Come avrete notato "L'angolo di Tiziano" è in vacanza ma a settembre lo ritroverete sempre qui su formazionezero. Nel frattempo voglio proporvi questa bellissima poesia di Rabindarath Tagore (1861 - 1941)
I miei occhi ricevono la tranquillità del cielo,
ed ecco passare in me ciò che sente
un albero le cui foglie, semiaperte come coppe,
straripano di luce.
Un pensiero torna frequantemente nel mio cuore,
come questa bruma che sfiora i prati,
mescolandosi al mormorare dell'acqua,
agli stanchi sospiri della brezza.
Immagino di aver già vissuto nell'infinito
Delle cose di questo mondo e che, a questo infinito,
Il “Centro della montagna” e l’associazione “Shiatsu-Do” organizzano sabato 4 agosto 2012 “Ben.essere”: una giornata interamente dedicata alla cura del corpo e della mente.
In questa occasione, nel pomeriggio, a partire dalle 15:00, con il mio Samurai Lab potremo sperimentare insieme come le antiche tecniche di addestramento dei samurai possano aiutare a ritrovare equilibrio, motivazione, concentrazione per affrontare i problemi della vita odierna.
Il programma è molto ricco e prevede trattamenti Shiatsu, Reiki, dimostrazioni e lezioni collettive di Yoga, Taji-Chi, Qi Gong e Do-In. Senza dimenticare la cena Himalayana, la dimostrazione di Kung Fu e un suggestivo concerto di campane tibetane e hang.
La giornata terminerà con una meditazione guidata.
Un ottimo pretesto per preparaci bene alle vacanze e concederci uno spazio di riflessione, armonia, benessere alla ricerca della quiete interiore.
“Non c'è niente che faccia bene all'anima come l'arroganza punita.
Sono eventi rarissimi, ma da qualche tempo un po' meno rari di una volta, perché – con la crisi - la gente ha le scatole sempre più piene dei prepotenti”.
È Paolo Rumiz a parlarcene su “Il Piccolo”
descrivendo il fatto di cui è stato testimone sull’autostrada Milano Bergamo.
Situazione: intasamento, le auto sono ferme in colonna, tutti sono stanchi, spazientiti e in attesa di ripartire al più presto quando arriva un Suv guidato dal classico arrogante che, sulla corsia d’emergenza, vuole farsi strada a tutti i costi strombazzando a più non posso. Il suo clacson alla fine trova silenzio sotto i colpi decisi del crick di un operaio bergamasco estenuato dal rumore. “Ti sono piaciuto?” è tutto quello che il giustiziere ha da dire dopo aver semi distrutto il cofano del Suv mentre si solleva l’applauso corale degli astanti.
Non voglio prendere parti, ma detesto l’arroganza come qualsiasi persona “normale”.
L’arroganza: la incontro nei gruppi di discussione sui social network dove c’è sempre qualcuno che deve dimostrarti il suo valore assalendoti, in chi non rispetta la fila in banca o in posta, non onora le fatture o deve assolutamente darti consigli non richiesti, in chi si fa forte del proprio “grande ego”.
Forse, se fossi stato su quell’autostrada, non sarei stato zitto nemmeno io… ma non credo sia giusto arrivare al limite.
Negli incontri di counseling e nella formazione quello della pazienza è un tema ricorrente sul quale lavoro sempre molto. Tuttavia, affinché la pazienza abbia un senso, servono obiettivi identificati, dichiarati e condivisi, percorsi chiari e raggiungibili, risultati che premino durante il percorso.
Senza di questo è difficile sopportare le situazioni nelle quali l’arroganza la fa da padrone.
Del resto, come diceva Totò, “ogni limite ha una pazienza”
e per fortuna che questa volta era solo un crick su un clacson di un costoso SUV.
Ringrazio l’amico Enzo per avermi segnalato l’articolo del Piccolo e vi invito a fare altrettanto se trovate degli spunti interessanti che volete condividere con gli amici del blog qui su formazionezero.
Due uomini, entrambi molto malati, occupavano la stessa stanza
d’ospedale. A uno dei due uomini era permesso mettersi seduto sul letto
per un’ora ogni pomeriggio per aiutare il drenaggio dei fluidi dal suo
corpo.
Il suo letto era vicino all’unica finestra della stanza. L’altro uomo
doveva restare sempre sdraiato. Infine i due uomini fecero conoscenza e
cominciarono a parlare per ore. Parlarono delle loro mogli e delle loro
famiglie, delle loro case, del loro lavoro, del loro servizio militare e
dei viaggi che avevano fatto.
Ogni pomeriggio l’uomo che stava nel letto vicino alla finestra poteva
sedersi e passava il tempo raccontando al suo compagno di stanza tutte
le cose che poteva vedere fuori dalla finestra.
L’uomo nell’altro letto cominciò a vivere per quelle singole ore nelle
quali il suo mondo era reso più bello e più vivo da tutte le cose e i
colori del mondo esterno. La finestra dava su un parco con un delizioso
laghetto. Le anatre e i cigni giocavano nell’acqua mentre i bambini
facevano navigare le loro barche giocattolo. Giovani innamorati
camminavano abbracciati tra fiori di ogni colore e c’era una bella vista
della città in lontananza. Mentre l’uomo vicino alla
finestra descriveva tutto ciò nei minimi dettagli, l’uomo dall’altra
parte della stanza chiudeva gli occhi e immaginava la scena. In un caldo
pomeriggio l’uomo della finestra descrisse una parata che stava
passando.
Sebbene l’altro uomo non potesse sentire la banda, poteva vederla. Con
gli occhi della sua mente così come l’uomo dalla finestra gliela
descriveva. Passarono i giorni e le settimane. Un mattino l’infermiera
del turno di giorno portò loro l’acqua per il bagno e trovò il corpo
senza vita dell’uomo vicino alla finestra, morto pacificamente nel
sonno. L’infermiera diventò molto triste e chiamò gli inservienti per
portare via il corpo.
Non appena gli sembrò appropriato, l’altro uomo chiese se poteva
spostarsi nel letto vicino alla finestra. L’infermiera fu felice di fare
il cambio, e dopo essersi assicurata che stesse bene, lo lasciò solo.
Lentamente, dolorosamente, l’uomo si sollevò su un gomito per vedere per
la prima volta il mondo esterno. Si sforzò e si voltò lentamente per
guardare fuori dalla finestra vicina al letto. Essa si affacciava su un
muro bianco.
L’uomo chiese all’infermiera che cosa poteva avere spinto
il suo amico morto a descrivere delle cose così meravigliose al di fuori
da quella finestra. L’infermiera rispose che l’uomo era cieco e non
poteva nemmeno vedere il muro. “Forse, voleva farle coraggio.”
disse.
Epilogo: vi è una tremenda felicità nel rendere felici gli
altri, anche a dispetto della nostra situazione. Un dolore diviso è
dimezzato, ma la felicità divisa è raddoppiata. Se vuoi sentirti ricco conta le cose che possiedi che il denaro non può comprare. “L’oggi è un dono ed è per questo motivo che si chiama presente.”
Le energie si spengono, le speranze si affievoliscono sempre più lasciandoci inermi e vuoti di fronte alle situazioni alle quali non sappiamo più dare alcuna risposta: tutto diviene sgomento e buio svilendo la totalità dell’essere.
Questa è la disperazione: “l’abbandono della speranza di una salvezza”.
In psicoanalisi e psichiatria è una componente di tante "sindromi" di cui si parla sempre più spesso...
Ne parlo nel mio ultimo articolo su BrainFactor testata scientifica dedicata alla ricerca sul cervello e alle neuroscienze, registrata al Tribunale di Milano e certificata HONcode dalla Fondazione Health On the Net per l'affidabilità dell'informazione medica e indicizzata come rivista scientifica peer-reviewed nella Directory of Open Access Journals
Tante volte, anche da persone che non sanno una sola parola di latino, sentiamo dire “Carpe diem”. Ma che cos’è questo “Carpe diem”?
È una locuzione del poeta latino Orazio, e letteralmente significa "Cogli il giorno", normalmente tradotta in "Cogli l'attimo".
E' lo spunto per la riflessione che ci propone Tiziano oggi (clicca qui per leggere) che accompagno con uno spezzone un po' datato, ma sempre attuale tratto dal film "L'attimo fuggente".
La
crisi conferma la necessità di 'fare squadra' e saper usare i contatti che sono
sempre più veloci e spesso risolutivi. Ma se da una parte il web rappresenta
una grande opportunità, vista la facilità d’uso e la capacità pervasiva della
Rete, è bene fare qualche riflessione prima di pubblicare…
Ne
parlo in due articoli che sono stati pubblicati su Sindacato-Networkers.it, la prima piattaforma sindacale
interamente online rivolta ai professionisti e ai lavoratori dell'ICT.
Come sapete l'Abbazia di Praglia è da sempre la sede privilegiata del mio Abbey Programme.
Oggi però non voglio parlarvi di Abbey Programme, ma di un'iniziativa interessante organizzata dall'Abbazia stessa e riservata a giovani dai 18 ai 35 anni.
Dal 6 al 12 agosto chi è in questa fascia di età ed è interessato a conoscere maggiormente la vita monastica può sperimentarla direttamente in Abbazia. A Praglia infatti la comunità monastica propone "Ora et labora: silenzio, lavoro preghiera".
“Organizzazione-Qualita.com è un portale che nasce dall’esigenza del parlare di Qualità e Organizzazioni
in maniera diversa dai siti già disponibili, vuole essere uno universo dove
ognuno di noi dia testimonianza di come quotidianamente vive l’organizzazione
in cui opera; vedere la differenza che vi è tra il cercare di diffondere una
cultura della qualità rispettando norme specifiche e principi etici, e ciò che
si viene a creare quotidianamente nella normale gestione organizzativa
differenza tra norma e sua applicazione, Politica della Qualità, e realtà che
si viene a manifestare”.
Il 28 giugno scorso
Organizzazione-Qualità.com dedica un post al mio libro “Ora et Labora, la Regola benedettina applicata alle strategie d'impresa e al lavoro manageriale” definendolo
“pieno di idee finalizzate al miglioramento del percorso che ogni
capitano d’industria o manager quotidianamente intraprende all’interno della
sua organizzazione”.
Ringrazio Gianluca Gaggioli
responsabile del portale Organizzazione-Qualita.com dell’attenzione che mi ha voluto dedicare con
questa recensione.