venerdì 17 ottobre 2025

Divide et impera. La frammentazione come dominio

 

 


“Divide et impera”: il motto latino, di probabile origine macchiavellica ma già presente nel pensiero di Polibio e di Giustino, ha attraversato i secoli come regola non scritta del potere. 

La sua essenza è semplice e crudele: dividere per governare. Il conflitto, creato ad arte, diventa strumento di controllo, mentre l’unità, che potrebbe rovesciare i rapporti di forza, viene sistematicamente incrinata.

Hannah Arendt ricordava: “Il dominio totale non mira soltanto a governare, ma a impedire che uomini diversi convivano e cooperino”.

Platone, nel Fedro, mette in guardia dai discorsi capaci di sedurre e dividere la polis. 

Machiavelli, ne Il Principe, ne esplicita la forza: mantenere i popoli in contrasto tra loro è strategia di sicurezza per chi governa. Shakespeare, nell’Otello, ci mostra come la manipolazione dei sentimenti divisi dall’astuzia di Jago distrugga la coesione e conduca alla rovina.

Goethe ammoniva: “Là dove si dividono le opinioni, nasce lo spazio per il potere”.

La letteratura ci insegna che le divisioni, se coltivate, diventano armi. 

Dostoevskij scriveva: “L’uomo a volte preferisce il dolore alla libertà”, e proprio su questo paradosso si fonda la logica della frammentazione.

In psicologia sociale, il principio si declina come “ingroup vs outgroup bias”: la tendenza a sentirsi parte di un gruppo, distinguendosi e opponendosi ad altri. Tajfel lo mostrò chiaramente: basta un minimo criterio arbitrario per creare ostilità.

Freud, in Psicologia delle masse, osservava: “La coesione interna di un gruppo cresce nella misura in cui cresce l’ostilità verso un nemico esterno”.

È qui che si comprende la profondità del motto latino: non solo frammentare, ma incatenare. 

Come scrisse Pascal: “Tutti gli uomini cercano la felicità, anche coloro che si impiccano”. La manipolazione delle masse parte da questo bisogno, per condurlo contro se stesso.

L’economia neoliberista si alimenta della competizione: lavoratori contrapposti, cittadini trasformati in consumatori antagonisti. In politica, il consenso si conquista con la polarizzazione: la semplificazione manichea “noi contro loro” diventa più efficace di ogni discorso di unità.

Nietzsche ammoniva: “Chi combatte i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro”.

Le masse divise sono docili perché stanche. La conflittualità continua impedisce la nascita di un progetto comune. È la logica della “guerra di tutti contro tutti” che Hobbes descriveva: “Homo homini lupus”.

E Orwell, in un secolo più vicino al nostro, ricordava in 1984: “Se vuoi un’immagine del futuro, immagina uno stivale che calpesta un volto umano – per sempre”.

La Medicina Tradizionale Cinese (MTC) si fonda sul principio opposto: l’armonia tra opposti. Yin e Yang non sono nemici, ma poli complementari. Dove il potere occidentale ha visto conflitto, la MTC ha letto relazione.

Il Neijing afferma: “Il medico che non conosce l’armonia di Yin e Yang non può curare le malattie”.

Laddove la politica spezza per controllare, la filosofia orientale invita a unire per guarire. Laozi diceva: “Il saggio non divide, ma unisce i cuori”. E Confucio aggiungeva: “L’armonia è il bene supremo della comunità”.

In termini psicoenergetici, la malattia è “divide et impera” incarnato nel corpo: rottura del dialogo, perdita dell’unità. La guarigione non è quindi che la restituzione dell’insieme.

Il buddhismo insegna che la dualità è illusione. La divisione nasce dalla mente, non dalla realtà. Nagarjuna scriveva: “Là dove vediamo separazione, vi è solo vacuità”.

In India, il concetto di advaita (non-dualità) sottolinea che il mondo non è scisso, ma uno. Gandhi lo aveva espresso con limpidezza politica: “La nonviolenza non è un vestito da indossare o togliere a piacere, è il respiro della nostra vita”.

In Giappone, il pensiero zen sottolinea che l’unità non si conquista, ma si riconosce. Bashō lo riassume in un haiku: “Il vecchio stagno – una rana si tuffa – il suono dell’acqua”.

Il motto “divide et impera” ha attraversato i secoli come chiave di dominio. È presente nella filosofia, nella politica, nella psicologia e nell’economia. Ma le filosofie orientali e la MTC ci ricordano che l’unità è la vera forza, che l’armonia è medicina, e che il dominio basato sulla divisione è fragile perché costruito sulla paura.

Tolstoj scriveva: “Tutti vogliono cambiare il mondo, ma pochi vogliono cambiare se stessi”.

E forse il compito più urgente non è opporsi alle divisioni dall’esterno, ma guarire le fratture dentro di noi, affinché non siano più strumenti di dominio, ma vie verso una nuova armonia.

La sfida che ci attende non è solo intellettuale, ma esistenziale: imparare a riconoscere le strategie di frammentazione che ci vengono imposte, resistere alle logiche di separazione e coltivare spazi di dialogo autentico. Ognuno di noi, nel proprio quotidiano, può praticare un atto di unità: ricucire, riconciliare, ascoltare.

Solo così, trasformando il motto “divide et impera” in “connetti e risuona”, sarà possibile creare comunità più forti e individui più liberi.

Come? Partendo da noi stessi

 

Bibliografia

  • Arendt, H. (2021). Le origini del totalitarismo. Milano: Feltrinelli.
  • Confucio (2020). Dialoghi. Milano: Mondadori.
  • Dostoevskij, F. (2022). I demoni. Milano: BUR.
  • Freud, S. (2020). Psicologia delle masse e analisi dell’Io. Torino: Bollati Boringhieri.
  • Gandhi, M. K. (2021). Teoria e pratica della nonviolenza. Roma: Newton Compton.
  • Hobbes, T. (2021). Leviatano. Roma: Carocci.
  • Huangdi Neijing (2020). Il classico di medicina interna dell’Imperatore Giallo. Milano: Mimesis.
  • Laozi (2021). Tao Te Ching. Torino: Einaudi.
  • Machiavelli, N. (2022). Il Principe. Milano: Garzanti.
  • Nagarjuna (2021). Fondamenti della via di mezzo. Roma: Astrolabio.
  • Nietzsche, F. (2021). Al di là del bene e del male. Milano: Adelphi.
  • Orwell, G. (2021). 1984. Milano: Mondadori.
  • Pascal, B. (2020). Pensieri. Milano: Garzanti.
  • Platone (2021). Fedro. Torino: Einaudi.
  • Shakespeare, W. (2022). Otello. Milano: BUR.
  • Tolstoj, L. (2021). Confessioni e altri scritti religiosi. Milano: Feltrinelli.

 

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