giovedì 30 settembre 2010

Pensiero del fine settimana

Impara a sedere in silenzio, a riposo,
senza lottare con te stesso, rilassato.
Ricorda, non assumere posizioni yoga:
implicano uno sforzo costante: non è necessario.
Siedi in modo da sentirti rilassato,
anche una sedia andrà bene.
La postura non è importante,
ciò che conta è il riposo interiore.
Riposa...e quando in te si accumula energia,
inizia a essere creativo.
Dipingi, canta, danza, fa' qualsiasi cosa ti senti per rendere questo mondo
un po' più bello, un po' più caldo.
Noi dobbiamo creare un paradiso sulla terra.

Osho (da “Buddha. Le carte del risveglio.”)
ringrazio Anna per la segnalazione

martedì 28 settembre 2010

Internet e la memoria

Cinzia Leone in un suo recente articolo su “Il Riformista” si interroga di come Internet e il mondo dei computer si stiano appropriando della nostra memoria. Basti pensare alla montagna di dati che non siamo più costretti a ricordare perchè con un semplice click del mouse li possiamo richiamare e archiviare per la vita.
Al contrario, basta un guasto per perdere tutti i file e la cosa peggiore è che non riusciremo più a recuperarli.
Come fare per non perdere l’uso della nostra memoria? Un tempo i monaci benedettini trascrivevano lo scibile dedicando una vita allo stilo e al calamaio. Oggi siamo sommersi da back-up e personal reminder. Ma se la natura ci ha dotati della possibilità di dimenticare, dall’altra, forse, dobbiamo riconquistare la capacità di memorizzare tramite un allenamento costante. Si potrebbe partire da piccoli esercizi o dalle poesie che la maestra ci dava da studiare tutti i sabati rovinandoci il fine settimana. E’ un modo per ricordare chi siamo senza l’aiuto della tecnologia.

domenica 26 settembre 2010

Invictus: una squadra per cambiare e vincere

Il film Invictus magistralmente diretto da Clint Eastwood parla dell’insediamento del Presidente Mandela nel suo nuovo Sud Africa e dei cambiamenti radicali richiesti a tutti.
La prima a dover affrontare questi cambiamenti è la squadra nazionale di rugby composta quasi esclusivamente da bianchi, ben diretti dal loro capitano, ma senza un grande ideale da raggiungere. È Mandela a fornirglielo: battersi per vincere la coppa del mondo.
Tra allenamenti estenuanti e incontri con gli abitanti dei quartieri neri più poveri , la squadra di rugby diventa ambasciatrice di questo nuovo Sud Africa in cui ognuno è chiamato, anche nel proprio piccolo, a contribuire.
Il sogno si realizza e nella vittoria della coppa in un Paese finalmente unito bianchi e neri festeggiano insieme per la prima volta.

A volte per cambiare serve una motivazione ben più grande di un obiettivo possibile: spesso le persone danno il meglio di sé quando la meta è difficile da raggiungere. Lo sforzo è notevole, ma come in questo film, se ognuno dà e riceve sostegno è possibile vincere. Per essere un buon leader non basta dare l’esempio, bisogna saper raccogliere e infondere ideali più grandi in chi non sa di averli.
La formazione come il Counseling ha questo dovere: fare emergere il meglio di noi stessi e consegnare alla vita persone nuove e positive.

venerdì 24 settembre 2010

Pensiero del fine settimana

Inspirando, calmo il corpo e la mente.
Espirando, sorrido.
Dimorando nel momento presente
so che questo è l'unico momento


Thich Nhat Hanh

ringrazio Milva per la segnalazione

martedì 21 settembre 2010

Cenofobia e comunicazione


In psicologia la paura del vuoto è definita “cenofobia”. Un altro termine che esprime lo stesso concetto è “Horror Vacui”.
La natura stessa si dice sia colpita da questa malattia che la porta a riempire gli spazi con quello che possiede in modo solido, liquido o gassoso: infatti,
in natura, non esiste spazio che non contenga almeno uno di questi elementi.

L’uomo non può essere da meno e per questa ragione ha imparato non solo a riempire gli spazi fisici e domestici con oggetti e suppellettili, ma anche quelli relazionali con il linguaggio e gli scritti togliendo all’esistenza uno spazio fondamentale: quello del silenzio.
Il risultato è un “rumore” continuo, sia visivo che auditivo, che rende più difficile comunicare, capire e capirci.


Il filosofo Gillo Dorfles parla proprio di questo nel suo “Horror Pleni, la (in)civiltà del rumore”. Questa estate ho letto questo libro tutto d’un fiato e lo consiglio soprattutto a chi lavora negli ambiti della comunicazione.

domenica 19 settembre 2010

Samurai Lab in ALDAI

Lo scorso 9 settembre sono stato invitato dall’Ing. Bramati e dall’Ing. Carugati di ALDAI a tenere al loro Gruppo Giovani un incontro sul tema “Virtu' guerriere per giovani manager. I samurai e la via della spada come modello di management e motivazione”. Moderatore della serata il Prof. Arnaldo Vanini.
Ringrazio tutti per la calorosa accoglienza, il grande interesse e le numerose domande che hanno animato la serata.
Pubblico qui i commenti che mi sono pervenuti ad oggi.

Carissimo Prof. Bianchi,
grazie a Lei per la bellissima serata e per i contributi culturali e gli stimoli manageriali che ha saputo suscitare nei partecipanti.
Ringrazio anche il Prof Vanini per la sensibile moderazione del dibattito e l'attento contributo alla gestione della serata.
Confido che questa occasione come quella precedende su Napoleone siano i primi passi di un lungo e fruttuoso cammino che il gruppo Giovani Aldai e Aldai tutta vuole fare con il vostro contributo.
Alla prossima (la Regola Benedettina?) e carissimi saluti.
Giovanni Carugati

"Ho molto apprezzato questa “incursione” in esperienze particolari e diverse dal quotidiano: soprattutto a certi livelli trovare fonti di ispirazione è la miglior operazione culturale che si possa fare!"
Lucia De Gasperi

"Serata piacevole e formativa al Duke di Milano con il Prof. Bianchi che ci ha spiegato i 7 valori dei Samurai. Valori utili e applicabili nella nostra vita quotidiana e nel nostro impegno di manager in azienda e nelle nostre associazioni. Auspicando altre occasioni di incontro.
Francesco Castelletti
Coordinatore Giovani dirigenti Federmanager

domenica 12 settembre 2010

L’armonia del cambiamento

“L’orchestra è un mondo: ognuno contribuisce con il proprio strumento e con il proprio talento. Per il tempo di un concerto siamo tutti uniti e suoniamo insieme nella speranza di arrivare a un suono magico e all’armonia”.

Queste sono alcune battute, tratte dal film “Il concerto”, del direttore d’orchestra Andrei Filipov deposto dal regime di Brežnev poco prima del momento del riscatto con se stesso e con la storia.
Tra ironia, colpi di scena e una trama grottesca e al limite del possibile il film ci dimostra che il sogno di un uomo se è condiviso dal suo gruppo, può produrre proprio grazie all’armonia, speranza e voglia di cambiamento. Ognuno con le sue capacità e possibilità concorre al risultato finale e, proprio come in un’azienda ben organizzata, si arriva a raggiungere l’obiettivo prefissato.
Il miracolo è sempre dietro alla porta, bisogna saperla aprire nel momento giusto.

giovedì 9 settembre 2010

Pensiero del fine settimana


Out of the night that covers me,
Black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be

For my unconquerable soul.

In the fell clutch of circumstance

I have not winced nor cried aloud.

Under the bludgeonings of chance

My head is bloody, but unbowed.

Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.
It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.

Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo
che va da un polo all'altro,

ringrazio gli dei
chiunque essi siano

per l'indomabile anima mia.

Nella feroce morsa delle circostanze

non mi sono tirato indietro
né ho gridato per l'angoscia.

Sotto i colpi d'ascia della sorte

il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l'Orrore delle ombre,

eppure la minaccia degli anni
mi trova,
e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.

Io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.

William Ernest Henley (1849-1903)

martedì 7 settembre 2010

L’uomo e i suoi simboli

“L’uomo usa la parola parlata o scritta per esprimere il significato di ciò che vuole comunicare. Il suo linguaggio è pieno di simboli, ma egli spesso fa anche uso di segni o di immagini che non sono descrittivi in senso stretto”.

Questo è l’incipit de “L’introduzione all’inconscio” di C.G. Jung tratto da “L’uomo e i suoi simboli” l’unico testo a carattere divulgativo che lo psicanalista svizzero abbia mai pubblicato.
I contributi di alcuni dei suoi allievi lo completano “modernizzando” le teorie di Jung arrivando fino ai giorni nostri.

Ho trovato questo libro molto interessante perché attraverso un’indagine molto profonda ci permette di capire molti dei malesseri che colpiscono l’uomo moderno.
Un testo fondamentale per chi è chiamato a capire gli altri avendone responsabilità in vari modi. Ve lo consiglio.