicina.
In un’epoca che ci spinge a imprimere sull’esterno ciò che forse non sappiamo ancora nominare dentro, tatuaggi e piercing diventano mappe di un viaggio interiore, segni visibili di domande invisibili. Ma ogni segno inciso sulla pelle risuona, amplifica o disturba una nota profonda del nostro organismo sottile.
La Medicina Tradizionale Cinese come abbiamo già detto, non
giudica, ma invita all’ascolto. Non nega il simbolo, ma chiede consapevolezza: quale
energia stai attivando? quale memoria stai risvegliando?
La pelle, confine tra il mondo e il sé, può essere portale di guarigione o barriera al fluire del Qi.
Forse non è il tatuaggio a curare o ferire, ma l’intento che
lo guida. Forse non è il piercing a squilibrare, ma il silenzio con cui lo
attraversiamo.
Tra pelle e spirito, tra ago e segno, resta una domanda antica: cosa vuoi davvero raccontare al tuo corpo?
Vuoi capire se un tatuaggio o un piercing stanno interferendo con il tuo equilibrio energetico?
Scopri come la Medicina Tradizionale Cinese può aiutarti a leggere i segni
sulla pelle come messaggi del corpo.
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Il corpo ha memoria. Ascoltarlo è il primo
passo verso la guarigione.
Bibliografia
- Zhang, Y., et al. (2021). The Meridian System and Biofield Hypothesis: A Review of Empirical Evidence. Journal of Integrative Medicine, 19(2), 87–94.
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- Chen, H., & Tao, Y. (2023). Traditional Chinese Medicine and the Energetic Impacts of Body Piercing. Journal of Eastern Healing Arts, 18(1), 56–68.
- Nguyen, V. T. (2021). Tattoos as Spiritual Expression in Southeast Asian Cultures. Asian Ritual Studies, 33(2), 102–117
- Rossi, E., & Da Lio, G. (2020). Le mappe del corpo: MTC e pratiche somatiche. Edizioni Mediterranee.
- Nakamura, T. (2024). Modern Aesthetics Meets Ancient Energy Systems. Asian Body-Mind Integration Journal, 9(3), 74–89.
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