giovedì 29 novembre 2007

Pensiero del fine settimana

Foto per gentile concessione di ALLRace Friend Renato Gaggio

Il lavoro intellettuale strappa l’uomo

alla comunità umana,
il lavoro manuale , invece,
conduce l’uomo verso gli uomini.

martedì 27 novembre 2007

Mobbing? No grazie.

“Sul mio tavolo arrivano 5-6 denunce di mobbing al giorno. Altre vanno direttamente verso un percorso civile, per un licenziamento contestato o perun danno da risarcire”.
È Raffaele Guariniello, procuratore aggiunto a Torino a parlarne sul Corriere della Sera del 27 novembre 2007.

Effettivamente quasi ogni giorno mi capita di sentire parlare in azienda o alla TV di denunce di molestie o mobbing. Questi fenomeni esistono da sempre: per fortuna sono cambiati i tempi e oggi c'è una maggiore attenzione nei luoghi di lavoro.
Guariniello fa però presente che il problema in Italia non è ancora regolamentato: da noi "possiamo appellarci solo a delle sentenze della Cassazione e alla famosa legge 626 dove si enuncia che bisogna prevenire il mobbing almeno quanto l’esposizione a sostanze tossiche o al rumore".
Siamo ancora indietro rispetto ad altri paesi europei e, a questo proposito, ricordo un collega che lavorava per alcune aziende francesi del settore alimentare per costruire luoghi di lavoro attivi e favorevoli al dialogo: mi diceva che incontrava singolarmente tutti i dipendenti dell’azienda almeno tre volte l’anno.
Cosa fare in Italia? Guariniello nell'articolo chiede alle aziende tanta prevenzione e di dotarsi al più presto di un codice etico.

Io non sono un uomo di legge, ma sono concorde con il giudice: la parola d’ordine è prevenzione. Credo che occorrano regolamenti semplici che rendano chiaro quali sono i comportamenti ammessi e quali no.
In campo militare mi viene in mente il codice “semaforo” dei marines americani dove i tre classici colori (rosso, giallo, verde) danno il senso ad ambo le parti del punto a cui sono arrivati in qualsiasi situazione, in pace o in guerra o durante un addestramento.
Se c’è riuscito un corpo militare con tutta la sua rigidità perché non avere un codice etico in azienda?

In realtà ci sto provando all'interno di Abbey Programme® dove, l’ultimo giorno di corso, i partecipanti devono fare un esercizio che molti hanno definito estenuante: la “costruzione della tavola dei valori”. La domanda chiave è come portare i valori fondamentali dell’esistenza nei pensieri e nelle azioni dei miei collaboratori?
L’obiettivo è creare un piccolo vademecum pratico che l’imprenditore e tutta l'azienda possa utilizzare in ogni momento per rapportare e rapportarsi con gli altri e gestire linee guida semplici e chiare per tutti: la prima è essere sempre d’esempio.

Caro Guariniello non so se questo sistema le diminuisca un po’ di lavoro, io spero di sì, ma credo ne sarebbe felice anche lei.

domenica 25 novembre 2007

La palestra dei manager

Felice Fava nel suo articolo pubblicato lo scorso 23 novembre in Formazione & Carriere del Corriere della Sera ci parla dei campioni dello sport che salgono in cattedra per insegnare ai dirigenti il gioco di squadra per vincere la partita contro il mercato.
“Lo sport insegna a raggiungere obiettivi, automotivarsi e conoscere l’avversario, sul campo e sul lavoro”. E’ interessante notare che questo processo avviene sia negli sport individuali che in quelli di gruppo insegnando lealtà nell’affrontare l’altro e utilizzando gli stessi strumenti e mezzi.

Il lavoro è una competizione continua e se viene vissuto come sport aumenta l’autostima e rende più vivibile la sensazione del doverlo svolgere. Allenamenti costanti insegnano la pazienza e la determinazione per raggiungere un obiettivo.

Le arti marziali, oltre ad avere una componente sportiva, implicano un forte coinvolgimento psichico e mentale in cui il praticante deve entrare in armonia con se stesso per arrivare “all’azione perfetta”. E’ un’autodisciplina che in campo lavorativo permette di aumentare la capacità di attenzione, di focalizzarsi sui problemi e di affrontarli come su un campo di battaglia.

E’ quella sincronia tra mente e corpo, tra pensiero e azione che deve essere presente in ogni buon manager e che le arti marziali, in particolare la spada giapponese, esaltano in quanto “conferendo equilibrio al tutto lo spazio vuoto acquista lo stesso peso del pieno”. In altre parole, quando un samurai esprime l’intenzione di compiere un’azione è come se l’avesse già compiuta. Non ha bisogno di “dare la parola” né di “promettere”. Parlare e agire sono la medesima azione.
Chi ha partecipato a Samurai Lab® ha avuto modo di sperimentare tutto questo anche provando ad usare la spada. Atleti o samurai i nuovi manager saranno pronti a raccogliere la sfida, ma soprattutto a vincerla?

giovedì 22 novembre 2007

martedì 20 novembre 2007

Ora et Labora a Udine


Eccomi qui per raccontarvi della bella esperienza di sabato 17 novembre a Udine: libreria Feltrinelli gremita (mi è dispiacuito per le molte persone in piedi per tutta la durata della presentazione), il Rettore Furio Honsell, accompagnato dalla collega Prof. Cristiana Compagno, docente di strategie aziendali, come interlocutori. E poi domande tecniche ma anche "provocatorie" per capire quanto sia concreta l'attualità della Regola Benedettina per l’impresa.

Il tempo è letteralmente volato nell’alternarsi delle domande anche da parte del pubblico e, alla fine, molti hanno mi hanno chiesto di autografare una copia del libro facendomi sentire uno "scrittore importante".
La serata si è poi conclusa con un buffet preparato magistralmente dall'instancabile Gabriella Pecchia, mente organizzatrice di questa iniziativa, e con un intervista per Radio Capodistria che andrà in onda giovedì 22 novembre alle ore 13:00.

È stata proprio un'esperienza bella ed anche divertente che mi ha fatto conoscere nuove persone interessanti e interessate al mio Abbey Programme®. Remo, il direttore delle libreria, soddisfatto dell’evento mi ha proposto di ritornare; spero proprio di poterlo esaudire molto presto.


domenica 18 novembre 2007

Profumo di donna

E’ da un po’ di tempo che non parlo di film interessanti per la formazione. Ultimamente ho rivisto “Scent of a woman”, rifacimento americano di “Profumo di donna” del regista Dino Risi tratto dal romanzo "Il buio e il miele" di Giovanni Arpino.

La trama: Charlie Simms, il protagonista, frequenta un college elitario grazie ad un sussidio. Per arrotondare, il giovane accetta di assistere per il week-end del Ringraziamento l'anziano colonnello Frank Slade (Al Pacino). Poco prima di partire per quest’incarico, Charlie è testimone dei preparativi di uno scherzo architettato da alcuni suoi compagni ai danni del preside della scuola. Charlie si trova così davanti a un bivio: o denunciare gli autori dello scherzo oppure perdere la borsa di studio per Harward.
Nel frattempo i primi approcci di Charlie con il colonnello sono difficili: il salto generazionale è notevole, Slade è cieco, scorbutico, beone ed aggressivo, parla solo di servizio militare e disciplina. Il colonnello costringe Charlie ad accompagnarlo a New York, noleggia una limousine con l'autista e frequenta ristoranti e alberghi di lusso: il suo intento nascosto è vivere alla grande le feste del Ringraziamento per poi suicidarsi. Tuttavia Charlie riesce ad anticiparlo e a salvargli la vita.
Charlie, tornato da New York, deve ora affrontare la commissione d’inchiesta per lo scherzo: è sul banco degli imputati solo e senza nessun appoggio. Decide di non denunciare i compagni pur sapendo di compromettere il proprio avvenire. Ma ecco presentarsi il colonnello Slade, che in un discorso carico di valori e senso del dovere, esalta l’onestà riuscendo a scagionare Charlie.

È un film interessante perché nel confronto fra due generazioni dimostra che alla base della leadership, all’inizio o al termine di una carriera, debbano esserci i valori di sempre: onestà, integrità, rettitudine, senso dell’onore e del dovere, disponibilità e amore per il proprio lavoro… Infatti il colonnello Slade decide di prendere le difese di Charlie dicendo: “Io lottavo contro il mondo per mettermi in mostra, tu lo fai perché ci credi”.
E a fronte di chi, come il preside, vuole costruire leader corrotti, ma potenzialmente validi solo per sostenere i propri fini, vince ancora l’etica e il valore dell’uomo.
La grande fragilità di un colonnello Slade, di chi “è arrivato”, di chi è ormai deluso e stanco, ritrova vigore e voglia di continuare vedendosi riflesso nel giovane Charlie, inesperto, ma desideroso di crescere e imparare.
Un insegnamento per tutti coloro che sono stanchi e demotivati e che hanno bisogno di ritrovare quel vigore e quell’onestà intellettuale ormai dimenticati.


mercoledì 14 novembre 2007

Offerta di lavoro

Un mio cliente, il salone Anna di Borgo San Dalmazzo (Cuneo) di cui vi ho già parlato, sta cercando nuove figure professionali da assumere in vista del futuro ampliamento.
Tra queste Anna sta cercando una Direttrice
Tecnica da inserire nella nuova struttura del Centro Estetico. E' richiesta una pluriennale esperienza sul campo oltre alla disponibilità a sposare la filosofia del centro.
Chi fosse interessato può chiamare direttamente Anna o Simona negli orari di negozio allo 0171 269009.

martedì 13 novembre 2007

Una lezione al Liceo Legnani

Spesso le scuole superiori mi invitano a tenere delle lezioni sugli aspetti psicologici della comunicazione. Il Liceo Legnani di Saronno (Varese) è tra le più affezionate e come ogni anno la Prof. Donatella Pigozzi organizza per le classi quarte una serie di incontri a tema.
Qui sotto trovate il riassunto dei commenti alla mia ultima lezione.

“Carissimo Paolo,
ti invio il sunto di alcune riflessioni degli alunni delle classi quarte del liceo classico “Legnani” indirizzo sociopsicopedagogico, relativo alla conferenza che hai condotto il 30 ottobre ’07.
Intendo ringraziarti per la tua disponibilità e complimentarmi con te per il modo in cui sei riuscito a mantenere vivo l’interesse dei circa 90 allievi presenti che si sono sentiti condurre con facilità incontro ad un argomento di non facile comprensione”.
Cordialmente
Prof.ssa Donatella Pigozzi

domenica 11 novembre 2007

"Ora et Labora" ad Udine

Sabato 17 novembre alle ore 17:30 la libreria Feltrinelli di Udine ospiterà la quarta presentazione del mio libro “Ora et Labora” giunto alla seconda ristampa.

La presentazione di un libro è sempre un evento importante che diventa straordinario quando né l’autore nè la casa editrice lo organizzano. Infatti questa volta l’organizzazione è stata gestita da Gabriella Pecchia, una partecipante all’Abbey Programme® di giugno.
Appena tornata dal corso Gabriella, responsabile della scuola di cucina Peccati di Gola di Udine, ha coinvolto con il suo entusiasmo sia il direttore della libreria sia il Prof. Honsell Magnifico Rettore dell’Università di Udine che avete già visto ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa”.

Gabriella si era iscritta al corso con l’obiettivo di migliorare le sue capacità organizzative e manageriali. Devo dire che i risultati stanno già arrivando e sono ben contento che mi coinvolgano di persona. Naturalmente se siete a Udine vi aspetto sabato alla Libreria Feltrinelli.

giovedì 8 novembre 2007

martedì 6 novembre 2007

Il sogno di Simona

Pubblico volentieri la testimonianza di Simona, del salone Anna di Borgo San Dalmazzo (Cuneo), mio cliente da tempo. Simona ci dimostra che un sogno è un obiettivo e perché diventi vero deve essere sostenuto con l’impegno costante e con tanto amore per il proprio lavoro.

“Uno dei miei sogni nel cassetto era quello di riuscire ad arrivare nello staff delle truccatrici di Miss Italia. Oggi, grazie alla mia crescita professionale maturata frequentando i corsi di Paolo (Abbey Programme®, Samurai Lab®, Strutturalmente), il mio sogno si è realizzato, soprattutto perché la mia titolare mi ha ritenuto pronta per questa esperienza.
Ad un mese di distanza i ricordi sono vivi e positivi e mi accorgo di quanto sono cresciuta professionalmente. Visto che Paolo pubblica spesso nel suo blog le esperienze dei suoi clienti ho voluto anch’io partecipare e invio anche qualche foto. Grazie”.

domenica 4 novembre 2007

Lavori sporchi

Lo spunto per il post di oggi nasce da due fonti diverse: il libro “Cento lavori orrendi” (di Dan Kieran ed. Einaudi) e un servizio della trasmissione radiofonica “Dispenser” (Radio2, ore 20:30) .
L’argomento è comune: i lavori sporchi e persone che li devono fare.
Sembra impossibile, ma in un mondo ipertecnologico e apparentemente asettico c’è chi per campare deve raccogliere palline da golf in uno stagno infestato da alligatori, pulire il guano degli uccelli o raccogliere gli animali morti lungo le strade.

Dan Kieran scrive che “se siete convinti che il vostro lavoro sia il peggiore, questo libro potrebbe farvi ricredere. Cento lavori che nell’immaginario collettivo non vengono considerati poi così male, ma che si rivelano una vera e propria tortura”. L’autore li divide in sei categorie differenti: pericoloso, inutile, alienante, umiliante immorale, disgustoso.

Invece Dispenser ci parla di una serie di documentari televisivi iniziati nel 2003 dal titolo “Dirty Jobs” : ecco quindi l’allevatore di vermi, il raccoglitore di escrementi di pipistrelli e il pulitore di strade. Vedere questa trasmissione richiede senz’altro un certo stomaco ed il risultato è che per contrasto, molti vedono meno negativamente il proprio lavoro.

Quando faccio formazione sento sempre tante lamentele. Una frase abituale è: “Non è compito mio…”. Vedo ragazzi all’inizio di una promettente carriera poco disposti ai sacrifici, a scapito di altri che magari hanno dato anche fin troppo, ma che per una beffa del destino o troppa specializzazione non riescono a collocarsi in nessun ruolo. Mi viene sempre in mente una brillante laureata in archeologia costretta a fare la cassiera in un supermercato girando di punto vendita in punto vendita a seconda delle necessità del momento. Ho avuto modo, anni fa, di fare della formazione ai minatori del Sulcis, in Sardegna: è un lavoro duro, quasi anacronistico per i nostri tempi così tecnologici.

Ma diventa un lavoro sporco anche quello di chi è costretto a vivere di contratti a tempo determinato. Di contratto in contratto il tempo passa togliendo la possibilità di costruire un presente e tantomeno un futuro. Resta la consolazione, molto magra, di non essere a pulire gli escrementi degli animali dello zoo, ma in qualche ufficio penso che ciò che si prova nell’anima sia la stessa profonda rassegnazione.

C’è sempre un aspetto che mi colpisce in chi fa “lavori sporchi o umili”: una grande dignità personale. Dietro queste persone ci sono sempre grandi sforzi, miseria, ribellione, voglia di credere in una vita diversa.
Dovrebbe essere una lezione di vita per tutti coloro che al primo colloquio di lavoro chiedono di benefits e ferie e nemmeno si rendono conto di quali “lavori sporchi”ci possano essere in giro. È un discorso che faccio spesso ai neo assunti quando gli offro prospettive di carriera, formazione, crescita professionale. Spero sempre che qualcuno non mi risponda chiedendomi se il caffè alla macchinetta è gratis.

giovedì 1 novembre 2007

Pensiero del fine settimana

“Tutto ciò che l’individuo pensa
può essere scritto su un mezzo foglio di carta.
Il resto non è nient’altro che applicazioni,
divagazioni o girovagazioni”

(Thomas E. Hulme)

Oggi voglio proporvi la riflessione di Gianfranco Ravasi su questa frase di Hulme perché la trovo molto illuminante. La potete trovare, insieme ad altri interessanti commenti nel suo libro “Breviario Laico” ed. Mondadori.

“È accaduto a tutti durante una conferenza o in una cerimonia ufficiale di fissare con intensità lo spessore dei fogli che l’oratore sta leggendo, al fine di indovinare quanto tempo ci verrà ancora sottratto. La noia da conferenza o da lezione è un classico, ripreso in una serie infinita di battute, aforismi, parabole e riflessioni. Lo scrittore americano Mark Twain, noto per il suo sarcasmo e per le sue battute taglienti, durante un intervento attaccò un ascoltatore: “caro signore, che Lei ogni tre minuti guardi l’orologio è accettabile; ma che lo porti anche all’orecchio per sentire se funziona o è fermo, mi sembra francamente eccessivo!”
C’è però una verità che vale per tutti, anche nelle comunicazioni più semplici e quotidiane. Ce la ricorda nella citazione che sopra ho proposto Thomas E. Hulme (1883 -1917) critico e poeta inglese. E non a torto. Il più delle volte basterebbe proprio mezzo foglio di carta per dire in modo chiaro ed essenziale un messaggio, un pensiero, un contenuto.

Ecco due aggettivi decisivi, spesso schiacciati dalla valanga delle parole e delle oscurità: “chiaro ed essenziale”. Sfrondare i testi dalle divagazioni o dall’enfasi vuol dire andare al cuore dei problemi, al succo della notizia o della verità che si vuole comunicare. Questo vale anche per il parlato: la nebbia della chiacchiera è una sorta di mare in cui ci si bagna con piacere, ma dal quale si esce più sporchi di prima. La sobrietà non è solo una virtù della gola nei confronti dei cibi, lo è anche delle labbra riguardo alle parole”.