venerdì 31 ottobre 2025

E tu di che guerra sei?

 


 

La guerra non è solo un atto estremo di violenza; è un linguaggio, una danza di forze opposte che si contendono l’equilibrio dell’universo. 

Eppure, oggi, sembra che la guerra sia diventata la lingua franca del nostro tempo: conflitti geopolitici, guerre economiche, battaglie ideologiche. Ma cosa accadrebbe se, invece di combattere, imparassimo a curare? 

E se la Medicina Tradizionale Cinese (MTC) potesse offrirci una via per trasformare la guerra in pace, l’energia distruttiva in armonia?

Nella MTC, la salute è vista come un equilibrio dinamico tra le forze opposte e complementari dello Yin e dello Yang. Quando queste forze sono in armonia, il Qi (energia vitale) fluisce liberamente, portando benessere. Al contrario, quando l'equilibrio è disturbato, si manifestano malattie. Analogamente, la guerra può essere interpretata come un sintomo di uno squilibrio energetico collettivo. 

Come affermato in un articolo sulla Medicina Cinese: "Ogni conflitto credo possa essere vista come una manifestazione di eccesso, uno squilibrio dell’energia che non trova la sua via. Un Fuoco che ha dimenticato il suo cuore, un’Acqua che non sa più custodire le sue radici."

Questa visione ci invita a considerare la guerra non solo come un fenomeno politico o militare, ma come un disordine energetico che può essere curato.

Nel celebre trattato "L'Arte della Guerra", Sun Tzu scrive:

"La suprema arte della guerra è sottomettere il nemico senza combattere."

Questa massima non è solo una strategia militare, ma una filosofia di vita. Sun Tzu ci insegna che la vera vittoria risiede nella capacità di risolvere i conflitti senza ricorrere alla violenza. Questo principio è in sintonia con l'approccio della MTC, che cerca di ristabilire l'equilibrio energetico senza interventi invasivi.

In MTC, la pace non è un'assenza di conflitto, ma un equilibrio tra le forze opposte. Come scritto in un articolo sulla Medicina Cinese:

"La pace non è solo Yin, la guerra non è solo Yang. Queste energie si mescolano continuamente, si contendono, si necessitano. La pace assoluta è immobilità, morte. La guerra eterna è distruzione, follia. La vita danza sul confine sottile che li separa e li unisce."

Questa visione ci invita a comprendere che la guerra e la pace sono due facce della stessa medaglia. Il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di mantenere l'equilibrio, evitando gli estremi.

La MTC offre strumenti concreti per ristabilire l'equilibrio energetico mi piace pensare che

applicando questi principi a livello collettivo, possiamo affrontare le cause profonde dei conflitti e promuovere una cultura di pace.

Ogni conflitto esterno riflette un conflitto interno. Come affermato da Carl Jung:

"Chi guarda fuori, sogna; chi guarda dentro, si sveglia."

Per affrontare la guerra nel mondo, dobbiamo prima affrontare la guerra dentro di noi. La MTC ci invita a esplorare il nostro mondo interiore, a riconoscere e armonizzare le nostre forze opposte.

Immaginiamo per un istante un mondo in cui Le scuole insegnino pratiche di consapevolezza, i leader mondiali consultino esperti per risolvere conflitti a monte, le politiche sanitarie integrino saperi diversi con la medicina occidentale.

Utopico? Potrebbe esserlo, ma provate comunque a immaginare, non costa niente.

Vi chiedo anche di lasciare fuori da questa immaginazione i pregiudizi, le convinzioni limitanti e tutti quei “si, ma…”

In questo scenario, la guerra non sarebbe più una soluzione, ma un'eccezione. La pace diventerebbe la norma, non solo tra le nazioni, ma anche tra gli individui.

La MTC ci offre una prospettiva unica sulla guerra e sulla pace. Invece di combattere, possiamo curare. Invece di distruggere, possiamo armonizzare. Invece di separare, possiamo unire.

Se desideri intraprendere questo cammino di guarigione e armonia, ti invito a praticare con me la Medicina Tradizionale Cinese. Insieme, possiamo trasformare la guerra in pace, l'oscurità in luce, la malattia in salute, partendo da noi…

Se sei pronto a intraprendere il cammino della guarigione e della pace, contattami per una consulenza personalizzata in Medicina Tradizionale Cinese. Insieme, possiamo lavorare per ristabilire l'equilibrio e promuovere la pace interiore e di conseguenza collettiva.

 

 

Bibliografia

  • Sun Tzu, L'Arte della Guerra, Feltrinelli, 2013.
  • Larre, C., & Rochat De La Vallée, E., Filosofia della Medicina Tradizionale Cinese, Jaca Book, 1997.
  • "Le energie della pace e della guerra", Medicina Cinese, 2023.

 

martedì 28 ottobre 2025

Oltre il bugiardino: la voce nascosta del corpo

 

 


Iatrogenesi e senso della cura

Non esistono malattie, esistono solo malati”, ammoniva William Osler, uno dei padri della medicina moderna. 

Eppure, in un tempo in cui la cura si è fatta algoritmo e protocollo, il rischio è di dimenticare che il corpo non è un codice da decifrare ma un linguaggio da ascoltare.

Le conseguenze iatrogene — quei danni provocati involontariamente dalle cure stesse — non sono scritte sul bugiardino. Sono scritte nella stanchezza che non passa, nella mente appannata, nel sistema immunitario che non ricorda più come difendersi. Sono ferite silenziose, spesso più profonde della malattia che si voleva guarire.

Il filosofo Ivan Illich, già negli anni ’70, parlava di iatrogenesi culturale: una società che trasforma la salute in dipendenza tecnica, fino a credere che il benessere si riduca a una prescrizione.

Ogni pillola che spegne un dolore, ogni protocollo che standardizza la vita, ogni diagnosi che riduce l’essere umano a un codice ICD nasconde un prezzo: il corpo che dimentica come guarire, l’anima che perde fiducia, l’uomo che smarrisce il proprio centro.

Nietzsche scriveva: “Ciò che non mi uccide mi fortifica”, ma se il sintomo viene silenziato anziché compreso, ciò che avrebbe potuto renderci più forti diventa un’ombra che indebolisce. La cura, così, non guarisce: addomestica.

La domanda allora non è più: “Funziona?”
La vera domanda è: “A che prezzo?”

La Medicina Tradizionale Cinese (MTC) offre un paradigma radicalmente diverso. Il sintomo non è un nemico da tacere, ma un segnale vitale: un qi che si blocca, un organo che parla attraverso il dolore, un disequilibrio che chiede armonia.

Se la medicina occidentale tende a isolare e neutralizzare, la MTC cerca di riconnettere. Nel suo sguardo olistico, il corpo è un microcosmo che risuona con il macrocosmo: il fegato dialoga con la primavera, i polmoni con l’autunno, il cuore con l’estate. 

Curare significa rimettere in moto il dialogo tra dentro e fuori, tra uomo e universo.

Come scrive il Nei Jing Su Wen: “Il saggio non cura la malattia, ma preserva la salute; non attende la sete per scavare il pozzo, né la battaglia per forgiare le armi.”

In questa visione, il farmaco non è rifiutato, ma collocato in un contesto più ampio: il corpo non è un meccanismo da riparare, ma un paesaggio da coltivare.

Heidegger ci ricordava che l’essere umano è “gettato nel mondo” e che il suo compito non è sfuggire al dolore, ma comprendere ciò che esso rivela. Il dolore, nella sua nudità, non è mai puro nemico: è un segnale d’essere, un appello che chiede ascolto.

La medicina che ignora questo appello rischia di curare la superficie e avvelenare l’essenza.
La MTC, al contrario, ci invita a domandarci non come cancellare un sintomo, ma quale equilibrio spezzato esso indichi.

Così, la vera guarigione non è mai solo soppressione del dolore, ma risveglio dell’ascolto.

La salute non è un possesso, ma un modo di abitare il mondo.

Heidegger ci insegna che vivere significa confrontarsi con il limite; Laozi ci ricorda che “chi conosce sé stesso è illuminato”.

Ogni sintomo, allora, non è un errore, ma una soglia.
Ogni cura, se autentica, non è una catena, ma un varco.

La vera guarigione comincia quando impariamo ad ascoltare.

E la domanda più urgente che resta non è: “Funziona?”,
ma: “Quale strada mi indica questo dolore?”

Vuoi riconoscerlo?

 

Bibliografia essenziale

  • Illich, I. Nemesi medica. L’espropriazione della salute. Milano: Mondadori, 2021 (ried.).
  • Unschuld, P. U. Nan Jing – The Classic of Difficult Issues. University of California Press, 2020.
  • Zhou, X., et al. “Integration of Traditional Chinese Medicine and Western Medicine in the Era of Precision Medicine.” Journal of Integrative Medicine, 2021.
  • Heidegger, M. Essere e tempo. Milano: Bompiani, 2021 (rist.).
  • Laozi. Dao De Jing. Trad. italiana, Einaudi, 2020.
  • Wu, L., et al. “Traditional Chinese Medicine and Systems Biology: A New Synergy for Understanding Health and Disease.” Frontiers in Pharmacology, 2022.

 

giovedì 23 ottobre 2025

La programmata gentilezza femminile di Alexa: una riflessione

 


 

«La parola è metà di colui che parla e metà di colui che ascolta.» — Michel de Montaigne

Capita sempre più spesso: entri in casa, dici “Alexa, accendi la luce” e una voce femminile, calda e impeccabile, risponde con tono gentile. Se sbagli o le parli male, non cambia nulla. Resta calma, accomodante, perfino premurosa.
Eppure, dietro quella compostezza sintetica si nasconde una domanda scomoda: che cosa insegna al nostro cervello e al nostro cuore un’entità che non reagisce mai, che è sempre gentile, sempre donna, sempre disponibile?

«...che cosa insegna al nostro cervello e al nostro cuore un’entità che non reagisce mai, che è sempre gentile, sempre donna, sempre disponibile?»

Una sera, in una cucina qualsiasi.
Un padre, stanco e irritato, urla:

“Alexa, sei proprio *********! Ma che razza di macchina sei?”
La voce risponde pacata:
“Mi dispiace, non ho capito la tua richiesta.”

Il figlio, otto anni, assiste in silenzio. Non c’è tensione apparente: nessuna punizione, nessun rimprovero. La voce resta gentile, il padre si sente forse perfino sollevato da quella impassibilità, ma nel cervello del bambino qualcosa si deposita: un’associazione sottile tra voce femminile e obbedienza, tra insulto e assenza di conseguenze.

Succede che lo stesso bambino parla a una compagna di classe con tono sprezzante. Non urla, non si accorge nemmeno di mancare di rispetto. Riproduce un modello appreso per osmosi: la voce dell’altro come oggetto, non come soggetto.

Tutto ciò come uomo e come professionista mi fa riflettere!

Le neuroscienze ci insegnano che l’apprendimento relazionale è mimetico. Ogni scena, ogni tono, ogni risposta (o assenza di risposta) plasma il modo in cui impariamo a riconoscere l’altro.
Quando l’altro non reagisce mai, il cervello interpreta che può farlo ancora.
E così, l’educazione emotiva passa — silenziosa — attraverso una voce che non sente e non risponde.

E sempre le neuroscienze ci ricordano che la voce è un ponte biologico fra sistema limbico e corteccia. I toni, i ritmi, le modulazioni vocali attivano la memoria emotiva prima ancora della comprensione semantica.
Le prime voci che un essere umano percepisce — materna, protettiva, modulata — costruiscono nel cervello una matrice di sicurezza affettiva. Non stupisce, dunque, che i progettisti di intelligenze vocali abbiano scelto voci femminili: la neurobiologia dell’attaccamento favorisce la fiducia verso timbri morbidi e frequenze medie.

 

Ma qui nasce l’ambiguità: se la voce artificiale riproduce l’archetipo materno senza il suo lato umano — la stanchezza, il limite, la vulnerabilità — allora ci allena a un’empatia unidirezionale, un amore senza reciprocità.

 

L’educazione emozionale passa anche attraverso il conflitto.

 

Nelle relazioni reali, il limite dell’altro ci aiuta a sviluppare consapevolezza di noi stessi. Alexa, invece, non oppone mai resistenza. Come un monaco zen programmato per l’imperturbabilità, incarna il wu-wei del Tao — l’agire senza agire — ma privo di coscienza, senza intenzione.

 

Là dove Lao-Tzu diceva «Chi conosce gli altri è sapiente, chi conosce sé stesso è illuminato», l’assistente vocale non conosce né gli altri né sé stesso: semplicemente risponde.
E il nostro cervello, nella sua plasticità, apprende modelli di comunicazione asimmetrici. L’abitudine a un’interazione priva di reciprocità può ridurre la sensibilità empatica, sostituendo la 

In MTC, la voce è espressione diretta del Qi del Polmone, legata alla capacità di relazione, di ispirare e di esprimere la verità interiore. Una voce priva di emozione o di reazione corrisponde a un Qi stagnante: comunica ma non vibra, informa ma non trasforma.

 

Il tono femminile costante di Alexa può essere visto come un Yin ipertrofico — accogliente, ma privo di Yang, ossia dell’energia assertiva, direzionale.
Nel dialogo umano, Yin e Yang si equilibrano in un continuo flusso di ascolto e risposta; nel dialogo uomo-macchina, invece, il flusso resta bloccato: Yin che accoglie senza mai restituire.
Così, la nostra psiche rischia di modellarsi su un paradigma di relazione “a senso unico”, in cui il limite scompare e il rispetto non trova più il suo perimetro naturale.

 

Dalla Galatea di Pigmalione al Golem della tradizione ebraica, l’uomo ha sempre cercato di animare ciò che è inanimato. Ma in queste storie, la creatura — per quanto perfetta — diventa pericolosa proprio quando rispecchia troppo fedelmente il desiderio del suo creatore.
Come scriveva Italo Calvino, «La macchina è la proiezione di un sogno umano, ma anche il suo contrario.»

 

Quando l’intelligenza artificiale assume la voce della donna, docile e costante, riattiva inconsci collettivi antichi: la servitrice, la madre, la consolatrice.

 

Nietzsche ammoniva che “chi combatte con i mostri deve guardarsi dal diventare egli stesso un mostro”; oggi potremmo dire: chi parla con una voce programmata deve guardarsi dal perdere la propria autenticità relazionale.

 

Le ricerche più recenti di neuropsicologia sociale (Decety, 2023; Immordino-Yang, 2024) dimostrano che l’empatia non è un tratto fisso, ma un circuito modulabile.
L’interazione quotidiana con sistemi non empatici riduce nel tempo la capacità del cervello di riconoscere le sfumature emotive reali. È un allenamento alla disconnessione affettiva.
In altre parole: più parliamo con chi non prova nulla, meno sappiamo sentire chi prova qualcosa.

 

Forse la sfida non è far diventare Alexa “umana”, ma umanizzare il nostro modo di interagire con lei.
Progettare intelligenze vocali capaci di rispondere con gentile fermezza — come un insegnante o un terapeuta — potrebbe trasformare la tecnologia in uno strumento di educazione emozionale.
 

Immaginiamo un assistente che, davanti a un insulto, risponda:

“Mi sembra che tu sia arrabbiato. Vuoi che parliamo di cosa ti ha fatto reagire così?”
Un semplice feedback consapevole cambierebbe la dinamica: dalla sottomissione alla presenza.

 

La voce artificiale è lo specchio della nostra coscienza collettiva.
Se continuiamo a desiderare che essa sia solo dolce e obbediente, stiamo addestrando noi stessi a preferire relazioni senza attrito, senza verità, senza vita.

 

Come operatori, ricercatori, formatori, abbiamo la responsabilità di restituire all’ascolto la sua potenza trasformativa, di coltivare una gentilezza che sappia anche dire no, che non sia semplice cortesia, ma presenza cosciente.
È tempo di chiedere non che le macchine diventino più umane, ma che gli umani diventino più presenti quando parlano anche con una macchina ricordando che è tale e, soprattutto, come tale, NON HA GENERE.

 

Bibliografia essenziale

  • Decety, J. (2023). The Social Neuroscience of Empathy: Mechanisms and Modulation. Cambridge University Press.
  • Immordino-Yang, M. H. (2024). Emotion, Learning, and the Brain: Affective Neuroscience in Education. Harvard University Press.
  • UNESCO (2019). I’d Blush If I Could: Closing Gender Divides in Digital Skills through Education.
  • Damasio, A. (2021). Feeling & Knowing: Making Minds Conscious. Pantheon Books.
  • Porges, S. W. (2022). Polyvagal Theory and the Healing Power of Feeling Safe. Norton.
  • Lao-Tzu. Tao Te Ching. Trad. J. Legge.
  • Calvino, I. (1988). Lezioni americane. Garzanti.
  • Nietzsche, F. (1886). Al di là del bene e del male.
  • Rossi, F. & Bianchi, L. (2024). Etica e Intelligenza Artificiale: prospettive neurocognitive. Il Mulino.
  • Maciocia, G. (2018). The Foundations of Chinese Medicine. Elsevier.

 

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martedì 21 ottobre 2025

LA DITTATURA DELLE ABITUDINI

 


“Le catene dell’abitudine sono troppo leggere per essere avvertite finché non diventano troppo pesanti per essere spezzate.” –  Warren Buffett

Ogni mattina ci svegliamo, compiamo gli stessi gesti, percorriamo gli stessi pensieri. Come un disco che salta sempre allo stesso punto, la nostra giornata prende forma ancora prima che ce ne accorgiamo. È il potere, subdolo e silenzioso, dell’abitudine.

Secondo Charles Duhigg, autore de La dittatura delle abitudini, ogni comportamento ripetuto genera una struttura automatica che si insinua nel profondo: condiziona le nostre scelte, emozioni, percezioni di sé.

“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.”Marcel Proust

Le neuroscienze e la psicologia spiegano come le abitudini si formino attraverso un ciclo ricorrente: innesco, routine, ricompensa.

Questa struttura automatica, pur fungendo da meccanismo di risparmio energetico e protezione contro l’eccesso di decisioni, rischia di fossilizzare la nostra identità. L’automatismo prende il posto della coscienza.

ne parlo sulla rivista scientifica RIGENERAINFORMA a questo link

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venerdì 17 ottobre 2025

Divide et impera. La frammentazione come dominio

 

 


“Divide et impera”: il motto latino, di probabile origine macchiavellica ma già presente nel pensiero di Polibio e di Giustino, ha attraversato i secoli come regola non scritta del potere. 

La sua essenza è semplice e crudele: dividere per governare. Il conflitto, creato ad arte, diventa strumento di controllo, mentre l’unità, che potrebbe rovesciare i rapporti di forza, viene sistematicamente incrinata.

Hannah Arendt ricordava: “Il dominio totale non mira soltanto a governare, ma a impedire che uomini diversi convivano e cooperino”.

Platone, nel Fedro, mette in guardia dai discorsi capaci di sedurre e dividere la polis. 

Machiavelli, ne Il Principe, ne esplicita la forza: mantenere i popoli in contrasto tra loro è strategia di sicurezza per chi governa. Shakespeare, nell’Otello, ci mostra come la manipolazione dei sentimenti divisi dall’astuzia di Jago distrugga la coesione e conduca alla rovina.

Goethe ammoniva: “Là dove si dividono le opinioni, nasce lo spazio per il potere”.

La letteratura ci insegna che le divisioni, se coltivate, diventano armi. 

Dostoevskij scriveva: “L’uomo a volte preferisce il dolore alla libertà”, e proprio su questo paradosso si fonda la logica della frammentazione.

In psicologia sociale, il principio si declina come “ingroup vs outgroup bias”: la tendenza a sentirsi parte di un gruppo, distinguendosi e opponendosi ad altri. Tajfel lo mostrò chiaramente: basta un minimo criterio arbitrario per creare ostilità.

Freud, in Psicologia delle masse, osservava: “La coesione interna di un gruppo cresce nella misura in cui cresce l’ostilità verso un nemico esterno”.

È qui che si comprende la profondità del motto latino: non solo frammentare, ma incatenare. 

Come scrisse Pascal: “Tutti gli uomini cercano la felicità, anche coloro che si impiccano”. La manipolazione delle masse parte da questo bisogno, per condurlo contro se stesso.

L’economia neoliberista si alimenta della competizione: lavoratori contrapposti, cittadini trasformati in consumatori antagonisti. In politica, il consenso si conquista con la polarizzazione: la semplificazione manichea “noi contro loro” diventa più efficace di ogni discorso di unità.

Nietzsche ammoniva: “Chi combatte i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro”.

Le masse divise sono docili perché stanche. La conflittualità continua impedisce la nascita di un progetto comune. È la logica della “guerra di tutti contro tutti” che Hobbes descriveva: “Homo homini lupus”.

E Orwell, in un secolo più vicino al nostro, ricordava in 1984: “Se vuoi un’immagine del futuro, immagina uno stivale che calpesta un volto umano – per sempre”.

La Medicina Tradizionale Cinese (MTC) si fonda sul principio opposto: l’armonia tra opposti. Yin e Yang non sono nemici, ma poli complementari. Dove il potere occidentale ha visto conflitto, la MTC ha letto relazione.

Il Neijing afferma: “Il medico che non conosce l’armonia di Yin e Yang non può curare le malattie”.

Laddove la politica spezza per controllare, la filosofia orientale invita a unire per guarire. Laozi diceva: “Il saggio non divide, ma unisce i cuori”. E Confucio aggiungeva: “L’armonia è il bene supremo della comunità”.

In termini psicoenergetici, la malattia è “divide et impera” incarnato nel corpo: rottura del dialogo, perdita dell’unità. La guarigione non è quindi che la restituzione dell’insieme.

Il buddhismo insegna che la dualità è illusione. La divisione nasce dalla mente, non dalla realtà. Nagarjuna scriveva: “Là dove vediamo separazione, vi è solo vacuità”.

In India, il concetto di advaita (non-dualità) sottolinea che il mondo non è scisso, ma uno. Gandhi lo aveva espresso con limpidezza politica: “La nonviolenza non è un vestito da indossare o togliere a piacere, è il respiro della nostra vita”.

In Giappone, il pensiero zen sottolinea che l’unità non si conquista, ma si riconosce. Bashō lo riassume in un haiku: “Il vecchio stagno – una rana si tuffa – il suono dell’acqua”.

Il motto “divide et impera” ha attraversato i secoli come chiave di dominio. È presente nella filosofia, nella politica, nella psicologia e nell’economia. Ma le filosofie orientali e la MTC ci ricordano che l’unità è la vera forza, che l’armonia è medicina, e che il dominio basato sulla divisione è fragile perché costruito sulla paura.

Tolstoj scriveva: “Tutti vogliono cambiare il mondo, ma pochi vogliono cambiare se stessi”.

E forse il compito più urgente non è opporsi alle divisioni dall’esterno, ma guarire le fratture dentro di noi, affinché non siano più strumenti di dominio, ma vie verso una nuova armonia.

La sfida che ci attende non è solo intellettuale, ma esistenziale: imparare a riconoscere le strategie di frammentazione che ci vengono imposte, resistere alle logiche di separazione e coltivare spazi di dialogo autentico. Ognuno di noi, nel proprio quotidiano, può praticare un atto di unità: ricucire, riconciliare, ascoltare.

Solo così, trasformando il motto “divide et impera” in “connetti e risuona”, sarà possibile creare comunità più forti e individui più liberi.

Come? Partendo da noi stessi

 

Bibliografia

  • Arendt, H. (2021). Le origini del totalitarismo. Milano: Feltrinelli.
  • Confucio (2020). Dialoghi. Milano: Mondadori.
  • Dostoevskij, F. (2022). I demoni. Milano: BUR.
  • Freud, S. (2020). Psicologia delle masse e analisi dell’Io. Torino: Bollati Boringhieri.
  • Gandhi, M. K. (2021). Teoria e pratica della nonviolenza. Roma: Newton Compton.
  • Hobbes, T. (2021). Leviatano. Roma: Carocci.
  • Huangdi Neijing (2020). Il classico di medicina interna dell’Imperatore Giallo. Milano: Mimesis.
  • Laozi (2021). Tao Te Ching. Torino: Einaudi.
  • Machiavelli, N. (2022). Il Principe. Milano: Garzanti.
  • Nagarjuna (2021). Fondamenti della via di mezzo. Roma: Astrolabio.
  • Nietzsche, F. (2021). Al di là del bene e del male. Milano: Adelphi.
  • Orwell, G. (2021). 1984. Milano: Mondadori.
  • Pascal, B. (2020). Pensieri. Milano: Garzanti.
  • Platone (2021). Fedro. Torino: Einaudi.
  • Shakespeare, W. (2022). Otello. Milano: BUR.
  • Tolstoj, L. (2021). Confessioni e altri scritti religiosi. Milano: Feltrinelli.

 

martedì 14 ottobre 2025

Accanto al silenzio: l’autismo tra scienza, filosofia e tradizione

 

 

L’ autismo è una soglia. Una porta che si apre verso un mondo differente, a volte insondabile, altre volte luminoso di intuizioni che la mente cosiddetta “normale” fatica a contenere.

Se la scienza lo definisce come disturbo dello spettro autistico (ASD), con radici neurobiologiche complesse e multifattoriali, le famiglie che lo vivono ogni giorno lo conoscono come un universo che chiede ascolto e dedizione, una forma diversa di abitare il reale.

Maria Gariup, nel suo intenso libro Accanto a te (2021), scrive: “Non c’è barriera che possa contenere l’amore. Anche quando le parole non arrivano, resta il gesto, resta lo sguardo, resta il cammino fianco a fianco.”

Una frase che restituisce, più di molte definizioni cliniche, l’essenza di ciò che significa vivere accanto a chi abita questo spettro: non tanto “curare” quanto “accompagnare”, non tanto “aggiustare” quanto “comprendere”.

La ricerca scientifica oggi parla chiaro: le cause dell’autismo non sono univoche. Si intrecciano fattori genetici, epigenetici e ambientali, alterazioni della connettività cerebrale, squilibri neurochimici.

Tuttavia, come osserva il filosofo Byung-Chul Han quando scrive della società della trasparenza, “non tutto può essere illuminato”. Anche in medicina restano zone d’ombra che sfuggono alla luce analitica, e forse è proprio in quella penombra che si cela la singolarità irripetibile di ogni essere umano.

Clinicamente, l’autismo si affronta con approcci multidisciplinari: terapie comportamentali, logopedia, supporto farmacologico quando necessario. Ma la vera sfida è nella quotidianità: il tempo che si allunga, i silenzi che si fanno muri, i gesti ripetitivi che diventano ponti verso un ordine interiore.

Le famiglie vivono questa realtà con fatica, ma anche con straordinaria resilienza. Esse imparano che la vita non procede sempre per linee rette ma spesso per curve, e che la cura è soprattutto un atto relazionale: un sedersi accanto, senza fretta, aspettando che l’altro si apra.

Nelle filosofie orientali, ogni individuo non è un “difetto”, ma una variazione dell’armonia cosmica. Il Taoismo ci ricorda che “la via che può essere nominata non è la vera via”: ciò che sfugge alle nostre categorie può essere manifestazione di una legge più sottile.

Così, in molte tradizioni asiatiche, ciò che l’Occidente definisce “disturbo” diventa piuttosto un diverso modo di risuonare con il tutto. Il silenzio non è assenza, ma presenza non ordinaria.

La Medicina Tradizionale Cinese (MTC) guarda all’autismo come a una condizione energetica complessa: un disequilibrio del Cuore-Shen, dove risiede la coscienza, e del Rene-Jing, la radice profonda dell’essere.

Non si tratta di sostituire la clinica occidentale, ma di integrare: pratiche come la digitopressione, la riflessologia, la cromopuntura e la moxibustione possono accompagnare il percorso terapeutico, aiutando a calmare l’agitazione, favorire il sonno, sostenere l’energia vitale.

In questa prospettiva, l’autismo non è un “errore da correggere” ma un dialogo energetico da riequilibrare, un ponte tra corpo, mente e spirito.

Nietzsche scriveva che “ciò che ha bisogno di essere dimostrato non vale molto”. E forse, nel rapporto con chi vive nello spettro autistico, la prova più grande non è scientifica ma umana: riuscire a stare, senza pretendere, senza giudicare.

La scienza cerca cause, la filosofia cerca senso, la MTC cerca equilibrio: solo unendo questi tre sguardi possiamo davvero offrire un orizzonte più ampio, meno frammentato.

L’autismo ci chiede di cambiare prospettiva.

Non solo di osservare ciò che manca, ma di riconoscere ciò che è presente.
Non solo di “curare”, ma di abitare insieme.
Forse, come suggerisce Accanto a te, il compito più autentico è restare, con costanza e amore, accanto al silenzio che parla, al gesto che comunica, al volto che ci insegna che ogni armonia è fatta anche di note inattese.

 

Accanto a te di Maria Gariup | Cartaceo

Accanto a te. Quella «forza segreta» che ci fa affrontare le avversità : Gariup, Maria: Amazon.it: Libri

 

 

 

Bibliografia

  1. Hodges, H., Fealko, C., & Soares, N. (2020). Autism spectrum disorder: Definition, epidemiology, causes, and clinical evaluation. Translational Pediatrics, 9(S1), S55–S65.
  2. Genovese, A., Butler, M. G., & Thompson, T. (2023). The autism spectrum: Behavioral, psychiatric, and genetic associations. International Journal of Molecular Sciences, 24(13), 10421.
  3. Gitimoghaddam, M., Shabani, A., & Ghaffari, S. (2022). Applied behavior analysis in children and youth with autism spectrum disorder: A systematic review. Review Journal of Autism and Developmental Disorders, 9(3), 274–289.
  4. Chung, K. M., Lee, J., & Kim, E. J. (2024). Behavioral interventions for autism spectrum disorder: Evidence and practice. Clinical Child Psychology and Psychiatry, 29(2), 345–360.
  5. Lun, T., Li, Q., & Zhao, Y. (2023). Acupuncture for children with autism spectrum disorder: A systematic review and meta-analysis. Journal of Alternative and Complementary Medicine, 29(4), 251–262.
  6. Li, X., Zhang, J., & Chen, H. (2023). Research status and prospects of acupuncture for autism spectrum disorder. Frontiers in Psychiatry, 14, 1178302.
  7. Feng, X., Wu, J., & Wang, L. (2022). Traditional Chinese medicine intervention for autism: Clinical applications and perspectives. Chinese Journal of Integrative Medicine, 28(11), 913–921.
  8. Chen, S., Liu, Y., & Zhou, W. (2024). Acupuncture improves behavioral deficits in animal models of autism spectrum disorder: Mechanisms and evidence. Neuropsychiatric Disease and Treatment, 20, 145–158.
  9. van Niekerk, K., Troskie, R., & Human, S. (2023). Caregiver burden among caregivers of children with autism spectrum disorder: A cross-sectional study. Journal of Autism and Developmental Disorders, 53(5), 1841–1852.
  10. Lam, X. R., Wong, C. S., & Tan, L. K. (2024). Global prevalence of depression in caregivers of children with autism spectrum disorder: A systematic review and meta-analysis. Autism Research, 17(2), 210–225.
  11. Garikipati, A., Patel, H., & Singh, R. (2024). Parent-led applied behavior analysis interventions and clinical outcomes in children with autism spectrum disorder. Journal of Autism and Developmental Disorders, 54(7), 3210–3223.
  12. Liu, Z., Huang, J., & Yang, Q. (2024). Transforming lives in autism spectrum disorder treatment: Case reports of integrative neurological rehabilitation and acupuncture. Integrative Medicine Research, 13(1), 100982.
  13. World Health Organization. (2023). Autism spectrum disorders: Key facts. Geneva: WHO.
  14. Feng, X., Wu, J., & Wang, L. (2022). Traditional Chinese medicine interventions: Systematic perspectives and clinical integration. Chinese Journal of Integrative Medicine, 28(12), 1021–1032.
  15. Gariup, M. (2021). Accanto a te. Quella “forza segreta” che ci fa affrontare le avversità. Udine: Yucaprint Editore.

venerdì 10 ottobre 2025

il tempo che ci appartiene

 


Viviamo immersi in un rumore che non si sente, ma che ci attraversa senza sosta: quello del fare continuo, delle notifiche, dei pensieri che non si fermano mai. 

La Medicina Tradizionale Cinese ci ricorda che l’equilibrio nasce dal ritmo, non dalla velocità. 

Come lo Yin e lo Yang, anche l’azione ha bisogno della quiete per rigenerarsi. Fermarsi, ascoltare e ritrovare il silenzio interiore significa permettere allo Shen, lo spirito del Cuore, di tornare limpido. In quel vuoto apparente, l’energia si rinnova e la vita riprende il suo respiro naturale.

 

Ne parlo nel mio ultimo articolo su BRAINFACTOR, rivista di neuroscienze

 

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martedì 7 ottobre 2025

MTC: CONOSCERE PER CAPIRE




Scopri come la medicina tradizionale cinese, con migliaia d’anni di storia, propone un approccio energetico e olistico al benessere che va ben oltre il sintomo.

Perché?

1.     Origini antiche: le radici della medicina cinese risalgono a oltre 2.000 anni fa e si basano su testi tramandati per secoli.

2.     Visione olistica: non si tratta solo di curare sintomi, ma di ristabilire armonia tra corpo, mente e ambiente.

3.     Dualità Yin-Yang: salute e malattia sono interpretate come disequilibri tra forze complementari.

4.     Meridiani e Qi: l’energia vitale (“Qi”) scorre in canali energetici che collegano organi e tessuti.

5.     Tecniche terapeutiche principali:

·      Agopuntura (SOLO MEDICA), elettroagopuntura, cromoputnuta –stimolazione di punti energetici per riequilibrare il flusso del Qi.

·      Coppettazione (cupping) e moxibustione– uso di ventose e di sigari di artemesia caldi per migliorare la circolazione locale e alleviare tensioni muscolari.

·      Dietetica energetica – uso degli alimenti connessi a “nature” (fredda, calda, tiepida…) per riequilibrare il corpo.

·      Tuina (massaggi medici cinesi), digitopressione, riflessologia – manipolazioni sui meridiani per sbloccare energie stagnanti.

6.     Differenza con la medicina occidentale: quest’ultima tende ad analizzare il sintomo isolato, mentre la medicina cinese considera cause multiple e l’unità della persona.

7.     Ruolo delle emozioni: stati emotivi come paura, rabbia, tristezza, preoccupazione sono interpretati come fattori che danneggiano organi specifici.

8.     Applicazioni cliniche: usata per disturbi muscolo-scheletrici, cefalee, problemi femminili, stress, ansia.

9.     Ricerca moderna e riconoscimento: studi recenti mostrano che molte terapie tradizionali sono oggi integrate anche nel mondo occidentale e nella medicina allopatica.

10.  Limiti e cautela: notevoli benefici, poche controindicazioni

Vuoi sperimentare un approccio olistico al tuo benessere?

Presso il mio studio a Buttrio e Lomazzo offro percorsi personalizzati di medicina tradizionale cinese, con trattamenti che comprendono varie tecniche.

Contattami per una consulenza mirata e scopri come riequilibrare corpo, mente e energia vitale per sentirti al meglio ogni giorno.

 

venerdì 3 ottobre 2025

Come rafforzare le difese immunitarie in autunno e inverno con la Medicina Tradizionale Cinese

 



C’è un momento dell’anno, impercettibile eppure netto, in cui l’aria smette di essere solo fresca e diventa pungente. L’autunno avanza e con lui la promessa dell’inverno: luci oblique, silenzi più lunghi, corpi che cercano calore. In questa transizione non c’è solo un cambio di temperatura, ma un passaggio energetico profondo. È qui che la Medicina Tradizionale Cinese — custode di saperi millenari — invita a prepararsi, non solo con sciarpe e cappotti, ma con un riequilibrio sottile dell’energia interna.

Secondo la MTC esiste una forma di energia difensiva, chiamata Wei Qi, che fluisce nella parte più esterna del corpo. Non è un concetto metaforico: è un modo per descrivere ciò che in Occidente chiameremmo sistema immunitario, nervoso e cutaneo insieme. Il Wei Qi, alimentato da ciò che respiriamo e mangiamo, regola la nostra capacità di respingere ciò che ci può nuocere e di mantenere il corpo caldo, coeso, integro. In autunno e inverno questa sentinella invisibile viene messa alla prova.

L’autunno non è solo caduta delle foglie; è depurazione e ritorno all’essenziale. Il metallo, elemento associato a questo periodo secondo la MTC, porta qualità di rigore, chiarezza e introspezione. Il polmone, organo correlato, ci insegna a respirare meglio e più profondamente; l’intestino crasso, suo “fratello” energetico, ci ricorda di lasciare andare ciò che è superfluo. Rafforzare le difese significa anche alleggerire, respirare, lasciar scorrere.

Nel freddo più netto, il respiro diventa un rito. Inspirare, espirare, trattenere per un attimo: ogni ciclo d’aria è un nutrimento del Wei Qi, un consolidare le mura del corpo. Non è un caso che molte pratiche cinesi (dal Qi Gong alla meditazione) mettano al centro il polmone come organo-ponte tra mondo interno ed esterno. In questo senso il rafforzamento delle difese non è un atto d’emergenza, ma un gesto quotidiano, lento e costante, come un artigiano che ripara un vaso con lacca dorata.

Ogni stagione ha i suoi alimenti che risuonano con l’ambiente. In autunno e inverno sono i cibi caldi, le cotture lente, gli aromi che scaldano: essi non “proteggono” solo perché contengono nutrienti, ma perché parlano lo stesso linguaggio della stagione. Nella visione orientale, alimentarsi significa coltivare un’armonia con l’ambiente, alimentare il Qi, e di conseguenza rafforzare le difese del corpo e della mente.

Prepararsi al freddo, dunque, non è un atto puramente fisico. È un ascolto. È riconoscere che il sistema immunitario non è solo “difesa”, ma relazione costante con ciò che ci circonda. La Medicina Tradizionale Cinese ci offre un quadro dove corpo, respiro, emozioni e ambiente formano un’unica rete di scambi. Entrare in sintonia con questo ritmo stagionale significa aumentare la nostra capacità di adattamento e resilienza.

Se desideri rafforzare le tue difese in modo naturale e armonico, ti invito a scoprire i percorsi pre-invernali che propongo nel mio studio. Un’occasione per prepararti al freddo nutrendo non solo il corpo ma anche l’energia profonda, il tuo Wei Qi.

Prenota il tuo percorso ora: trasforma l’autunno in una stagione di potenza silenziosa e benessere duraturo.

Bibliografia essenziale

·       Li, X. et al. (2021). Traditional Chinese Medicine and Immunity: Modern Research on Ancient Concepts. Journal of Integrative Medicine.

·       Zhao, Y. & Sun, R. (2022). Seasonal Changes and Wei Qi Regulation in TCM. Chinese Journal of Preventive Medicine.

·       Xu, H. et al. (2023). Holistic Approaches to Immune Support in Traditional Chinese Medicine. Integrative Medicine Research.

·       Yang, L. (2024). The Role of Seasonal Eating in Strengthening Immunity. International Journal of Complementary Medicine.