martedì 18 novembre 2025

panem et circenses 2.0

 


Immagina una piazza gremita: luci, musica, applausi, schermi giganti che annunciano lo spettacolo. Tra la folla, pochi pensano davvero a chi manovra le leve dietro quel sipario. Eppure, come scriveva Giovenale, “panem et circenses”. 

 

Nel XXI secolo il pane è diventato binge-watching e notifiche push, i giochi sono reality, feed infiniti, e la distrazione è la nuova forma di consenso. Ci lasciamo cullare da una cascata di stimoli che addolcisce il pensiero critico, mentre l’apparenza prende il posto della sostanza; ma cosa perdiamo, quando cediamo al fascino del circo?

 

Il poeta latino criticava un popolo che aveva smesso di chiedere virtù, accontentandosi di pane e spettacolo. Da allora, le arene si sono moltiplicate, trasformandosi in schermi e palcoscenici digitali o molto più semplicemente dibattiti televisivi senza arte né parte e intrattenimenti senza alcun impegno. 

 

La piazza oggi è virtuale, ma il meccanismo è identico: si offre intrattenimento per non far pensare. Platone lo aveva già intuito nella metafora della caverna — “siamo prigionieri delle ombre che più ci piacciono, e scambiamo la luce riflessa per verità”. 

 

Nietzsche avrebbe detto che “ogni epoca ha le sue maschere”, e le nostre sono fatte di pixel e dopamina. 

 

Gramsci lo spiegò in chiave sociale: “l’egemonia non si impone solo con la forza, ma con la cultura, con ciò che ci seduce e ci tranquillizza”.

 

Marcuse, nel Novecento, parlava di “società unidimensionale”, dove l’uomo confonde il bisogno con il consumo e la libertà con il divertimento.

 

E la politica? Oggi non distribuisce più pane e giochi nel senso letterale, ma utilizza strumenti ben più sofisticati. La propaganda è diventata narrazione, la menzogna è branding, l’informazione è intrattenimento. Il potere non si impone: si insinua. Non vieta la verità, la devia. La politica mondiale odierna (tutta) ormai orchestra la realtà attraverso sistemi di comunicazione che confondono emozione e ragione, costruendo consensi basati su paura, indignazione e desiderio. 

 

Come in una grande regia, l’attenzione pubblica è direzionata dove serve: mentre le crisi reali si spostano dietro le quinte, i riflettori illuminano scandali, slogan, false contrapposizioni. È la stessa dinamica che già Platone denunciava: chi controlla le ombre, controlla la percezione della realtà.

 

In questo panorama globale, la “post-verità” non è un incidente, ma una strategia. La parola viene manipolata, l’immagine amplificata, il silenzio programmato. Si alimenta l’emotività collettiva, si esaspera il conflitto, si semina confusione. 

 

È una forma moderna di “circenses”, dove l’indignazione diventa intrattenimento, e il pensiero critico, un fastidio da marginalizzare. 

 

Come direbbe il Buddha, “tutto ciò che distrae dalla retta visione è illusione”; e Lao Tzu avrebbe ricordato che “quanto più le leggi e i decreti si moltiplicano, tanto più cresce il disordine”.

 

L’Oriente ci offre una chiave alternativa: il ritorno alla presenza. 

 

Lao Tzu ammoniva: “Chi conosce gli altri è sapiente; chi conosce sé stesso è illuminato.” Ma come conoscere sé stessi, se la mente è costantemente dispersa? Il Buddhismo parla di samsāra, il ciclo delle illusioni, dove ogni distrazione ci allontana dal risveglio. E il Taoismo, con il principio di Wu Wei, insegna il non-fare consapevole: non passività, ma presenza nel flusso della realtà. Confucio ricordava che solo l’educazione e il rituale mantengono la dignità dell’uomo di fronte all’eccesso.

 

La psicologia contemporanea conferma queste intuizioni antiche. Le notifiche digitali agiscono come micro-dosi di dopamina, creando un ciclo di stimolo e ricompensa che cattura la nostra attenzione. È la “corsa agli stimoli” descritta dalle neuroscienze: più siamo iperstimolati, meno siamo presenti. La mente si frammenta, il pensiero profondo cede al riflesso. La pedagogia, da Freire a Montessori, ci ricorda che educare non significa intrattenere, ma liberare. “La libertà”, scriveva Paulo Freire, “si conquista nella coscienza critica”, e non nella passività del consumo. Montessori parlava di una disciplina interiore che nasce dalla libertà consapevole, mentre Dewey vedeva nella partecipazione attiva il cuore dell’apprendimento.

 

Perfino la Medicina Tradizionale Cinese ci aiuta a leggere questo fenomeno. Quando l’energia (qi) ristagna, la vitalità si spegne: la società distratta somiglia a un corpo con il fegato bloccato. Troppo “Yang” di stimolo distrugge lo “Yin” del riposo, dell’ascolto, della profondità. I sintomi — apatia, ansia, bisogno costante di novità — sono i “rami” visibili, ma la radice è la stessa: disconnessione dal centro, perdita di equilibrio. Nella MTC, l’armonia nasce dall’alternanza fra attività e quiete: lo stesso vale per la mente. L’eccesso di stimoli prosciuga lo spirito.

 

E se il “circo” oggi è il flusso costante di immagini, possiamo ancora scegliere di uscire dall’arena. Si può iniziare dal piccolo: un digiuno mediatico settimanale, qualche minuto di silenzio, una pratica di respirazione o di meditazione. Sono forme di igiene mentale, come nella MTC lo sono il qigong e il ritmo dei cinque elementi. Si tratta di tornare padroni della propria energia, del proprio tempo, del proprio sguardo.

 

Non basta indignarsi per il sistema: occorre riappropriarsi della presenza. Osserva dove stai cedendo all’intrattenimento passivo, limita ciò che ti svuota, nutri ciò che ti accende. Leggi, rifletti, dialoga, cammina. Medita, respira, partecipa. Il cambiamento non nasce nei palazzi, ma negli sguardi che tornano a vedere. Il vero antidoto al “panem et circenses” è la consapevolezza: una mente che si accende non può essere manipolata.

 


Bibliografia

  1. Giovenale, Satire (edizioni critiche moderne)
  2. Platone, Repubblica
  3. Antonio Gramsci, Quaderni del carcere
  4. Herbert Marcuse, L’uomo a una dimensione
  5. Lao-Tzu, Tao Te Ching
  6. Dhammapada (testi buddhisti)
  7. Confucio, Dialoghi
  8. Paulo Freire, Pedagogia degli oppressi
  9. Maria Montessori, La mente del bambino
  10. John Dewey, Democrazia e educazione
  11. Daniel Kahneman, Pensieri lenti e veloci
  12. Ted Kaptchuk, The Web That Has No Weaver
  13. Giovanni Maciocia, The Foundations of Chinese Medicine


 

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi inchino al coraggio della ricerca e della verita' . Con stima e gratitudine Dott Paolo ti ringrazio.

Paolo G. Bianchi Terapie Olistiche e Bionaturali ha detto...

prego, mi piacerebbe sapere chi sei per ringraziarti di persona

Anonimo ha detto...

Sono una tua paziente che legge sempre molto volentieri le tue disamine perche ' sono molto interessanti.