giovedì 26 marzo 2020

COVID 19 CON UN FEMORE ROTTO






Si può superare questa pandemia con un femore rotto? A quanto pare si.

Nei miei studi antropologici ricordo di aver letto un episodio successo durante una lezione di Margaret Mead, nota antropologa statunitense. 

Al termine di una sua conferenza le fu chiesto quale fosse stato a suo parere il primo segno di civiltà dell’esistenza umana.

Mentre tutti si aspettavo la descrizione di qualche utensile particolare, di una produzione agricola specifica o di una tecnica di allevamento o anche solo della scoperta della ruota, la Mead parlò di un femore rotto.

Cosa c’entra un femore rotto come esempio di civiltà? Molto.

In natura quando un animale è ferito rischia di essere predato: se non guarisce in fretta le sue possibilità di sopravvivenza sono limitatissime.
Immaginate poi se questo animale avesse un femore rotto. Questo significherebbe non potersi muovere, di conseguenza non potersi cibare ed essere ancora più vulnerabile.

Il primo esempio di civiltà è stato un “femore rotto guarito”.

Perché?

Perché significa che qualcuno durante la degenza si è preso cura di quel malato con il femore rotto, si è procurato il cibo e glielo ha preparato, lo ha accudito, lo ha difeso dalle intemperie e dalle difficoltà di ogni genere.

Covid 19 con un femore rotto.

Questa pandemia ci ha trovati impreparati lasciandoci sbigottiti, attoniti, impauriti: siamo tutti con un femore rotto.

Per questo abbiamo tutti bisogno di quella civiltà, di quel femore rotto guarito descritto dalla Mead: prenderci cura con le nostre possibilità e capacità non solo di noi stessi, ma anche degli altri.

Solo così potremo sopravvivere.

Non è impossibile. 
In questi pochi giorni ho sentito di aziende che si sono riconvertite per produrre e offrire prodotti necessari al combattere l’epidemia, sarte che regalano mascherine cucite al posto di camicie o vestiti, artigiani di ogni genere prestare opera gratuita nel costruire posti letto, volontari portare aiuto agli anziani, sanitari rientrare dalla pensione…

Questo è il vero femore rotto guarito: darsi da fare nel nostro piccolo per aiutarci a ripristinare la vita.

Ogni tanto mi affaccio alla finestra. Ho sempre adorato il silenzio, lo sapete. In questi giorni il silenzio dalla mia finestra è rotto dal pianto di un neonato: mi dà speranza.


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Paolo G. Bianchi
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