venerdì 12 dicembre 2025

Perché diciamo che i bambini li porta la cicogna? Una favola che parla di noi

 



C’è un’immagine che attraversa generazioni, culture e continenti:
una cicogna che sorvola i tetti, stringendo nel becco un fagottino bianco.
È una scena che appartiene alle fiabe, certo, ma che – come tutte le tradizioni che resistono nel tempo – nasconde un significato molto più profondo di quanto sembri.

 

Da sempre la cicogna è un animale speciale. Elegante, paziente, capace di costruire nidi enormi sui tetti delle case, quasi a voler ricordare alle famiglie che la vita si rinnova proprio lì, vicino al focolare. Arriva in primavera, stagione di rinascita, di fiori che si aprono e di luce che ritorna. Non stupisce che, nei secoli, sia diventata simbolo di buon auspicio, di fertilità, di nuovi inizi.

 

Ma c'è dell'altro.

 

Le cicogne sono monogame, tornano ogni anno allo stesso nido e difendono con forza i propri piccoli. Chi le osserva da vicino vede in loro qualcosa di profondamente umano: la dedizione, la cura, la protezione. Il loro volo, ampio e sicuro, sembra fatto apposta per trasportare sogni e speranze.

 

Così è nata la favola.

In paesi del Nord Europa, dove le cicogne tornavano sempre negli stessi villaggi, la gente immaginava che portassero “qualcosa” quando arrivavano con la primavera. I fratelli Grimm trasformarono questa intuizione in una vera storia: le cicogne si immergevano in uno stagno magico e da lì sollevavano i neonati destinati alle famiglie. Una metafora dolce per un mistero grande.

 

E quella metafora ha continuato a vivere.
Perché, al di là della spiegazione scientifica della nascita, l’idea che un’anima nuova arrivi dall’alto, portata da un messaggero delle stagioni, ci ricorda che ogni bambino è un dono, un arrivo inatteso, un miracolo quotidiano.

 

La cicogna, con il suo passo lento e il suo nido sospeso tra cielo e terra, è diventata l’immagine del modo in cui la vita entra nelle nostre case: con delicatezza, con mistero, con un tocco di magia.

 

Nella MTC la vita nasce dall’incontro armonico di tre forze: il Jing dei genitori (l’essenza ancestrale), il Qi del Cielo, il Qi della Terra.

 

È un triangolo vitale, un’alleanza invisibile che rende possibile l’arrivo di una nuova esistenza.

 

La cicogna, in questo senso, è quasi un simbolo perfetto: un animale che vive tra cielo e terra, che migra seguendo il ritmo delle stagioni, che torna sempre dove la sua vita può rigenerarsi. È un ponte naturale tra le due energie fondamentali che, secondo la MTC, sostengono la nascita.

 

La primavera – stagione del suo ritorno – appartiene al movimento Legno, associato alla crescita, alla potenza creativa, all’espansione. È il momento in cui il Qi si risveglia e ricomincia a muoversi, proprio come la vita che germoglia in un grembo.

 

Così la favola della cicogna, letta con gli occhi della MTC, diventa quasi un racconto simbolico sull’equilibrio energetico necessario a ogni nuova vita:
un messaggero che porta il “soffio del Cielo” nel “nido della Terra”, affinché un nuovo Jing possa manifestarsi.

 

Se guardiamo ancora più da vicino, scopriamo che la MTC non si limita a raccontare la nascita: la sostiene attivamente.
Secondo questa visione, la fertilità non è soltanto una questione fisica, ma un’armonia tra organi, emozioni, energie e ritmo naturale. Un terreno fertile, in senso letterale e simbolico.

 

Nella pratica, la MTC favorisce le gravidanze attraverso tre vie principali: i Reni, il Sangue, la calma nello Shen.

 

I Reni, nella MTC, custodiscono il Jing, l’essenza della vita e della riproduzione.
Attraverso fitoterapia, dieta mirata e pratiche energetiche, si rafforza questo “serbatoio” che sostiene ovulazione, spermatogenesi e vitalità generale.

Il Sangue (Xue) è il terreno in cui la vita attecchisce.
Quando circola con fluidità, nutre l’endometrio, stabilizza il ciclo, riduce gli squilibri ormonali. L’agopuntura e rimedi specifici migliorano questa armonia interna.

Il Qi deve muoversi senza blocchi affinché il corpo possa accogliere una nuova vita.
Lo stress, le emozioni stagnanti, le tensioni croniche irrigidiscono il movimento energetico.
La MTC scioglie questi blocchi, porta calma allo Shen (la mente-cuore) e crea lo spazio emotivo ed energetico in cui una gravidanza può fiorire.

 

Ed è forse per questo che il simbolo della cicogna si lega così bene a questo mondo:
porta vita solo dove trova un nido pronto, un ambiente in equilibrio, un’energia accogliente.
Esattamente ciò che la MTC cerca di ripristinare in ogni percorso verso la fertilità.

 

E’ vero che esistono pratiche della MTC che aiutano la procreazione e la fertilità naturale? SI

 

Se questo viaggio tra mito, simbolo ed energia ti ha ispirato, seguimi per altri contenuti su tradizioni, MTC, fertilità naturale, benessere olistico e significati nascosti della vita quotidiana.

 

Condividi il post se credi anche tu che la nascita meriti sempre un tocco di poesia.

 

Bibliografia essenziale

  • Grimm, J. & Grimm, W. – Fiabe, varie edizioni.
  • Kaptchuk, T. – La medicina classica cinese, Ed. Feltrinelli.
  • Wiseman, N. & Ellis, A. – Fundamentals of Chinese Medicine, Paradigm Publications.
  • Unschuld, P. – Medicine in China: A History of Ideas, University of California Press.
  • Maciocia, G. – I Fondamenti della Medicina Cinese, CEA.
  • Lyttleton, J. – Treatment of Infertility with Chinese Medicine, Elsevier.
  • Deadman, P. – A Manual of Acupuncture.

martedì 9 dicembre 2025

GENITORIALITA' DIGITALE E MTC



L’era digitale ha trasformato profondamente la genitorialità, introducendo strumenti pratici come app per monitorare sonno e alimentazione dei neonati, dispositivi per il controllo posturale e gruppi social di supporto. 

 

Questi strumenti, seppur utili, possono generare ansia, ipercontrollo e un crescente senso di solitudine. Hess osserva come la pressione digitale trasformi il genitore moderno in un osservatore costante della propria performance, spesso senza un sostegno reale. 

 

Twenge evidenzia come l’iperconnessione aumenti la preoccupazione per il benessere dei figli, mettendo a rischio la salute mentale dei genitori e la qualità della relazione con i bambini. Anche dal punto di vista fisico, l’uso prolungato dei dispositivi favorisce tensioni muscolari e alterazioni posturali, correlate a stress cronico secondo Shankar e McMunn. 

 

In termini di Medicina Tradizionale Cinese, questi squilibri non sono solo fisici ma energetici: stress e solitudine possono compromettere il Qi del Cuore e del Rene, responsabile del benessere emotivo, della memoria e della connessione relazionale.

 

Secondo la MTC, il benessere del genitore dipende dall’equilibrio tra Yin e Yang e dal corretto flusso del Qi. La solitudine e l’ipercontrollo, amplificati dall’uso eccessivo della tecnologia, interrompono questo flusso, generando tensioni fisiche ed emotive. 

 

Li e Wang evidenziano come pratiche corporee, respirazione consapevole e Qi Gong favoriscano il rilascio delle tensioni, promuovendo armonia tra corpo e mente.

 

MacLean mostra come la mindfulness e brevi periodi di digital detox riducano ansia e stress, limitando l’impatto negativo di app e social media sulla psiche dei genitori. Il contatto fisico e la condivisione emotiva con i figli rafforzano il Qi del Cuore e del Rene, migliorando l’equilibrio emotivo e la connessione familiare. 

 

Kowalski e Limber (2013) confermano che il sostegno comunitario, anche offline, è fondamentale per ridurre ansia e solitudine genitoriale, integrandosi perfettamente con i principi della MTC.

 

Ritrovare equilibrio nella genitorialità digitale significa combinare consapevolezza, esercizi corporei e supporto comunitario. 

 

Hess suggerisce che pratiche semplici come respirazione consapevole, esercizi di Qi Gong e momenti di presenza reale con il bambino aiutino a ristabilire il flusso energetico. 

 

Twenge mette in guardia contro l’iper-parenting, sottolineando il rischio di distacco dall’esperienza immediata e autentica. 

 

La MTC propone un approccio complementare: presenza, contatto fisico e pratiche olistiche rafforzano l’energia familiare, migliorano postura e riducono le tensioni legate alla tecnologia. 

 

MacLean dimostra che la riduzione del tempo digitale, unita a mindfulness e pratiche corporee, migliora sonno, stabilità emotiva e resilienza dei genitori, favorendo una genitorialità centrata e armoniosa. In questo contesto, la tecnologia non è demonizzata ma integrata consapevolmente, diventando uno strumento di supporto senza sostituire la presenza reale.

 

La genitorialità moderna richiede un equilibrio tra strumenti digitali e presenza reale.

 

La MTC offre strumenti per comprendere le implicazioni psicofisiche dello stress genitoriale e per promuovere pratiche che ristabiliscano il flusso armonico del Qi. 

 

Combinare consapevolezza digitale, esercizi corporei, contatto relazionale e supporto comunitario rappresenta un modello efficace per affrontare le sfide della genitorialità contemporanea, prevenendo isolamento, ansia e squilibri energetici. 

 

L’obiettivo strategico è ritrovare contatto con il proprio corpo, con il bambino e con la comunità è fondamentale per ridurre la pressione dell’iper-parenting e favorire una genitorialità più serena e armoniosa.

 

 

Bibliografia

·      Hess, A. (2020). Un’altra vita: Genitorialità e tecnologia nell’era digitale. New York: Random House.

·      Twenge, J. M. (2017). iGen: Why Today’s Super-Connected Kids Are Growing Up Less Rebellious, More Tolerant, Less Happy–and Completely Unprepared for Adulthood. Atria Books.

·      Kowalski, R. M., & Limber, S. P. (2013). Psychological, physical, and academic correlates of cyberbullying and traditional bullying. Journal of Adolescent Health, 53(1), S13–S20.

·      Shankar, A., & McMunn, A. (2019). Stress, posture, and musculoskeletal health in the digital age. Occupational Medicine, 69(2), 85–92.

·      MacLean, C., et al. (2014). Mindfulness-based digital detox interventions: Effects on stress and wellbeing. Journal of Complementary Medicine, 20(3), 195–204.

·      Li, X., & Wang, J. (2015). Foundations of Traditional Chinese Medicine. Beijing: People’s Medical Publishing House.

venerdì 5 dicembre 2025

Gaslighting: ti ha già colpito?

 


 

 

C’è un tipo di luce che non illumina, ma acceca.
Non proviene dal sole, né da una lampada: nasce dallo sguardo di chi, invece di cercare la verità, vuole dominarla. È la luce del gaslighting, un fuoco sottile che, come quello di un lume tremolante, distorce i contorni della realtà fino a far dubitare di sé stessi.

Il termine affonda le sue radici nel teatro e nel cinema: Gas Light, opera teatrale del 1938 e film del 1944, raccontava di un uomo che manipolava la moglie convincendola di stare impazzendo, mentre lui, di nascosto, abbassava l’intensità delle luci a gas di casa. Da allora, “gaslighting” è diventato sinonimo di una delle più sottili e pervasive forme di violenza psicologica.

Il gaslighter non grida, non impone con la forza.
Opera con l’arma più raffinata: la parola che confonde.
Negare i fatti, invertire le colpe, insinuare dubbi.
L’obiettivo non è distruggere, ma possedere: far sì che l’altro smetta di credere ai propri sensi, per accettare come unica verità quella del manipolatore.

Lo psicologo Harold Searles definì questo processo come “alienazione del Sé relazionale”, dove l’identità dell’altro viene progressivamente riscritta. In termini più poetici, è l’eco dell’anima persa di cui parla Jung: quando la psiche cede terreno, la propria ombra viene colonizzata da un’altra volontà.

Nella letteratura e nell’arte occidentale, il tema della realtà manipolata è antico quanto l’uomo. Platone, nel Mito della caverna, descrive gli uomini incatenati che scambiano ombre per verità: un’immagine perfetta del gaslighting contemporaneo.
Shakespeare, in Otello, mostra come Iago riesca a insinuare il dubbio nella mente del protagonista fino a condurlo alla rovina — “O beware, my lord, of jealousy; it is the green-eyed monster which doth mock the meat it feeds on.”

Nel Romanticismo, l’illusione diventa ancora più interiore: l’altro non è solo ingannatore, ma specchio deformante del proprio bisogno di essere amati. Kierkegaard direbbe che “l’inganno più profondo è credere di amare quando si teme la libertà dell’altro”.

Il gaslighting non avviene solo nelle coppie o nelle relazioni familiari, ma anche in contesti educativi e professionali.
Quando un docente svaluta sistematicamente l’allievo, o un leader mette in discussione ogni intuizione dei collaboratori, si genera una pedagogia del dubbio sterile: quella che non forma, ma frammenta.
La pedagogia autentica, come ricordava Paulo Freire, si fonda sulla coscientizzazione: il processo attraverso cui l’essere umano diventa consapevole della propria realtà per trasformarla, non per rinnegarla.

Nella visione della MTC, la mente (Shen) e l’energia vitale (Qi) sono indissolubilmente unite.

ll gaslighting agisce come una forma di vento interno — un movimento caotico che scompagina il dialogo tra Cuore e Milza, tra pensiero lucido e stabilità emotiva.
Il Cuore, sede dello Shen, perde il suo radicamento: la persona non riesce più a “vedere chiaramente”.
La Milza, che governa la riflessione e la fiducia in sé, viene indebolita dal rimuginare continuo e dal senso di colpa indotto.

Da questa prospettiva, la manipolazione psicologica non è solo un trauma mentale, ma anche una disarmonia energetica: il Qi viene deviato, e la percezione si offusca.
Il riequilibrio, dunque, passa non solo attraverso la presa di coscienza psicologica, ma anche tramite il recupero dell’integrità energetica e spirituale dell’individuo.

Riconoscere il gaslighting significa riaccendere la propria luce interiore.
È un atto di consapevolezza e di responsabilità verso se stessi: ricordare che la realtà non è ciò che ci viene detto, ma ciò che sentiamo con autenticità.

Scriveva Eraclito: “Il carattere dell’uomo è il suo destino.”
Recuperare il proprio carattere, la propria percezione, è il primo passo per spegnere la fiamma ingannevole del gaslighter.

In un mondo dove le voci si moltiplicano ma l’ascolto si rarefa, il rischio del gaslighting collettivo è reale: la manipolazione delle emozioni, delle informazioni, delle identità.
La vera rivoluzione è tornare al corpo, al respiro, al sentire.
Rieducarsi alla percezione autentica — quella che unisce mente, cuore e respiro — è oggi un atto politico e spirituale insieme.

Riconosci la tua luce. Difendila.
Non lasciare che nessuno ti insegni a dubitare della tua verità.

 

Bibliografia essenziale

 

  • Jung, C.G., L’uomo e i suoi simboli, Bollati Boringhieri.
  • Platone, La Repubblica, Libro VII.
  • Shakespeare, W., Otello.
  • Freire, P., Pedagogia degli oppressi.
  • Kierkegaard, S., Aut-Aut.
  • Searles, H., Collected Papers on Schizophrenia and Related Subjects.
  • He, Y., Nei Jing (Canone Interno dell’Imperatore Giallo).
  • R. Pine, The Heart of Chinese Medicine.
  • Eraclito, Frammenti.

 

gaslighting, manipolazione psicologica, relazioni tossiche, crescita personale, benessere emotivo, counseling olistico, medicina tradizionale cinese, equilibrio energetico, consapevolezza di sé, autostima

 

domenica 30 novembre 2025

BELLEZZA DA INDOSSARE? MOSTRA DI GIOIELLI D'ARTE A LOMAZZO




La Bellezza come Benessere – Mostra di Gioielli d’Arte nello Studio Olistico

Il 6 e 7 dicembre il mio studio olistico ospiterà con gioia per la seconda volta (e per la prima nella attuale sede) una mostra di gioielli realizzati da una talentuosa artista locale, Silvia Borghi

 
Un momento d’incontro in cui l’arte diventa nutrimento per l’anima, e la bellezza si fa parte del percorso di benessere.

Ogni gioiello porta con sé un’energia, una storia, una vibrazione unica: indossarlo significa riscoprire la propria luce, esprimere sé stessi e celebrare l’armonia interiore.

Credo profondamente che la bellezza non sia un semplice ornamento, ma uno stato dell’essere. Quando siamo circondati da ciò che ci ispira, entriamo in risonanza con la parte più autentica e luminosa di noi.

Ti aspetto per condividere insieme un’esperienza di arte, presenza e benessere.

STUDIO TERAPIE OLISTICHE E BIONATURALI Via Trento 7/f Lomazzo

6 e 7 dicembre

matt. 10:00 - 13:00,

pom.  15:00 - 19:00

venerdì 28 novembre 2025

Quando una mente può ritenersi libera

 



Viviamo in un tempo in cui la connessione sembra aver conquistato ogni spazio della nostra vita. 

Eppure più siamo connessi, più la nostra mente rischia di essere prigioniera: prigioniera di stimoli, di algoritmi, di abitudini invisibili.

Nonostante ciò, il sogno antico della libertà mentale continua a pulsare: dal pensiero taoista al dialogo socratico, dalla parola poetica fino alle pratiche contemplative moderne. 

Allora si pone il quesito: quando, davvero, una mente può dirsi libera?

La libertà della mente non ha una sola forma. È un ventaglio di significati che si aprono in direzioni differenti.

Jean-Paul Sartre ci ammonisce: «L’uomo è condannato a essere libero», e ancora: «La libertà è ciò che fai con ciò che è stato fatto di te». In queste parole si nasconde la responsabilità radicale che ci accompagna: non possiamo fuggire dalla libertà, anche se spesso cerchiamo catene per non sentirne il peso.

Per Kant, invece, la libertà è il cuore della dignità umana: «L’uomo non deve essere trattato mai meramente come mezzo, ma sempre anche come fine in sé». L’autonomia morale è la forma più alta di emancipazione della mente.

Se ci spostiamo verso Oriente, la prospettiva si trasforma.

Laozi nel Tao Te Ching scrive: «Vuota te stesso di tutto. Lascia che la mente diventi tranquilla. Le diecimila cose sorgono e svaniscono, mentre l’io contempla il loro ritorno». Qui la libertà non è una conquista intellettuale, ma il ritorno al flusso naturale, la mente che smette di trattenere e lascia andare.

Anche il Buddhismo sottolinea questo lasciar andare.

Thich Nhat Hanh ricorda: «Lasciare andare ci dona libertà, e la libertà è l’unica condizione per essere felici. Se nel nostro cuore continuiamo a trattenere rabbia, ansia o possesso, non potremo mai essere liberi».

Nella tradizione occidentale, il tema della libertà mentale attraversa la poesia e la narrativa. Dostoevskij, nei Fratelli Karamazov, mette in bocca al Grande Inquisitore parole dure: «Nulla è mai stato per l’uomo e per la società più intollerabile della libertà».

La libertà spaventa perché toglie certezze e chiede responsabilità.

Emily Dickinson, invece, offre un’immagine di pura vastità: «The brain is wider than the sky»«Il cervello è più vasto del cielo». La mente, per lei, è un orizzonte che supera i confini del corpo, che non può essere rinchiuso se non da sé stesso.

In Oriente, i testi buddhisti ci parlano di una mente limpida come specchio: «La mente è come un lago chiaro e profondo; quando è immobile riflette tutto senza trattenere nulla». È questa trasparenza a costituire la vera libertà.

In questo dialogo tra pensieri e culture si inserisce la Medicina Tradizionale Cinese, che da millenni si interroga sullo stato della mente. 

In MTC la mente si chiama Shen, risiede nel Cuore e riflette l’equilibrio interiore. Una mente libera, secondo questo sapere, non è semplicemente “senza costrizioni esterne”, ma è capace di quiete, chiarezza, lucidità.

Quando lo Shen è disturbato, compaiono insonnia, ansia, confusione. Per nutrirlo, la tradizione propone fitoterapia, massaggio Tuina, meditazione, esercizi come Qi Gong e Tai Chi. Qui la libertà non è solo pensiero, ma respiro: è l’arte di lasciar scorrere l’energia senza opporre resistenza.

Se nei secoli passati la mente era vincolata da dogmi religiosi o politici, oggi i vincoli hanno assunto forme più sottili. 

Parliamo in tal senso di algoritmi e social network che modellano i nostri pensieri e la nostra attenzione, creando gabbie invisibili, di bias cognitivi e automatismi percettivi che ci inducono a scelte ripetitive, senza consapevolezza, di stress cronico e iperstimolazione sensoriale che sottraggono la capacità di ascolto di narrazioni culturali e ideologiche che ci inchiodano a ruoli e identità non sempre autentici.

La mente contemporanea rischia così di vivere in una prigione raffinata, dorata, ma pur sempre prigione.

La libertà interiore non si dona, si coltiva e la coltivazione richiede disciplina e delicatezza insieme.

La meditazione mindfulness aiuta a osservare i pensieri senza identificarvisi, a riconoscere il rumore e lasciarlo andare.

Arti marziali quali il Qi Gong e il Tai Chi riconnettono il corpo al respiro e riportano lo Shen al suo equilibrio.

La disintossicazione digitale crea spazi di silenzio e restituisce autonomia all’attenzione.

La riflessione filosofica invita a chiedersi ogni giorno: sto scegliendo io, o sto ripetendo ciò che altri hanno scelto per me?

Come scrisse Erich Fromm: «La libertà non è qualcosa che si possiede, ma qualcosa che si realizza».

La mente libera non è uno stato permanente, ma un cammino. È il movimento silenzioso di chi accetta la responsabilità delle proprie scelte, pratica l’arte del distacco, nutre il proprio Shen e custodisce la capacità di pensare, sentire e respirare con autenticità.

La libertà interiore non è fuga, ma ritorno: ritorno a sé stessi, al respiro, al cuore.

La vera domanda non è se la mente possa essere libera, ma se vogliamo impegnarci ogni giorno per renderla tale. Inizia da piccoli gesti: spegni per un’ora il telefono, siediti in silenzio, osserva il tuo respiro. 

La libertà comincia qui, ora.

E TU? quanto ti ritieni libero e quanto veramente lo sei? Parliamone

 

Bibliografia

  • Sartre J.-P., L’esistenzialismo è un umanismo.
  • Kant I., Fondazione della metafisica dei costumi.
  • Laozi, Tao Te Ching.
  • Thich Nhat Hanh, Il cuore dell’insegnamento del Buddha.
  • Dostoevskij F., I fratelli Karamazov.
  • Dickinson E., Poems.
  • Fromm E., Fuga dalla libertà.
  • Matos L.C. et al., Understanding Traditional Chinese Medicine Therapeutics, 2021.
  • Rodrigues J.M. et al., Mental health benefits of Traditional Chinese Medicine, 2023.
  • Zainal N.H. et al., Mindfulness Enhances Cognitive Functioning: A Meta-analysis, 2023.
  • Calderone A. et al., Neurobiological Changes Induced by Mindfulness, 2024.
  • Vettehen P.H. et al., Attention Economy and Society, 2023.
  • Berthet V. et al., Cognitive Biases and Decision-Making, 2022.

mercoledì 26 novembre 2025

DICONO DI ME... RIGENERA-INFORMA


 

 

Oggi condivido con voi una piccola grande soddisfazione professionale.


La rivista Rigenera Life ha pubblicato un articolo dedicato al tema “La salute secondo la Medicina Tradizionale Cinese” e — con mia sorpresa e gratitudine — viene raccontato dettagliatamente il mio modo di lavorare e la mia visione dell’essere umano.


Per chi mi conosce, non è una novità: da sempre credo che la salute non sia solo assenza di sintomi, ma sia la conseguenza di un equilibrio profondo tra corpo, emozioni, mente e ambiente.


Il mio lavoro nasce proprio da questa idea: aiutare la persona a ritrovare armonia dentro di sé, rispettando la sua unicità.
Vedere questo approccio riconosciuto e raccontato da una rivista di settore è un segnale che mi incoraggia a continuare sulla strada intrapresa, con ancora più impegno e dedizione.


Significa che parlare di integrazione, consapevolezza e prevenzione non è più “alternativo”… ma inizia ad essere considerato parte della salute moderna.


Qui l’articolo completo per chi vuole leggerlo:
<https://www.rigeneralife.com/articoli/11601/la-salute-secondo-la-medicina-tradizionale-cinese/>


Grazie a chi mi sostiene, a chi si affida a me, e a chi crede che ogni persona meriti di stare bene a 360°.

Continuiamo a fare cultura del benessere — insieme. 
Paolo

martedì 25 novembre 2025

GOMMA E MATITA E UNA LEZIONE DI VITA...


 
Un giorno, la gomma guardò la matita e, con voce gentile, le chiese:
– Come stai, amico mio?
La matita rispose seccamente, senza nemmeno alzare lo sguardo:
– Non sono tuo amico. Ti odio.
La gomma, colpita da quelle parole taglienti, domandò con tristezza:
– Perché?
– Perché cancelli sempre quello che scrivo – ribatté la matita con rabbia trattenuta.
Ma la gomma, con la dolcezza che nasce da chi conosce il proprio scopo, disse:
– Io cancello solo gli errori. Lo faccio per aiutarti.
– E perché dovresti farlo? – insistette la matita, ancora diffidente.
– Perché è la mia natura. Sono nata per questo – spiegò la gomma, con una calma che non chiedeva nulla in cambio.
 
La matita scosse la testa:
– Questo non è un vero lavoro.
– Eppure il mio compito è tanto importante quanto il tuo – rispose la gomma con convinzione.
– Ti sbagli, sei arrogante. Scrivere è più nobile che cancellare – insistette la matita, alzando la voce.
 
Ma la gomma non si scompose:
– Togliere ciò che è sbagliato è come riscrivere ciò che è giusto.
A quel punto, la matita restò in silenzio, colpita da quelle parole semplici ma profonde. Poi, con un filo di malinconia, sussurrò:
– Ti vedo ogni giorno più piccola…
 
La gomma sorrise teneramente:
– È vero. Ogni volta che cancello un errore, perdo un pezzetto di me. Ma lo faccio volentieri, perché so che sto aiutando.
La matita, con voce roca e occhi lucidi, aggiunse:
– Anche io mi sento più corta ogni giorno…
La gomma allora le si avvicinò e la consolò:
– Vedi? Nessuno può fare del bene senza rinunciare a qualcosa di sé. È questo il segreto.
Poi la guardò con affetto sincero e chiese:
– Mi odi ancora?
 
La matita, finalmente serena, sorrise:
– Come potrei? Ti vedo sacrificarti ogni giorno per gli altri. Ogni mattina ti svegli, e sei un po’ meno di ieri… ma solo perché hai donato speranza e sollievo.
E allora, con la voce del cuore, concluse:
– Se non puoi essere una matita per scrivere la felicità degli altri, sii una buona gomma che cancella i loro dolori. E semina speranza, ovunque tu passi.
Perché il bene non fa rumore… ma lascia un segno che nessuna gomma potrà mai cancellare.
 
dal web 

venerdì 21 novembre 2025

BLACK FRIDAY E MEDICINA CINESE


 

 

È venerdì mattina. Le strade brulicano di persone con carrelli pieni e occhi brillanti di desiderio. Il Black Friday è arrivato, e con esso la promessa di abbondanza, sconti irresistibili e la frenesia collettiva di chi vuole “avere di più”. Ma cosa si nasconde davvero dietro a questo rituale moderno? Dietro il luccichio dei cartelloni e il frastuono dei consumi, c’è una storia antica: la tensione eterna tra desiderio e equilibrio, tra fame di possesso e bisogno di armonia interiore.

 

Il Black Friday può essere visto come un moderno mercato rituale. Come nei villaggi antichi, dove la festa del raccolto trasformava il consumo in rito e comunità, oggi il consumo di massa diventa celebrazione e tensione allo stesso tempo. “Non c’è amore più sincero di quello per l’oggetto desiderato”, scriveva Erich Fromm (L’arte di amare), e in questa frase si legge il senso profondo del nostro impulso: non solo bisogno, ma anche un vuoto da colmare, un’energia emotiva da saziare.

 

In termini di Medicina Tradizionale Cinese, l’abbuffata di sconti stimola il Meridiano dello Stomaco e della Milza, organi che regolano non solo la digestione fisica, ma anche la nostra capacità di nutrirci emotivamente. 

 

Il desiderio compulsivo di acquistare può essere interpretato come un eccesso di energia “Yang” superficiale, un fuoco che cerca appagamento fuori da noi stessi. Lao Tzu ci ricorda: “La natura non ha fretta, eppure tutto si realizza” (Tao Te Ching), un invito a rallentare, osservare e ritrovare il ritmo naturale dentro di noi.

 

Il filosofo Aristotele ci guida con la sua saggezza occidentale: “La virtù sta nel mezzo” (Etica Nicomachea). Applicata al Black Friday, questa frase diventa monito: non è il possesso smisurato a darci felicità, ma l’equilibrio tra ciò che vogliamo e ciò di cui abbiamo veramente bisogno. Anche Confucio, con la sua calma ponderata, ci ammonisce: “Non importa quanto lentamente procedi, finché non ti fermi” (Analetti). Fermarsi, riflettere, osservare i propri desideri: ecco il segreto per trasformare la frenesia del consumo in pratica di consapevolezza.

 

Il Black Friday, dunque, non è solo shopping: è uno specchio del nostro rapporto con l’abbondanza, con il desiderio e con la nostra energia vitale. Ogni acquisto diventa un’occasione per osservare il flusso di Yin e Yang dentro di noi, per chiedersi se stiamo nutrendo il corpo e lo spirito o solo l’ego momentaneo.

 

La prossima volta che ti troverai davanti a un cartellone rosso con scritto “Sconto 70%”, fermati. Respira. Chiediti: sto comprando per vero bisogno o per il desiderio di riempire un vuoto? Trasforma la corsa agli sconti in un esercizio di equilibrio interiore. Inizia oggi: osserva, scegli, equilibra. 

 

Il vero tesoro non è ciò che metti nel carrello, ma ciò che coltivi dentro di te. PARLIAMONE!!!

Bibliografia essenziale:

  1. Fromm, E. (1956). L’arte di amare.
  2. Lao Tzu. Tao Te Ching.
  3. Aristotele. Etica Nicomachea.
  4. Confucio. Analetti.
  5. Kaptchuk, T. J. (2000). The Web That Has No Weaver.


martedì 18 novembre 2025

panem et circenses 2.0

 


Immagina una piazza gremita: luci, musica, applausi, schermi giganti che annunciano lo spettacolo. Tra la folla, pochi pensano davvero a chi manovra le leve dietro quel sipario. Eppure, come scriveva Giovenale, “panem et circenses”. 

 

Nel XXI secolo il pane è diventato binge-watching e notifiche push, i giochi sono reality, feed infiniti, e la distrazione è la nuova forma di consenso. Ci lasciamo cullare da una cascata di stimoli che addolcisce il pensiero critico, mentre l’apparenza prende il posto della sostanza; ma cosa perdiamo, quando cediamo al fascino del circo?

 

Il poeta latino criticava un popolo che aveva smesso di chiedere virtù, accontentandosi di pane e spettacolo. Da allora, le arene si sono moltiplicate, trasformandosi in schermi e palcoscenici digitali o molto più semplicemente dibattiti televisivi senza arte né parte e intrattenimenti senza alcun impegno. 

 

La piazza oggi è virtuale, ma il meccanismo è identico: si offre intrattenimento per non far pensare. Platone lo aveva già intuito nella metafora della caverna — “siamo prigionieri delle ombre che più ci piacciono, e scambiamo la luce riflessa per verità”. 

 

Nietzsche avrebbe detto che “ogni epoca ha le sue maschere”, e le nostre sono fatte di pixel e dopamina. 

 

Gramsci lo spiegò in chiave sociale: “l’egemonia non si impone solo con la forza, ma con la cultura, con ciò che ci seduce e ci tranquillizza”.

 

Marcuse, nel Novecento, parlava di “società unidimensionale”, dove l’uomo confonde il bisogno con il consumo e la libertà con il divertimento.

 

E la politica? Oggi non distribuisce più pane e giochi nel senso letterale, ma utilizza strumenti ben più sofisticati. La propaganda è diventata narrazione, la menzogna è branding, l’informazione è intrattenimento. Il potere non si impone: si insinua. Non vieta la verità, la devia. La politica mondiale odierna (tutta) ormai orchestra la realtà attraverso sistemi di comunicazione che confondono emozione e ragione, costruendo consensi basati su paura, indignazione e desiderio. 

 

Come in una grande regia, l’attenzione pubblica è direzionata dove serve: mentre le crisi reali si spostano dietro le quinte, i riflettori illuminano scandali, slogan, false contrapposizioni. È la stessa dinamica che già Platone denunciava: chi controlla le ombre, controlla la percezione della realtà.

 

In questo panorama globale, la “post-verità” non è un incidente, ma una strategia. La parola viene manipolata, l’immagine amplificata, il silenzio programmato. Si alimenta l’emotività collettiva, si esaspera il conflitto, si semina confusione. 

 

È una forma moderna di “circenses”, dove l’indignazione diventa intrattenimento, e il pensiero critico, un fastidio da marginalizzare. 

 

Come direbbe il Buddha, “tutto ciò che distrae dalla retta visione è illusione”; e Lao Tzu avrebbe ricordato che “quanto più le leggi e i decreti si moltiplicano, tanto più cresce il disordine”.

 

L’Oriente ci offre una chiave alternativa: il ritorno alla presenza. 

 

Lao Tzu ammoniva: “Chi conosce gli altri è sapiente; chi conosce sé stesso è illuminato.” Ma come conoscere sé stessi, se la mente è costantemente dispersa? Il Buddhismo parla di samsāra, il ciclo delle illusioni, dove ogni distrazione ci allontana dal risveglio. E il Taoismo, con il principio di Wu Wei, insegna il non-fare consapevole: non passività, ma presenza nel flusso della realtà. Confucio ricordava che solo l’educazione e il rituale mantengono la dignità dell’uomo di fronte all’eccesso.

 

La psicologia contemporanea conferma queste intuizioni antiche. Le notifiche digitali agiscono come micro-dosi di dopamina, creando un ciclo di stimolo e ricompensa che cattura la nostra attenzione. È la “corsa agli stimoli” descritta dalle neuroscienze: più siamo iperstimolati, meno siamo presenti. La mente si frammenta, il pensiero profondo cede al riflesso. La pedagogia, da Freire a Montessori, ci ricorda che educare non significa intrattenere, ma liberare. “La libertà”, scriveva Paulo Freire, “si conquista nella coscienza critica”, e non nella passività del consumo. Montessori parlava di una disciplina interiore che nasce dalla libertà consapevole, mentre Dewey vedeva nella partecipazione attiva il cuore dell’apprendimento.

 

Perfino la Medicina Tradizionale Cinese ci aiuta a leggere questo fenomeno. Quando l’energia (qi) ristagna, la vitalità si spegne: la società distratta somiglia a un corpo con il fegato bloccato. Troppo “Yang” di stimolo distrugge lo “Yin” del riposo, dell’ascolto, della profondità. I sintomi — apatia, ansia, bisogno costante di novità — sono i “rami” visibili, ma la radice è la stessa: disconnessione dal centro, perdita di equilibrio. Nella MTC, l’armonia nasce dall’alternanza fra attività e quiete: lo stesso vale per la mente. L’eccesso di stimoli prosciuga lo spirito.

 

E se il “circo” oggi è il flusso costante di immagini, possiamo ancora scegliere di uscire dall’arena. Si può iniziare dal piccolo: un digiuno mediatico settimanale, qualche minuto di silenzio, una pratica di respirazione o di meditazione. Sono forme di igiene mentale, come nella MTC lo sono il qigong e il ritmo dei cinque elementi. Si tratta di tornare padroni della propria energia, del proprio tempo, del proprio sguardo.

 

Non basta indignarsi per il sistema: occorre riappropriarsi della presenza. Osserva dove stai cedendo all’intrattenimento passivo, limita ciò che ti svuota, nutri ciò che ti accende. Leggi, rifletti, dialoga, cammina. Medita, respira, partecipa. Il cambiamento non nasce nei palazzi, ma negli sguardi che tornano a vedere. Il vero antidoto al “panem et circenses” è la consapevolezza: una mente che si accende non può essere manipolata.

 


Bibliografia

  1. Giovenale, Satire (edizioni critiche moderne)
  2. Platone, Repubblica
  3. Antonio Gramsci, Quaderni del carcere
  4. Herbert Marcuse, L’uomo a una dimensione
  5. Lao-Tzu, Tao Te Ching
  6. Dhammapada (testi buddhisti)
  7. Confucio, Dialoghi
  8. Paulo Freire, Pedagogia degli oppressi
  9. Maria Montessori, La mente del bambino
  10. John Dewey, Democrazia e educazione
  11. Daniel Kahneman, Pensieri lenti e veloci
  12. Ted Kaptchuk, The Web That Has No Weaver
  13. Giovanni Maciocia, The Foundations of Chinese Medicine


 

venerdì 14 novembre 2025

LE PIAGHE INVISIBILI


 

 

“Là dove è la ferita, là è anche la guarigione.”
— C.G. Jung

«Che cos’è una piaga, se non una crepa nel reale da cui può filtrare il senso?»

Da millenni, l’umanità osserva le sue ferite cercandovi risposte: nella pelle e nei sogni, nei deserti biblici e nei labirinti neuronali. Le piaghe d’Egitto, archetipi potenti e inquietanti, non appartengono solo al mito: esse ci attraversano ancora oggi, sotto forma di crisi personali, collettive, somatiche e spirituali.

Cosa succede se incrociamo lo sguardo di Mosè con quello di un medico taoista, un padre del deserto e un neuroscienziato contemporaneo?

 

Ne parlo nel mio ultimo articolo sulla rivista scientifica BRAINFACTOR

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martedì 11 novembre 2025

Ti stai distruggendo da solo?

 


 

“L’uomo è l’unico animale che si infligge sofferenze in nome della coscienza.”
— Albert Camus

C’è una domanda che si insinua in certi silenzi interiori, nelle notti insonni, nei dolori senza nome e nei giorni che sembrano vuoti anche se pieni di impegni: mi sto distruggendo da solo?

È una domanda antica e moderna, un interrogativo che attraversa l’essere umano da quando ha acquisito consapevolezza di sé, da quando il pensiero ha cominciato a scavare nelle profondità dell’anima, come la goccia d’acqua che scava la roccia non per distruggerla, ma per cercare un passaggio.

La psicologia contemporanea ha dato un nome a questo fenomeno: autosabotaggio.

È un meccanismo inconscio attraverso il quale l’individuo ostacola la propria crescita, felicità o salute. Agiamo contro noi stessi: scegliamo relazioni tossiche, procrastiniamo obiettivi importanti, ci puniamo con sensi di colpa eccessivi o ci rifugiamo nel perfezionismo come forma di autodegradazione.

In termini psicoanalitici, questo può essere legato a un “super-Io” troppo severo (Freud), che impone un ideale irraggiungibile e punisce ogni deviazione. La psicologia cognitiva lo descrive come frutto di schemi mentali distorti, di credenze limitanti acquisite nell’infanzia. La psicologia umanistica, da Carl Rogers a Maslow, parla invece di una disconnessione tra sé reale e sé ideale, una frattura dell’autenticità.

E' però nella filosofia, e nelle medicine tradizionali orientali, che questo interrogativo si fa eco cosmico, radicandosi nel destino umano e nel suo legame con l’universo.

“Colui che non trova la pace in se stesso, sarà in guerra con il mondo.”Mahatma Gandhi

La Medicina Tradizionale Cinese (MTC) non considera la malattia come semplice disfunzione biologica, ma come disarmonia.

L’uomo, microcosmo nel macrocosmo, è un sistema energetico in equilibrio dinamico. Quando l’equilibrio si rompe — tra Yin e Yang, tra organi Zang e Fu, tra emozioni e pensieri — si genera la malattia. Ma anche qui, come nella psicologia moderna, l’origine è spesso interna.

Il fegato (Gan), secondo la MTC, è l’organo che più risente delle emozioni represse: rabbia, frustrazione, ma anche incapacità di dare direzione al proprio Qi (energia vitale).

Il cuore (Xin) è la sede dello Shen — lo spirito. Uno Shen turbato può causare insonnia, ansia, perdita di scopo. Non a caso, nei testi antichi si legge: “se il cuore è in pace, tutto il corpo è in pace.”

In questo quadro, l’autodistruzione è la manifestazione energetica di un'anima che ha perso la via del Tao, la “Via naturale”.

L’essere umano, sordo alla propria natura, rompe la comunicazione col Cielo e si ammala.

“L’uomo è infelice perché non sa di essere felice.” Fëdor Dostoevskij

C’è qualcosa di profondamente ironico nell’autodistruzione umana. Ci si danneggia per inseguire ideali di perfezione, amore, potere, bellezza. Come Sisifo, condannati a far rotolare un masso che non ci appartiene, ci logoriamo nell’inseguire ciò che già ci abita.

Nietzsche parlava di un’umanità ancora “non nata”, incapace di diventare “oltre-uomo” perché schiava della morale, della colpa, delle convenzioni, ma è proprio qui che Oriente e Occidente si incontrano: nella consapevolezza che la liberazione non viene dall’esterno.

Il Daodejing di Laozi insegna: “Chi conosce gli altri è intelligente, chi conosce sé stesso è illuminato. Chi vince gli altri è forte, chi vince sé stesso è potente.”

In altre parole: l’autodistruzione non è che l’ombra della mancata autoconoscenza. Finché l’essere umano resta cieco ai propri movimenti interiori, sarà vittima delle sue stesse illusioni.

“Il corpo è il teatro delle emozioni.” Antonio Damasio

Il corpo non mente. Quando ci stiamo distruggendo, lo sappiamo — non sempre con la mente, ma con le ossa, con la pelle, con lo stomaco. Le tensioni croniche, le patologie psicosomatiche, la stanchezza che non passa, sono espressioni viscerali di un conflitto profondo.

In MTC si osservano i segni sul viso, sulla lingua, nei polsi, ma anche senza strumenti antichi, chiunque può accorgersi che l’autosabotaggio ha un corpo. Eppure, la medicina occidentale spesso lo ignora, scindendo corpo e mente. La medicina integrata, oggi, cerca di ricollegare i fili: MTC, mindfulness, psicologia somatica, neurobiologia della consapevolezza.

“Dove c’è pericolo, cresce anche ciò che salva.” Friedrich Hölderlin

Guarire non significa eliminare il dolore, ma comprenderlo. L’autodistruzione può essere un messaggio evolutivo. Ci segnala che stiamo vivendo contro la nostra natura, che ci manca una direzione. In MTC si direbbe che il nostro Mandato Celeste (Ming) è stato dimenticato. In psicologia junghiana, che non abbiamo integrato l’Ombra.

Il punto di svolta non è mai solo terapeutico. È esistenziale. È lo stesso punto toccato da Siddhartha sotto il fico sacro, o da Dante nella selva oscura, quando riconosce di essersi smarrito. La consapevolezza del male è già l’inizio della via.

L’autodistruzione è spesso una forma di lotta interiore mal direzionata. Ma se impariamo a guardarla, a decifrarla come messaggio del nostro Shen, possiamo trasformarla in una via di risveglio. 

L’Oriente ci insegna la via del Vuoto, del non-agire (wu wei), dell’armonia.L’Occidente ci consegna il pensiero critico e la ricerca di senso.

Unendo i due, forse possiamo imparare l’arte di non distruggerci, di ascoltarci, di guarire.

Vuoi sapere se ti stai autosabotando e come? parliamone!

 

Bibliografia essenziale

  • Bai, Y., & Zhang, H. (2022). The Role of Traditional Chinese Medicine in Mental Health: Integrative Approaches. Frontiers in Psychiatry.
  • Damasio, A. (2021). Sentire e sapere. Il cammino della coscienza. Adelphi.
  • Goleman, D., & Davidson, R. J. (2021). La scienza della meditazione. Come trasformare il cervello, la mente e il corpo. Mondadori.
  • Natour, M. (2023). Energia e guarigione: La medicina integrata tra Oriente e Occidente. Edizioni AMAL.
  • Sapolsky, R. M. (2023). Determined: A Science of Life Without Free Will. Penguin.
  • Varela, F. J., Thompson, E., & Rosch, E. (2021 reprint). La via di mezzo della conoscenza. Le scienze cognitive e la tradizione meditativa buddhista. Feltrinelli.
  • Jung, C. G. (2020 ed.). L’uomo e i suoi simboli. BUR Rizzoli.
  • Ricard, M. (2020). L'arte della meditazione. URRA.
  • Lu, A. P., & Wang, Y. T. (2021). Pattern Differentiation in Traditional Chinese Medicine and Integration with Western Medicine. Chinese Journal of Integrative Medicine.
  • Gilbert, P. (2021). Mindful Compassion. Guilford Press.
  • Thich Nhat Hanh (2021). Il dono del silenzio. Garzanti.
  • Maté, G. (2022). Il mito della normalità. Trauma, malattia e guarigione in una società tossica. Enrico Damiani Editore.
  • Mancia, M. (2021). Corpo, affetti, inconscio: Neuropsicoanalisi e psicoanalisi contemporanea. Raffaello Cortina.
  • Liang, X., & Li, H. (2023). Integrative Medicine in Treating Psychosomatic Disorders: A Review. Journal of Integrative Medicine.