Un tempo vi erano le
rivendicazioni per la parità tra i sessi, poi le quota rosa e il classico
maschilismo italiano che ne fregava altamente di una e dell'altra posizione
continuando a pensare che la donna che fa carriera debba fare ogni tipo di
sacrifici magari mettendo a disposizione del capo anche la sua femminilità. Ora, forse a causa
alla crisi, un esercito di donne si presenta compatto al motto
"orgogliosamente moglie e mamma, sicura e determinata, acculturata,
soddisfatta di aver riconquistato il focolare domestico senza rinunciare alle
sue prerogative di donna moderna" grazie alla conquista (non per tutte,
per la verità) del telelavoro così come ben descritto in questo articolo.
Il telelavoro può
essere una risorsa per tante donne, può dare anche una risposta
"ecologica" alle tangenziali intasate, ma ancora non capisco: perché
solo le mamme devono accompagnare i bambini a scuola, dal dentista ecc? In
altre parole: perché il telelavoro non può essere esteso anche ai gentili
mariti?
Forse noi uomini
"non possiamo" perché presi dalle nostre carriere? O perché ancora
pensiamo che vivere tra le mura domestiche sia solo "mestiere da
donna"?
Lavorare da casa non è
meno facile che lavorare dall'ufficio. Certo si risparmiano code interminabili
e tempo che si può dedicare ad altro, ma pochi si rendono conto che che in una
casa c’è sempre da fare per cui ritagliarsi, quando si è a stretto contatto con
i figli, uno spazio per se stessi è ancora più difficile.
Tra l'altro temo che noi
uomini, con il telelavoro, dovremmo reimparare ad organizzarci, a non perdere
tempo nelle futili attrazioni che la casa normalmente offre: potrebbe essere
una nuova lezione di organizzazione del tempo e una riscoperta di chi siamo e
quale valore diamo alle cose.
Carriera, famiglia e
valori potrebbero coniugarsi molto bene nel telelavoro, a patto di una concreta
uguaglianza tra uomini e donne ma temo che questo traguardo, almeno qui in
Italia, sia ancora lontano da raggiungere.