venerdì 29 marzo 2013
martedì 26 marzo 2013
W la noia
"La privazione della noia potrebbe equivalere a
un grave impoverimento antropologico…Non è uno stato da combattere ma linfa per
la fantasia: ci insegna a scegliere, nell'oceano delle cose, ciò che per noi ha
significato".
Lo sostiene la Dr.ssa Belton scienziata inglese di chiara fama che si schiera
apertamente contro tutti quei genitori che contendono i loro figli al lento
fluire del tempo con ogni possibile attività ludica, sportiva o culturale.
Già Domenico Masi, nel suo libro "La fantasia e la concretezza", faceva un chiaro elogio dell’ "Ozio
creativo" quale spazio necessario all'uomo per ritemprarsi e soprattutto per
maturare quelle che saranno le scelte cruciali delle sua vita.
A quanto pare la frenesia nella quale siamo tutti immersi
e che ci risucchia inesorabilmente come un vortice non fa bene. Un amico
psicologo mi faceva notare come spesso le persone, pur di non ascoltarsi e
darsi soluzioni, si riempiono l'esistenza di cose da fare, rendendo tutto una
corsa contro il tempo. Una corsa che in realtà è una fuga da se stessi e dalla
profondità della propria anima.
Allora non ci resta che cogliere gli inviti e trovare e
ritagliarci degli spazi adatti a fermarci e, perché no?, ad annoiarci. Del
resto se questa noia produce pensiero creativo credo che per affrontare i tempi
che corrono ne serva molto:
- Non disprezziamo i momenti di noia, ma viviamoli come tali e come un lusso
- Rivalutiamo il tempo: se non sappiamo annoiarci che senso ha correre continuamente?
- Nella lentezza sviluppiamo la capacità di analizzare, intuire, essere sensibili a ciò che ci circonda
Fermarsi è capire veramente da cosa scappiamo: fissare
l'obiettivo da raggiungere è più concreto che ricercarlo in un oceano di cose
spesso mal fatte.
domenica 24 marzo 2013
La giusta attitudine
Sono convinto che chi ha un’attitudine positiva abbia maggiori possibilità, anche nei momenti bui, di trovare una via di uscita che lo aiuti a superare i suoi problemi ed è per questo che insisto molto nei miei interventi a ricercare positività ed energia.Sono anche convinto che questo aiuti, ma a volte non basti.Spesso Davide non vince Golia perché l’ingranaggio con cui si scontra è troppo grande e macchinoso e quel piccolo granellino che lo rappresenta viene spazzato via anche a causa di una visione erronea delle cose che contano per avere successo.La tendenza a mostrarci status symbol ricchi e potenti che escono indenni da tutte le situazioni grazie alla loro arroganza e sfacciataggine è spesso confusa con l’attitudine per essere vincenti. Esserlo credo sia ben altro.Quali sono allora le attitudini giuste per trionfare? Forse la prima è quella sulle cose, focalizzandoci sull’essenziale e diventando più saggi e non farcendoci abbindolare da falsi miti.
Madre Teresa di Calcutta diceva che “la felicità è dentro di noi e siamo felici perché amiamo, non perché siamo amati”.Forse potremmo partire da qui chiedendoci: Cosa ci rende veramente felici? Di cosa abbiamo veramente bisogno? Come posso essere utile agli altri? Cosa faccio per migliorare me stesso? Quanto ho ancora da imparare?
giovedì 21 marzo 2013
Pensiero del fine settimana
"Devi innanzitutto cercare la Pace in te stesso, è il primo passo per trovarla intorno a te. Prova a comprenderti, perdonarti, accettarti. Se dentro di te non esiste un minimo equilibrio, come puoi pretendere di trovarlo nel mondo?"
domenica 17 marzo 2013
Talenti nascosti
Tutti parlano di talenti e talenti nascosti, ma siamo mai andati alla radice di questa storia? Ne parlo su Networkers.it nel mio articolo "Talenti nascosti: una novella per riconoscerli".
Buona lettura.
giovedì 14 marzo 2013
L’angolo di Tiziano
Oggi con Tiziano si parla di autostima
con delle riflessioni che partono da un bellissimo racconto di Checov “L’uva
spina” che abbiamo avuto modo di leggere insieme nel secondo incontro sul
grande scrittore russo.
martedì 12 marzo 2013
Perché i manager sbagliano 2?
Nel
mio precedente post ho proposto alcuni spunti di riflessioni su ciò che porta i
manager a fallire. Oggi vorrei riflettere con voi sui possibili
modelli di fallimento.
1. Un
assetto mentale difettoso dei manager che distorce la percezione della realtà
esterna e quella dell’impresa. A volte la classe dirigente vive in un mondo
distante dai problemi concreti di tutti i giorni. Questo è un pericolo perché
ciò che fa sopravvivere un’impresa è la grande attenzione alla realtà in cui è
immersa.2. Atteggiamenti irrealistici che mantengono distorta la percezione dalla realtà: significa non sapersi calare nei contesti e nelle situazioni specifiche, non averne le competenze tecniche e umane necessarie e limitarsi solo ed esclusivamente a determinati parametri personali. È come guidare l’auto col paraocchi.
3. Un’interruzione del sistema di comunicazione destinato a gestire le informazioni urgenti: quando tutto diventa urgente ormai la nave non ha più rotta ed è difficilissimo manovrare. La comunicazione in un’impresa, come in qualsiasi ambito di relazione, è indispensabile: governare le relazioni significa saper scegliere le priorità dando spazio alle persone.
4. Alcune qualità della leadership che impediscono ai manager di modificare il loro comportamento: non possiamo pretendere flessibilità se non siamo flessibili noi per primi. Non c’è possibilità di cambiamento se non dimostriamo noi per primi di saperci adattare alle novità, anche rinunciando a qualcosa se necessario.
domenica 10 marzo 2013
Perché i manager sbagliano_1?
Se
errare è umano anche i manager non ne sono esenti, anzi. Propongo a partire da
questo post degli spunti di riflessione sulle cause che possono spingere dei
manager a fallire
1. I manager erano degli stupidi: sia
l’errore che la stupidità non sono un’esclusiva di una determinata classe: il problema,
allora, è di chi li scelti come manager.
2. I manager potrebbero non essere stati a
conoscenza di ciò che stava accadendo: ho sempre sostenuto che un buon
manager deve sempre essere a conoscenza di tutto ciò che accade soprattutto utilizzando
gli strumenti di delega. Quindi il delegato perché dovrebbe nascondere
qualcosa? Forse perché lui per primo non è all’altezza? Non serve sapere tutto
quello che succede se chi è stato posto in una posizione di controllo sa quello che fa.
3. C’è
stato un errore nell’esecuzione: può succedere; a volte la catena esecutiva
è talmente lunga che qualche intoppo è inevitabile o qualche maglia troppo
lenta, ma questo evidenzia la scelta di persone sbagliate nel posto sbagliato.
Saper scegliere è determinante e quando non si ha la possibilità di farlo
bisogna saper alimentare la professionalità e la motivazione.
4. I
manager non ci stanno provando abbastanza: le scelte strategiche per quanto
fondamentali sono comunque governate da uomini. Questi hanno il dovere di
investigare tutte le più svariate possibilità per trovare le soluzioni ai
problemi.
5. I
manager non avevano doti di leadership: leadership e management possono
andare a braccetto, ma sono due cose diverse. La prima stimola idee e
contenuti, forgia strategie e pensieri proattivi, la seconda ha il compito di
strutturare e organizzare. Spesso un buon leader non è manager e viceversa.
6. La
società non aveva le risorse necessarie: credo sia compito di un manager
crearle in continuazione in uno spirito di evoluzione e miglioramento continuo.
7. I
manager erano una manica di ladri: capita sempre più di frequente, ma come
per la stupidità nessuna classe ne è esente.
giovedì 7 marzo 2013
lunedì 4 marzo 2013
L’impresa del futuro?
Grazie a tutti per la partecipazione all’incontro di Monza
venerdì 1 marzo: eravate veramente in tanti e tutti molto interessati vista la
quantità e la qualità delle domande che ci avete rivolto.
La mia analisi del caso storico di Giobbe si innesta in una
mio filone di ricerca specifico il cui scopo è quello di evidenziare come, nel
ripetersi della storia, le soluzioni efficaci abbiano tutte lo stesso fondamento
per cui occorre saperle ri-applicare con consapevolezza.
Un sentito ringraziamento va anche ad Ambrogio Pennati e Marco
Mozzoni che mi hanno preceduto con le loro relazioni che permettono un’interessante
rilettura della crisi finanziaria e di come sia possibile mettere in pratica un
rinnovato agire collettivo per contrastare la crisi.
Non da ultimo grazie a Giulia Berruti per la sempre precisa
e puntuale organizzazione.
Il prossimo appuntamento è per giovedì 7 marzo alla Zucca
Rossa dove parlerò, e soprattutto sperimenteremo insieme, l’efficacia del
Counseling.
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